Gangi, nel cuore delle Madonie, le cui origini si perdono nella leggenda, pare infatti discendere dall’antichissima Engyon fondata da guerrieri micenei e legatissima al culto delle “Dee Madri”, si appresta a celebrare la 58° Sagra della Spiga, fra storia, tradizione e mito.
Attingendo ancora alla mitologia, illustri poeti e scrittori narrano che in occasione delle nozze successive al rapimento di Kore poi divenuta Persefone, da parte di Ade, dio degli inferi, Zeus donò alla sposa la Sicilia intera. Essa raggiungeva il suo massimo splendore proprio nei mesi in cui Persefone lasciava l’oltretomba e risaliva tra i viventi ricongiungendosi alla madre Demetra, dea delle messi che, addolorata e furente per la scomparsa della figlia, aveva scatenato sulla Terra ogni sorta di carestie e allora «Gli abitanti della Sicilia, avendo ricevuto per primi la scoperta del grano per la loro vicinanza con Demetra e Kore, istituirono in onore di ciascuna delle dee, sacrifici e feste. […] Fissarono, infatti il ritorno di Kore sulla terra nel momento in cui il frutto del grano si trova ad essere perfettamente maturo», scrisse Diodoro Siculo quando racconta il dono del grano e ne fa uno dei miti più conosciuti della Sicilia. È indubbio, comunque, che esso costituì per l’Isola sostentamento e ricchezza, segnando nei secoli la vita stessa dell’uomo, intrecciata a doppio filo con le tradizioni contadine. E Gangi non lo ha mai dimenticato, per anni e anni granaio d’Italia, ne celebra ancora oggi il culto, raccontandone il mito e la storia, custodendone la memoria e rappresentando intatta l’identità del territorio. Nel bel mezzo dell’estate, quando le calde giornate accarezzano le messi mature, la cittadina si veste letteralmente di spighe e abbraccia la “sua” Sagra dal sapore antichissimo che celebra le tradizioni e la cultura della vita contadina di un tempo, intrecciandole sapientemente alla mitologia pagana e in particolare al culto di Demetra. Si aprono così i festeggiamenti la prima domenica di agosto con la “Festa dei Burgisi”, perfetta espressione della grande religiosità di un popolo che ringrazia il Creatore per l’abbondante raccolto. Sei grosse forme di pane, simbolo potente che unisce il lavoro dell’uomo al dono della terra, vengono portate in solenne processione nella chiesa Madre e offerte al Signore, i fedeli assistono alla santa Messa e alla benedizione del pane che poi verrà distribuito.
Si differenzia nettamente dal superbo “Corteo di Demetra” della domenica successiva, fulcro della Sagra della Spiga ma con esso si fonde in una sintesi armoniosa, permeata dal fascino del tempo, dalla fede profonda e dalla malia del mito.
La sfilata, aperta dallo spettacolare gruppo folk Engium che percorre danzando le vie del centro storico i cui addobbi fatti di spighe luccicano come fossero d’oro sotto il bagliore del sole, snocciola le diverse sezioni, quelle che riverberano le tradizioni del mondo contadino e quella mitologica in cui l’intero monte Olimpo pare scendere per fare del mito una narrazione che affascina. Dal Kaos, il vuoto primordiale in cui tutto è indistinto e da cui si generò l’immortale Gea, progenitrice di tutti i viventi, fino ad arrivare, su delle stravole riccamente addobbate, alle meravigliose “Dee Madri” tanto care alla mitica Engyon, a simboleggiare la Terra, la fecondità e la maternità e a Demetra, dea delle messi e dell’agricoltura, artefice del ciclo delle stagioni, protettrice del raccolto e delle leggi sacre. Maestosa sta in mezzo alle sue spighe, con i biondi capelli intrecciati dal prezioso frutto della terra, compendia il sacro e il profano e restituisce percezioni vigorose che si compongono e si fanno odori, suoni, sensazioni, ricordi.
Di mezzo c’è un’intera settimana, annunciata da ‘U Vanniaturi durante “‘A vanniata d’a festa”, scandita da eventi che sembrano spalancare un portale e condurre i visitatori in un’epoca lontana, fatta di riti antichi che abbraccia l’intero dipanarsi dell’umano divenire, “‘A zuccatina da zita”, “‘A manciata di novi cosi”’ e altri momenti collaterali declinati in infinite accezioni proprio perché il grano ha segnato la storia millenaria della Sicilia intera, come coltura e cultura.
Gangi saluta la Sagra della Spiga quando scende la sera della seconda domenica di agosto, sotto un tetto di stelle, con la commedia musicale in vernacolo, ‘U Pisatu.
Cala, dunque, il sipario su un evento straordinario. È andata in scena la prodigiosa cultura di una terra e della sua gente.
Maria Piera Franco
Le foto sono di Natale Sottile.