Ancora oggi, a oltre settant’anni dalla entrata in vigore dello Statuto della Regione Siciliana, si dibatte sui costi dei servizi a carico della Sicilia e quelli che dovrebbero essere a carico dell’Italia.
Per quanto riguarda la spesa sanitaria si sono susseguiti diversi accordi e diverse azioni per stabilire le quote di compartecipazione fra lo Stato e la Regione Siciliana. Su questi argomenti il professore Massimo Costa (nella foto), ordinario alla facoltà di Economia dell’Università degli studi di Palermo, ha rilasciato un’intervista al blog 360EcoNews che può fare un po’ di chiarezza. «Me ne sono occupato recentemente per conto del Codacons e dell’accordo tra Schifani e il governo nazionale – dice Costa – Abbiamo calcolato che la Regione si fa carico del 49,11%. È da una vita che superficialmente dico che tra le poche cose che lo Stato paga in Sicilia c’è mezza sanità. Però, in realtà – evidenzia Costa – non è così: sono andato a fondo, e ho scoperto che ne paga molto meno. Il ragionamento che fanno è questo: c’è un fabbisogno, da questo si tolgono le entrate proprie degli ospedali e delle ASP (ticket, essenzialmente), si toglie tutta l’IRAP (che è al 100% a carico della Regione), si toglie l’addizionale regionale IRPEF (100% a carico della Regione), e solo di quello che resta il 49,11% lo paga la Regione, il 50,89% lo Stato. Quindi, in realtà, è complessivamente molto meno. Ad esempio, nel 2016, la spesa complessiva per la Sanità in Sicilia è stata di 8 miliardi, 905 milioni e 60.697 euro. Di questi, lo Stato ne ha messi 2 miliardi, 696 milioni, 375.618. Di fatto il 30%». Sulla base di quanto evidenziato da Massimo Costa, si dovrebbe affermare che, per quanto riguarda le spese della sanità in Sicilia, lo Stato contribuisce per circa il 30%, meno di un terzo. Il resto, cioè più dei due terzi, è a carico del contribuente siciliano.