Intuizione: può essere il segreto del successo?

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E’ capitato un po’ a tutti trovarsi nella condizione, per così dire, di dovere avere “l’idea giusta al momento giusto”. La varietà di situazione alle quali è applicabile questo detto è enorme, e va da situazioni quotidiane a situazioni eccezionali: avere ospiti e ricordarsi all’ultimo momento di avere dimenticato di comprare il necessario per preparare la cena, trovandosi nella necessità di doversi arrangiare. Dover sostenere un esame e rendersi conto, cinque minuti prima, che le domande vertono su un argomento non studiato in maniera sufficiente. Avere un appuntamento con una persona della quale desiderate accattivarvi le simpatie, e sapere che quella persona adora conversare dottamente sulle tecniche pittoriche cinesi del nono secolo, argomento del quale non avete mai nemmeno sentito parlare. E, via dicendo, le situazioni ‘difficili’, potrebbero essere migliaia. Si tratta di situazioni, insomma, nelle quali non è sufficiente essere bravi, intelligenti o affabili per raggiungere un dato successo. Occorre qualcos’altro, una specie di ‘sesto senso’ che riesca a indicare la direzione giusta.

Gli psicologi la chiamano ‘intuizione’ e la definiscono come la capacità di dare un giudizio senza alcuna giustificazione logica o possibilità di analisi. Insomma, come dire che si fa la cosa giusta, al momento giusto, senza nemmeno rendersene conto. Uno scrittore americano, M. Fisher, definisce l’intuizione “conoscere qualcosa senza essere coscienti del modo in cui la si conosce”. E, in effetti, è una definizione molto realistica.

Da dove viene questa capacità, e come funziona? Sino a quando si è accettata una definizione filosofica delle attività mentali, tutto sommato sino ai primi decenni del nostro secolo, simili domande non avevano alcuna risposta. L’unico dato di fatto, evidente allora come ora, era che pur trattandosi di una capacità distribuita tra gli individui in maniera abbastanza omogenea, non tutti la possedevano nella medesima proporzione. Inoltre, un certo tipo di cultura aveva sempre privilegiato i processi razionali del pensiero lasciando in ombra tutto il resto. Oggi questo pregiudizio è stato superato, anzitutto per effetto di alcune importanti scoperte sul funzionamento del cervello, e poi perché’ si è visto che molto spesso è stata l’intuizione più che la ragione, ad assicurare il progresso della conoscenza.

Nella storia della scienza vi sono numerosi esempi di questo tipo, e l’aneddoto più noto riguarda forse la scoperta della struttura elettronica del benzene da parte del famoso chimico Kekulè. Questi stava studiando il modo in cui gli elettroni erano posti all’interno di questa importante molecola organica, ma dopo reiterati sforzi non era giunto a nessun risultato concreto,  e questa struttura restava un mistero. Assopitosi, con la mente sempre occupata da questo problema, sognò di vedere un serpente che, tra le fiamme del caminetto, si mordeva la coda formando un cerchio. Svegliatosi ebbe, appunto, l’intuizione che lo portò alla sua fondamentale scoperta: gli elettroni non avevano una collocazione specifica, ma erano ‘delocalizzati’, insomma come se ruotassero sulla struttura molecolare del benzene. Un risultato scientifico di grande importanza ottenuto in maniera sicuramente insolita. E altrettanto ‘intuitivo’ fu Albert Einstain,  quando ebbe l’idea che, aggrappandosi ad un raggio di sole avrebbe potuto viaggiare alla stessa velocità della luce, gettando così le basi della teoria della relatività. Sembrano fatti molto singolari, ma in realtà spiegabilissimi semplicemente prendendo in considerazione la struttura del nostro cervello.

Cervello destro e cervello sinistro

Il cervello e’ composto da due emisferi, connessi da una struttura centrale detta ‘corpo calloso’. Sino alla prima metà del secolo si riteneva che queste due parti simmetriche del cervello funzionassero se unite tra loro. Fu proprio nei primi degli anni ’50 che due scienziati americani, R.W. Sperry e Donald  E. Meyers, del California Institute of Technology, fecero una scoperta che avrebbe cambiato questa tradizionale visione della neurofisiologia cerebrale.

Essi infatti operarono una ‘deconnessione’ dei due emisferi, in pratica separarono il cervello destro da quello sinistro. In questo modo i due scienziati evidenziarono che i due emisferi del nostro cervello possono benissimo funzionare indipendentemente l’uno dall’altro. Naturalmente, il massimo livello di integrazione delle attività di un individuo, e quindi la massima funzionalità, è raggiunta quando le due parti del cervello lavorano in sintonia, ma la scoperta di Sperry e Meyers consentì lo studio, per la prima volta, delle funzioni dei due emisferi che non sono affatto sovrapponibili. Infatti, nel corso dell’evoluzione ognuno di essi si specializzò in alcune funzioni peculiari. Le ricerche sperimentali hanno indicato che il cervello sinistro è specializzato nel pensiero logico, razional analitico e nella verbalizzazione, cioè l’espressione per mezzo di parole di pensieri o sentimenti, e inoltre nel calcolo matematico, nella lettura, nella scrittura. Insomma, il cervello sinistro presiede tutte le funzioni che afferiscono, sia direttamente che indirettamente al linguaggio e al pensiero logico. Al contrario il cervello destro è specializzato nelle attività non verbali, sia per quanto riguarda il linguaggio che per quanto riguarda la percezione della realtà che per quanto attiene ad abilità specifiche.

Se, insomma, il cervello sinistro è deputato al pensiero logico, quello destro origina la percezione globale della realtà, le capacità artistiche, il linguaggio simbolico e la comprensione intuitiva.

