A Gangi Palazzo Sgadari ospita, sino al 18 giugno prossimo, “Sguardi senza”, mostra fotografica della nota fotoreporter Arianna Di Romano, nata e cresciuta in Sardegna ma da qualche anno trasferitasi in Sicilia, terra d’origine del padre, vive nella cittadina madonita di cui è innamorata e ogni tanto ama stupirla regalandole scatti intensi e sublimi.
“Sguardi senza”, è una raccolta di veri e propri “ritratti” di un’umanità colta nella sua essenza più intima, narra storie preziose impregnate dal sapore potente del ricordo, rivela la magnificenza di luoghi intrisi di sacralità che hanno sfidato i secoli e che si fonde con le infinite sfumature dell’animo, attimi raccolti divenuti testimoni perpetui fissandosi in un’immagine.
Molteplici e magnetici gli sguardi catturati, del resto lei stessa ha sempre affermato “Ho rubato centinaia di sguardi per renderli eterni negli spazi vuoti della memoria”, essi rifrangono spesso l’asprezza della miseria, della sofferenza, dell’indifferenza così come disegnano lo stupore per essere divenuti finalmente “visibili” anche solo per quell’attimo che si è fatto eterno piegando la fugacità del tempo. Sguardi che raccontano la dignità profonda con cui gli ultimi, i semplici, navigano tra i flutti di una vita troppe volte dura ma che conserva comunque la sua bellezza, essa salta fuori d’improvviso dagli occhi accesi da lampi di gioia, tornati inaspettatamente bambini e animati dalla forza di speranze mai riposte.
Una fotoreporter indubbiamente “Ladra di anime”, come è stata appellata durante uno dei tanti reportage in giro per il mondo per quel suo modo straordinario di cogliere lo spirito dei soggetti fotografati.
Il mondo della Di Romano è un mondo sostanzialmente in bianco e nero, dallo stile sovente drammatico ma sempre stupefacente, un modo di raccontare che non ammette alcuna divagazione, le sue foto invariabilmente hanno il pregio di racchiudere in un abbraccio silente il senso dell’uomo, generando percezioni inattese che conducono chi guarda oltre se stesso per aprirsi all’altro nella sua interezza.
Scatti, puliti, netti, scevri da qualunque contaminazione che lasciano aperte tutte le porte alla meraviglia, sono incontri di “luce” chiara e calda, sanno di poesia permeata da delicata grazia ma smossi da un vento poi non troppo gentile. Osservarli, memorabili e taciturni, è come attendere impetuose rivelazioni che sanno portare anche i più tiepidi dentro luoghi dello spirito impensabili e senza confini.
Maria Piera Franco