Thòlos, paesaggio e Archeologia della morte “eroica” in Sicilia

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Qualche utile citazione di inquadramento, per andare oltre sul nostro tema. “… tra le popolazioni preistoriche europee e mediterranee il paesaggio era un elemento fondante nella costruzione dei costumi funerari. Per ottenere questo connubio tra morte e paesaggio si potevano utilizzare due sistemi: il primo era rappresentato da … ipogei rupestri, mentre il secondo (che sembra contrassegnare maggiormente i costumi funerari delle popolazioni settentrionali) era costituito dalla creazione di tumuli funerari megalitici atti a contenere i resti umani dei defunti e il loro corredo e, nel contempo, fortemente visibili all’interno del paesaggio. … Tra gli esempi più straordinari di architettura funeraria mescolata al paesaggio vi è sicuramente la tomba a tholos che caratterizza la tradizione funeraria del mondo egeo e quella dell’area costiera levantina durante il Bronzo Tardo (circa XV-XIII secolo a.C.) (pp.74-5) … La tomba e le cerimonie funebri associate al leader defunto devono quindi avere un forte impatto sulla dimensione cognitiva e percettiva dei membri della comunità; la struttura architettonica deve necessariamente essere posta in risalto all’interno del paesaggio e divenire un punto fermo nella costruzione della memoria sociale della società. Il ricordo del capo deve essere quotidianamente presente nelle azioni degli individui anche dopo la sua morte. La locazione della tomba deve inoltre rispettare le regole cosmologiche della religione professata (ad esempio essere situata nelle vicinanze dell’ingresso topografico al mondo degli inferi), perché il leader è generalmente anche il detentore del rapporto con il mondo divino. (pp.97-8) … Un altro tema che accomuna molti dei testi dedicati a tematiche funerarie è sicuramente quello del viaggio negli inferi (la catàbasi di epoca classica), che coinvolge figure divine (come ad esempio Inanna/Ishtar nella tradizione mesopotamica), mitiche (Gilgamesh, Lugalbanda, Eracle, Teseo e Orfeo) ed eroi della tradizione classica (Enea e Odisseo). Gilgamesh fu indubbiamente il primo a intraprendere il viaggio nell’aldilà con l’intento di salvare la vita del suo caro amico Enkidu (come si narra nel testo intitolato Gilgamesh, Enkidu e gli Inferi …), ma anche le divinità celesti decidono spesso di visitare quel mondo oscuro e sconosciuto che tanto attira la loro attenzione. (p.132)” (Da: Nicola Laneri, Archeologia della morte, Carocci editore, 2011, pp segnate)

“… Dalla metà del II millennio sono presenti in Sicilia le testimonianze della grande cultura minoico-micenea, non solo attraverso la documentazione delle ceramiche e dei monili, ma soprattutto con una serie di leggende ‘eroiche’, a partire da quella dei supposti Popoli del mare (XIII sec,), di Kokalos e Lamos (XIV sec.), di Ercole, Aristeo e Jolao, eroi fondatori (XV sec.), della gigantomachia (XVI sec.), di Odisseo (XII sec.), leggende che tracciano un rapporto stretto con il mondo egeo-anatolico e iranico. A questo periodo risalirebbero le architetture di escavazione (o dedaliche) che rappresentano forme di sepolture a ‘labirinto’ soprattutto a Cava Lazzaro, Torrebigini, così come le numerose Tholos ritrovate tra la Sicilia meridionale e il resto dell’isola (S. Angelo Muxaro, Alia, Cava d’Ispica, Milena, Monte Bubbonia, contrada Montoni) (p. 33) …  Secondo gli storici – che hanno identificati i nativi prima del XIII secolo a.C. sotto il nome di ‘Sicani’, i villaggi fortificati, dotati di acropoli e santuari, erano: Camico, Inico, Iccara, Omfache, Indara, Crasto, Uessa, Miskera, Halicye, Yetae, Schera, Triocala, Schyrtea, Ankire, Erbesso, Nisa. (p. 245)…  E’ altresì attestata la presenza di luoghi sacri più compositi architettonicamente, luoghi di adunanze, di edifici aristocratici che dovevano dare l’impressione della possenza. Che questi edifici fossero Anaktoron o Mègaron, dove il capo riceveva ospiti e ambascerie, è fuor di dubbio. (p.304) …I villaggi, piccole polis o chiefdom, erano spesso federati tra di loro per affinità consanguinee o interessi commerciali economici. …Lungo gli itinerari mitici tracciati dai ‘Minoici’ verso l’interno, lungo la valle del Platani, fino alle sue sorgenti (M. Cammarata) e oltre la valle del Tumarrano (l’Halthos) gli studiosi scoprono tracce archeologiche, come le Tholoi di Milena, quelle di contrada ‘Montoni’ (a Cammarata) e infine alla grande Gurfa di Alia! Lungo questo itinerario sono state trovate tracce della ceramica cosiddetta ‘ad orecchie equine’ (P. Orsi) tracce di geroglifici, tra cui spicca ‘il tridente’, simboli di Nettuno-Poseidone, divinità marina portata nel cuore della Sicilia da un popolo misterioso, forse eolico. Ma è tempo di fermarci nella disamina delle peculiarità del mondo dei nativi. Esistono ancora altri dati e informazioni, altri cominciano già ad affluire, e presto verranno portati alla luce da studi documentati e ci auguriamo senza porre pregiudizi di ‘Scuola’. (p. 305)” (Da: Claudio Paterna, Persistenze e ritualità arcaiche nell’entroterra. Resistenze culturali in Sicilia tra forme di mimetismo simbolico e residui di memoria collettiva, ed. NovaGraf, 2010, pp. segnate). Segnaliamo questa raccomandazione di buon senso finale di Claudio Paterna, perché è ancora parte purtroppo del “mistero della Gurfa”: “Esistono ancora altri dati e informazioni, altri cominciano già ad affluire, e presto verranno portati alla luce da studi documentati e ci auguriamo senza porre pregiudizi di ‘Scuola’”.

Carmelo Montagna