In una persona normale, naturalmente, devono funzionare bene entrambi gli emisferi, per un approccio corretto e completo a tutti gli aspetti della realtà. E, in effetti, è esattamente quello che succede, un fenomeno che il grande fisiologico Sherrington ha definito “unitariet di azione”. Se il cervello sinistro non funzionasse, non potremmo cogliere gli aspetti logici della realtà, né potremmo avere un  linguaggio verbale. Senza il cervello destro, non riusciremmo a capire il senso di una poesia o di un’opera d’arte, a percepire il significato simbolico delle cose, o ad utilizzare il linguaggio non verbale, che pure è così importante.  Soprattutto non potremmo essere intuitivi, cioè non riusciremmo a comprendere certe situazioni, o a trovare certe soluzioni, senza l’aiuto delle nostre funzioni logiche. Quanto questo potrebbe influenzare la nostra vita quotidiana può risultare chiaro da un esempio.

E’, più o meno, come se voi steste pilotando un aereo. L’atto del pilotare è la funzione del cervello sinistro. Il computer di bordo, che registra le variazioni atmosferiche, la condizione degli strumenti di bordo, e tutta una serie di altre condizioni che voi non potete percepire, e’ il cervello destro. Siete voi che pilotate, ma se il vostro computer di bordo non vi da quelle impalpabili informazioni le conseguenze possono essere gravissime. Nello stesso modo funziona, in realtà, il nostro cervello destro: ci da informazioni e istruzioni che il sinistro non ha la capacità di comprendere e integrare. Che questo sia importante lo notiamo anche nella vita di tutti i giorni: se per esempio vi immedesimate in quell’esempio dell’aver invitato amici a cena, senza aver provveduto a comprare il necessario, vi rendete anche conto di quale potrebbe essere la vostra reazione: in una simile condizione provereste disagio, ansia, imbarazzo.  Tutte sensazioni spiacevoli che dimostrano quella che potrebbe essere chiamata la “frustrazione del cervello sinistro”. Cioè, l’impossibilità di trovare una soluzione fondata sul pensiero analitico e logico. Se due più due  fa sempre e solo quattro, non avendo fatto la spesa, non potreste invitare nessuno a cena.

Ma l’intuizione è qualcosa in più. E’ proprio un’idea giusta che arriva al momento giusto.

Il “quoziente d’intuizione”

Naturalmente, la capacità di essere intuitivi – proprio per queste sue fondamentali funzioni – è distribuita largamente tra tutti gli individui, ma alcuni la posseggono in misura maggiore o minore.

Ormai è quasi un luogo comune che i grandi uomini d’affari, gli uomini di scienza più illustri e gli artisti più celebri erano persone più intuitive di altre.

E’ difficile parlare comunque di ‘quantità’ di intuizione in una persona, per il semplice fatto che tutti abbiamo un cervello destro che, per motivi legati alla stessa evoluzione della specie, dovrebbe essere perfettamente funzionante. Le persone più intuitive non sono tali perché hanno una quantità maggiore di questa misteriosa capacità, bensì perché riescono ad utilizzare meglio quella che hanno.

E  questo e’ sicuramente un vantaggio, poiché consente un uso migliore di tutte le nostre capacità, come quel pilota ipotetico dell’esempio precedente che, col computer di bordo perfettamente funzionante, aggiungeva qualcosa di importante alla propria abilità. L’intuizione, insomma, è una marcia in più che consente migliori prestazioni.

E voi, siete creativi? Certo, per il semplice fatto di avere un cervello destro avete sicuramente questa capacità, ma quanto la sapete utilizzare?

Vi fornisco un profilo di quelle che sembrano essere le caratteristiche psicologiche di una persona ‘intuitiva’. E’ un po’ una prova del nove, un modo per confermare ulteriormente, se davvero possedete quella marcia in più che assicura un maggiore successo nella vita. Anche se il vostro profilo non corrisponde, non scoraggiatevi: l’importante non è, come ci insegnano gli antichi, essere perfetti, bensì sapere di non esserlo, in modo da potersi migliorare.

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Il profilo di personalità delle persone intuitive

Il Dr. Westcott, uno studioso americano che si è occupato del problema dell’intuizione, prevalentemente da una prospettiva ‘pratica’, ha elaborato un ‘profilo’ della  personalità delle persone ‘intuitive’ e di quello che presumibilmente è il loro comportamento nella vita di ogni giorno. Se, dopo aver fatto il test, avete ancora qualche perplessità, confrontatevi con le indicazioni.

Le persone intuitive sono:

  • ottimiste e risolvono i loro problemi spesso in maniera non convenzionale;
  • amano molto la lettura e la musica, e sono in genere profondamente interessate ai grandi problemi, come la verità, la bellezza, i valori umani;
  • credono profondamente a se stessi;
  • sostengono attivamente le idee nelle quali credono;
  • amano rischiare e credono che solo rischiando si può ottenere il meglio della vita;
  • anche se sono persone che, più della media si sono fatte da se, riconoscono di essere state influenzate, più o meno fortemente, da altre persone nelle loro carriere e per quanto attiene alle loro opinioni;
  • i grandi cambiamenti nella loro vita non li spaventano;
  • sono, in genere, attenti, esigenti, ottimisti, previgenti, informali negli atteggiamenti, ricchi di risorse, spontanei e indipendenti.

Hanno anche alcune caratteristiche negative:

  • spesso mancano di abilità nelle relazioni sociali, e non hanno, tutto sommato, molto ottimismo nei confronti della società, non sono arrivisti, né abili diplomatici;
  • non amano mettersi in evidenza;
  • raramente si sentono a loro agio in una situazione nella quale dovrebbero prendere iniziative specialmente per fini sociali.

Giovanni Iannuzzo