In seguito a quanto riportato durante la riunione del PD del 10 giugno., sul tema del “Tyrrhenian link”, occorre fare alcune doverose precisazioni.
Va innanzi tutto sottolineato come finalmente si faccia un po’ più di informazione in merito. Forse l’azione del Comitato Citta Porto per un futuro sostenibile è servita a qualcosa.
Preliminarmente, il Comitato Città Porto ribadisce, come già fatto in precedenza, il fatto che non è in discussione la bontà dell’intervento infrastrutturale del “Tyrrhenian link”, necessario sia per il riequilibrio del sistema elettrico che per lo sviluppo della produzione elettrica da fonti rinnovabili. Lo abbiamo già detto e lo confermiamo.
Ciò che è in discussione è il metodo adottato e nel merito la scelta, operata, di localizzare le due stazioni di conversione in C.da Caracoli, piuttosto che in zona industriale.
A questo proposito, alcune precisazioni vanno fatte, rispetto a quanto riportato nel corso del convegno, riprendendo alcune domande poste nella nostra lettera aperta indirizzata all’Amministrazione comunale.
- I contenuti della fase di consultazione sono chiari, come emerge dai verbali. L’indirizzo del territorio, evidenziato in tutti gli interventi, è stato quello di concentrarsi all’interno dell’area industriale. Come per altro confermato chiaramente dalla mozione votata all’unanimità dei presenti in Consiglio Comunale, con la seguente motivazione:
- “la individuazione di detto sito (C.da Caracoli) appare illogica ove si consideri che in siffatto modo verrebbe sfigurato l’attuale assetto paesaggistico, caratterizzato dalla presenza di centinaia di alberi di ulivo secolari, che connotano il citato comprensorio”
- “la C.da Caracoli, da ultimo, è caratterizzata anche dalla presenza di insediamenti urbani (ville unifamiliari) sicché la paventata realizzazione dell’opera, certamente, impatterebbe negativamente, anche sotto il profilo dell’inquinamento, nei confronti di chi vi abita”
- Non è stato riferito nel convegno che la stessa Terna indicava, nello studio di fattibilità del novembre 2020, l’opzione dell’insediamento in C.da Caracoli come non praticabile, in quanto area residenziale (giustamente, diremmo noi).
- Posto che è stato appurato che non era possibile insediarsi dentro l’Enel, né all’interno dell’area Blutec, né nell’area destinata all’interporto, per ragioni inerenti a quegli specifici siti, rimane il fatto che le motivazioni addotte per il mancato insediamento in area industriale non sono condivisibili. E’ sotto gli occhi di tutti che gli spazi liberi, sia in fase 2 che in fase 3, sono enormi. Noi stessi del Comitato abbiamo dimostrato l’esistenza di diverse aree omogene libere estese almeno 60.000 mq all’interno dell’area industriale, dunque soddisfacenti il fabbisogno manifestato da Terna.
- Se così non fosse stato, non si capisce perché Terna stessa abbia posto alla base della consultazione pubblica proprio l’opzione tra area industriale (due siti specifici) e C.da Caracoli. Perché proporre ai cittadini soluzioni non praticabili? Se non erano praticabili, non andavano poste in discussione, se lo erano (come noi riteniamo) andavano perseguite fino in fondo, proprio perché questa è stata l’opzione scaturita dall’incontro pubblico.
- Non è vero che le aree acquisite da Terna sono tutte in area destinata dal PRG a zona produttiva: Terna ha acquisito anche aree in zona C6, edificabile per zone residenziali estensive, con piani di lottizzazione.
- Non è vero che nelle aree con destinazione produttiva D3 gli ulivi sarebbero stati comunque estirpati. La zona D3 è infatti disciplinata da un piano particolareggiato, in base al quale, per legge, vanno individuate le aree destinate al verde: mai un piano urbanistico avrebbe consentito l’estirpazione totale di 1600 alberi e la cementificazione totale dell’area, né tanto meno sarebbe stato consentito un insediamento produttivo delle dimensioni di quello prospettato da Terna (si è parlato in Consiglio Comunale di altezze di 22 m)
- Terna ha agito non in regime di esproprio, ma con contrattazioni dirette con i proprietari, acquisendo i terreni con atti di compravendita. Non si capisce perché tale opzione non poteva essere esercitata anche in area industriale, in nome di un prevalente interesse pubblico.
- E’ falso che i soci del Comitato Città Porto per un futuro sostenibile non hanno partecipato alla fase di consultazione pubblica. lo attestano i verbali. In ogni caso, proprio lo strumento della videoconferenza consentiva di seguire anche in differita le riunioni.
Infine alcune considerazioni:
– appare alquanto singolare che si giustifichi l’assenso per l’area in C.da Caracoli con il fatto che alcuni singoli proprietari avessero interesse a vendere: può un superiore interesse pubblico, quale è la salvaguardia del paesaggio e del nostro patrimonio, soggiacere a singoli interessi privati ?
– appare veramente paradossale descrivere come operazione di salvaguardia paesaggistica lo sradicamento di 1600 ulivi secolari, sebben trapiantati.
La nostra azione è volta a tentare di trovare un’alternativa almeno per la parte ancora non realizzata. Ma comprendiamo, purtroppo, che l’Amministrazione comunale non è dello stesso avviso.
COMITATO CITTA’ PORTO PER UN FUTURO SOSTENIBILE