Si terrà martedì 20 giugno 2023 alle ore 17,30 presso l’Aula Tindara Ignazzitto del Complesso Monumentale S. Antonino – Università di Palermo, in Piazza S. Antonino, 1 a Palermo, la conferenza sul tema: “Le pietre perforate di Arcivocalotto e gli indicatori solstiziali in Sicilia”.
Dopo i saluti di Vincenzo Pinello, dell’Università di Palermo, Silvana Magrin, Presidente Lions Club Palermo Federico II, Simonetta Casa, Componente direttivo Lympha, Gaetano Di Fazio, Presidente Anse Palermo e la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, è previsto l’intervento di Alberto Scuderi, Vice Direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia.
Come facevano gli antichi a misurare il tempo e lo scorrere delle stagioni? Ingegnandosi, come nel caso del foro sulla roccia di monte Arcivocalotto, passaggio per la luce solare all’arrivo dell’estate e dell’inverno, nella Valle dello Jato, un territorio da sempre favorevole all’insediamento umano per la presenza della preziosa sorgente d’acqua fornita dal fiume omonimo, che l’attraversa per buona parte. Questa zona costituisce un sito ricco di interesse, in particolare, per gli appassionati di archeologia, con i suoi resti risalenti a diverse epoche storiche, ma anche per gli amanti dell’astronomia. A partire dalla prima metà del III millennio a.C., la probabile adozione di tecniche di produzione agricola più sofisticate dovette permettere lo sfruttamento di terreni di estensioni maggiori, con la conseguente colonizzazione di aree precedentemente deserte. Se si considera l’importanza che l’agricoltura rivestiva per queste popolazioni si capisce la necessità di tenere conto dello scorrere delle stagioni, per organizzare la semina dei terreni e tutte le altre pratiche correlate.
In Sicilia, la maggior parte degli indicatori solstiziali presenta fori di grandi dimensioni, probabilmente perché i fenomeni astronomici dovevano essere osservati da lontano, magari anche da gruppi umani numerosi. E in effetti la roccia e il grande foro al suo centro sono visibili anche da alcuni chilometri di distanza. Per ottenere questi risultati, il luogo dove aprire il foro nella roccia dovette essere scelto con estrema cura, con l’altezza e l’inclinazione esatta per intercettare il sorgere del sole, un punto di riferimento fisso, definito da uno dei solstizi, da cui iniziare il conto dei giorni dell’anno». Si può presumere che ogni comunità preistorica in Sicilia avesse un suo proprio “calendario”. In Sicilia sembra esserci un numero veramente stupefacente di siti, sparsi per tutta l’isola, dove gli abitanti preistorici adattarono emergenze naturali del paesaggio per celebrare e annodare il legame fra il cielo e la terra su cui essi vivevano.