Gli ambienti a thòlos presenti in Sicilia documentano una fase culturale protostorica di livello euromediterraneo, frutto plurisecolare di contatti transmarini con comunità Egeo-Micenee, principalmente per il commercio del sale e dello zolfo nell’età del Bronzo, lungo le vie di penetrazione fluviale per l’entroterra isolano, unitamente ad elaborazioni autoctone derivanti dagli ingrottati eneolitici e dal modello funerario della grotticella castellucciana. E’ una fase di civiltà quasi “invisibile”, suggestivamente celata com’è nel paesaggio rupestre siciliano, trattandosi in larga parte di strutture architettoniche ipogeiche, costruite per sottrazione, dominanti luoghi di grande fascino e bellezza, nella Sicilia interna e profonda, dei silenzi e delle solitudini, lungo le antiche vie d’acqua probabilmente navigabili (l’Halykos/Platani-Fiume Torto-San Leonardo, l’Himera Superiore e Inferiore/Salso, il Simeto-Dittaino, l’Anapo, la Valle dello Jato) che mettono in collegamento l’interno dell’antica Sikania con le coste del Tirreno, del Canale di Sicilia e del siracusano. Le thòloi ufficialmente censite sono qualche centinaio e sono quasi dappertutto. Moltissime sono di modeste dimensioni, ubicate in necropoli depredate in antico e ad evidente uso funerario; sono caratterizzate dalla particolare forma scavata ad ogiva, con “scodellino” incassato di sommità.
Alcune sono di dimensioni rilevanti, a doppia camera e situate in complessi rupestri monumentali di sofisticata progettazione e manifattura, probabilmente legate come sembrano essere oltre che al mondo funerario alla dimensione cultuale e templare, per la presenza di camere funerarie dinastiche con banchine e grandiose dimensioni dell’ambiente campaniforme, quasi sempre con la presenza di un “foro”/Oculus di luce in sommità, per esempio nei casi di Sperlinga o Sant’Angelo Muxaro, che non ha foratura all’apice, o in quello meno noto ma più grandioso della Gurfa di Alia (vedi foto). E’ molto probabile che l’Oculus definisca uno spazio templare e liturgico a differenza della semplice sepoltura con “scodellino” apicale.
Carmelo Montagna