Palazzi storici palermitani del 1700 che compaiono come per magia in un piccolo paese di provincia dove urge una “demolizione e ricostruzione del territorio”. Se non fosse pubblicato sul sito del Ministero della Cultura, ci sarebbe da ridere immaginando che si tratti dello scherzo di qualche buontempone. E invece leggendo la “Strategia di rigenerazione culturale e sociale” di uno dei Comuni vincitori del Bando, cioè Isnello, nel cuore del Parco del Madonie, assegnatario di 1.344.000 euro per il progetto “Itinera” c’è da restare meravigliati: “Itinera parte dal riconoscimento di un ruolo di assoluta centralità nei confronti del Palazzo Termine di Isnello o Palazzo Sant’Antimo al Cassaro, noto oggi come “Palazzo delle Poste”. Un edificio risalente al XVIII secolo e monumento di grande interesse architettonico, artistico e storico dallo stile post barocco del 1750 e che incorpora al suo interno ben sei edifici medievali preesistenti.
Il Palazzo è oggi di proprietà dell’Ente comunale. In considerazione delle sue risalenti origini, versa attualmente in uno status di notevole vetustà esteriore. Inoltre, visto il costante e continuo decadimento del contesto sociale ed economico che ha caratterizzato l’ultimo trentennio del borgo, ne risulta fortemente ridimensionato il suo ruolo. Il palazzo infatti funge attualmente da sede per l’ufficio postale e per alcuni uffici comunali. (…) Per tali motivazioni, il progetto del Comune di Isnello si pone come obiettivo assolutamente prioritario la massima riqualificazione di tale palazzo, tanto a livello puramente estetico, quanto a livello funzionale. Più precisamente, sotto il primo profilo, tale progetto di riqualificazione estetica prevede, anzitutto, il programmato abbattimento dell’immobile e la sua integrale ed immediata ricostruzione a nuovo, quale segnale di voluta rinascita e di totale rifondazione del tessuto economico e sociale di appartenenza di qui al prossimo futuro.”
Già il fatto che si parli di demolire e ricostruire un palazzo del 1700 avrebbe dovuto mettere in allarme i tecnici del Ministero della Cultura, poi scoprire che il Palazzo Sant’Antimo al Cassaro di cui si parla si trova a Palermo e non a Isnello la dice lunga anche sulla qualità dei controlli messi in opera dal Ministero.
Uno sbaglio può scappare a tutti, certamente, ma chi compila i bandi non dovrebbe lasciarsi prendere la mano da licenze poetiche e descrizioni fuorvianti. Nella descrizione del luogo infatti si parla “di alberghi, di varia categoria, distribuiti soprattutto nelle contrade di Piano Torre, Piano Zucchi, Bevaio del Faggio e Piano Battaglia”. Chi conosce i luoghi sa che questi alberghi, tranne un rifugio a Piano Battaglia, sono tutti chiusi da anni e alcuni pesantemente vandalizzati.
Per non parlare di quando si afferma che “Isnello è un paese dove ancora si lavora la lana con il telaio, dove mani laboriose ed esperte stendono vere e proprie ‘reti d’amore’”.
Un piccolo mondo antico che poco ha a che vedere con la realtà oggettiva dei luoghi. Ma in fondo, si tratta solo della descrizione del contesto. Che vuoi che ne sappiano al Ministero della Cultura di dove si trova Palazzo Sant’Antimo al Cassaro o dell’abbandono in cui versa Piano Zucchi da anni? Hanno mai provato a prenotare in quelle strutture ricettive?
Errori simili non è la prima volta che capitano. Nel 2007 la Regione Sicilia nel “Piano regionale per la qualità dell’aria” parlava di “bacino aerologico padano” e di “piste ciclabili lungo gli argini dei fiumi e dei canali” presenti nei centri storici dei comuni siciliani. In quel caso furono quei “materialisti di Legambiente ad accorgersi che il Piano era troppo “simile” a quello del Veneto per usare un eufemismo. Qualche copia e incolla di troppo, insomma.
In quel caso anche l’Assemblea Regionale Siciliana era diventata un ordinario “Consiglio regionale”.
In fondo, anche i piccoli comuni vogliono crescere e mettere un freno allo spopolamento. Sentirsi per un attimo pari a Palermo, non più borgo ma città metropolitana, dovrà essere eccitante.
Chissà se anche altri borghi hanno preso a prestito dei monumenti di grandi città, non necessariamente per demolirli e ricostruirli. In fondo anche piccoli comuni come Polizzi Generosa o Ciminna potrebbero aspirare ad avere un Palazzo dei Normanni nel loro territorio. Cosa c’è di male? Questo certamente aiuterebbe il turismo. In fondo i paesi non sono più di moda. È arrivato il tempo dei borghi e delle favole, con tanto di principi e cortigiani, castelli immaginari e palazzi in cima alle montagne (vedi monte Mufara). Chissà a quali altre magie assisteremo. L’unico rimpianto è che tutto questo si debba pagare in milioni di euro e non in monete d’oro e d’argento mentre i servizi essenziali per le comunità come le strade e la sanità rimangono un miraggio.
Allegato (Strategia dei Progetti Locali di rigenerazione culturale e sociale) – Isnello, pag. 3
Il Capogruppo di Minoranza di “Fare Comunità” in Consiglio Comunale: Gianpiero Caldarella