Termini Imerese, “L’amore precluso” nuovo libro di Agostino Moscato

0
624

E’ difficile imbattersi in un libro che sappia conciliare la scrittura creativa tipica del romanzo e la saggistica. In apparenza si tratta di due cose molto diverse. Il romanzo è una narrazione, una storia, una costruzione. E’ architettura. La saggistica è scrupolosa ricerca di dati, studi, ricerche. In qualche modo è archeologia. Mettere le due cose assieme è difficile, ma non impossibile. Lo dimostra questo nuovo libro di Agostino Moscato che è riuscito nell’impresa. Moscato non è nuovo a questo genere di lavoro letterario. Dopo avere esordito con la saggistica, già nel suo primo romanzo, “Manicomio”  (Edizioni Arianna, 2013) riuscì a entrare nel mondo ostico della malattia mentale e della storia della psichiatria, descrivendo le vicende di una giovane schizofrenica nella Termini Imerese dell’Ottocento. Poi ha affrontato il tema drammatico della eutanasia attiva, con la storia di un padre che uccide il proprio figlio affetto da una disabilità gravissima (“Ho ucciso mio figlio”, Edizioni Arianna, 2016)  e, dopo un’altra esperienza letteraria più strettamente ‘romanzesca’ (Amori InCrociati, Lo Bono editore, 2019) si ripropone ora con questo nuovo romanzo, che affronta un altro tema al calor bianco: la sessualità e l’amore vissuti nel mondo della disabilità psichica. “L’amore precluso” è la storia dell’educazione sessuale e sentimentale di Filippo, un ragazzo autistico che scopre, nel passaggio dall’infanzia alla pubertà, i propri istinti sessuali, vissuti però in modo inevitabilmente primitivo, istintuale e dei quali fa inizialmente oggetto Monica, sua madre. Incapace persino di masturbarsi – semplicemente perché non sa ‘come’ fare – Filippo è ossessionato dal seno femminile, la cui vita o il cui contatto gli provoca una sottile e oscura eccitazione che lo porta a richieste sessuali elementari.  “Ti pozzu tuccari i minni?” (posso toccarti il seno?) è allora la richiesta esplicitata nei confronti di tutte le donne che incontra, ricevendone un ovvio diniego che rafforza il suo isolamento e la sua dolorosa percezione della propria diversità. Il mondo relazionale e affettivo di Filippo è quasi del tutto desertificato – l’unico riferimento è l’insegnate di sostegno, che pure da solo è impotente ad affrontare la complessità del problema – e i genitori di Filippo ne sono consapevoli. Lo diventeranno ancora di più quando saranno chiamati dal preside della scuola, subendone le rimostranze per il comportamento di Filippo. Nel tentativo di arginare il problema, il padre si rivolge ad un amico psichiatra, per avere qualche consiglio sul cosa – e come – fare. Da qui si comincia a snodare la trama del romanzo, come un sentiero tortuoso e intrigante nel bosco insidioso delle emozioni, delle paure, dei dubbi e delle speranze; sentiero lungo il quale s’incrociano, in un andirivieni continuo, Filippo, i genitori Giuseppe e Monica, l’insegnante di sostegno, lo psichiatra, l’arciprete, sino ad una pornostar che in realtà, reclutata dallo psichiatra e sotto la sua supervisione, diventerà cautamente, ma decisamente, il ‘braccio’ della fantasiosa terapia alla quale Filippo verrà sottoposto. La trama è un continuo rimbalzare fra curiosità, attese, personaggi simpatici o antipatici, in una sorta di “situation comedy”. Nessun mistero da scoprire, nessun delitto misterioso, ma semplicemente il lento dipanarsi della matassa di una storia umana in un contesto sociale sordo a bisogni inespressi e muto quando richiesto di fornire soluzioni a problemi che riguardano il “diverso”, o il “diversamente abile”, come si preferisce dire. Se poi alla diversità aggiungiamo la sessualità, abbiamo preparato una miscela esplosiva. Moscato riesce nel suo romanzo a disinnescare la bomba. Ma è un buon artificiere, vista la sua lunga esperienza di insegnante di sostegno e di operatore impegnato da anni in progetti di assistenza e riabilitazione sociale di soggetti con handicap. Ma non confonde l’efficienza tecnica, sempre maggiore, con l’amore reale. Ci possiamo adoperare, e anche bene, per i soggetti “diversamente abili”. Possiamo aiutarli. Ma si può anche amarli? E non amarli metaforicamente, ma di un amore fatto anche di corporeità, di carne e sangue, di passione, di sesso? Oppure questo amore è e sarà sempre precluso? Una “million dollar question”, una domanda da un milione di dollari. Un particolare simpatico è che anche questo romanzo di Moscato è ambientato a Termini Imerese, e i protagonisti si ispirano a persone reali. Questo espediente letterario alleggerisce la pesantezza del problema affrontato e stimola una ‘caccia al personaggio’, che comunque – viste le descrizioni dettagliate, quasi fotografiche fornite dell’autore – è abbastanza facile. Ma si tratta di un espediente che comunque addolcisce una storia che, inevitabilmente, ha un gusto un po’ amaro.

Giovanni Iannuzzo