Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea…
Quella di oggi al santuario di Gibilmanna, è stata una vera e propria festa, dopo i tragici eventi estivi trascorsi tra fiamme e paura. Tanta la partecipazione dei fedeli che hanno raggiunto il santuario da tutte le Madonie, e non solo, molti infatti provenivano anche dal resto della provincia. Non solo siciliani dunque, ma anche turisti, fedeli e curiosi che hanno voluto scoprire la bellezza unica del santuario di Gibilmanna dedicato alla Vergine Maria.
Dopo la fine dell’emergenza pandemica, quest’anno tutto è tornato alla normalità. Ripristinata la processione, con essa anche la grande celebrazione eucaristica nello spiazzale laterale del santuario. Come da tradizione, non è mancata l’offerta dell’olio, quest’anno dopo 36 anni donata dalla comunità di Scillato, rappresentato dal sindaco Giulio Cortina. L’olio, servirà ad alimentare la lampada che arderà dinnanzi la Vergine Maria. Al termine della processione, che si è snodata nelle viuzze montanare del santuario, la statua della Madonna è ritornata nel piazzale, dove ad attenderla c’era una moltitudine di fedeli, e con essi parte del clero cefaludese.
Fiamme, paura, poi la luce
“Abbiamo – afferma il padre guardiano, Fr. Antonio Raimondo ad inizio della celebrazione eucaristica – ancora gli occhi pieni di lacrime per aver sofferto nel vedere la nostra bella devastata. Ma “frate focu” non ha colpa, noi uomini spesso abbiamo contribuito a sciupare il dono della Terra, del mare e del cielo, che Dio ci aveva donato. Da un polo all’altro, da una costellazione all’altra, con San Francesco vogliamo lodare il Signore per tutte le creature, e per essere grati della possibilità di gioire della loro bellezza e preziosità. La Madonna di Gibilmanna – conclude – è con noi”.
Incendi e distruzione, si, purtroppo si torna “puntualmente” a parlare sempre di questa vergogna tutta siciliana. Lo sappiamo benissimo, arriva l’estate, e “magicamente” tutto prende fuoco. Ormai sta diventando quasi un’abitudine, ma deve essere così? A cosa serve tutta questa propaganda politica, se poi siamo sempre al punto di partenza? “Cambierà”, cantava Franco Battiato, questa estate però è avvenuto un miracolo. Lo ha affermato S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante durante l’omelia, spiegando che: “Quest’anno abbiamo assistito a un vero miracolo; possiamo dire “il miracolo del fuoco”. Ho ascoltato commosso il racconto dei Frati Minori Cappuccini sulla notte d’inferno del 25 luglio scorso. Le fiamme sembravano divorare la vita tutt’intorno al santuario”.
Sono stati due giorni di fuoco incredibile in tutta la regione. Gibilmanna è stata fortemente colpita dalle fiamme che hanno distrutto parte del secolare bosco, e con esso anche alcune case d’abitazione. Nessun danno alle persone fortunatamente. I frati del santuario avevano la possibilità di scappare, ma hanno deciso di rimanere fino all’ultimo. E così: “La Madre – continua Marciante – ha protetto sotto il Suo manto tutti gli abitanti della zona salvando le loro vite, il santuario e il convento. Un vento forte e misterioso riuscì a spegnere le fiamme minacciose”.
Il dono episcopale
Prima di concludere l’omelia è arrivata la grande emozione. La paura di quel 25 luglio, ha poi lasciato spazio ad un vento miracoloso che ha interrotto l’avanzare impetuoso delle fiamme verso il santuario. Tutti pregavano, perchè la speranza sembrava ormai persa. Oggi, per ringraziare la Santa Vergine, il vescovo Marciante ha donato a quest’ultima il suo anello: “Consegno – dichiara a – Lei come segno di ringraziamento l’anello d’oro che mi è stato donato dai miei familiari e che mi è stato consegnato per la mia consacrazione episcopale. È un anello forgiato sullo stampo di quello del Concilio Vaticano II e che San Paolo VI regalò a tutti i Padri conciliari. Maria è la Regina che entra trionfante nel suo e nostro santuario”.
Oltre alla fraternità dei Frati Minori Cappuccini di Gibilmanna, e delle altre ex province, era presente il clero della Diocesi di Cefalù, le autorità civili con il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, i suoi omologhi giunti dal territorio madonita, e le autorità militari.
Giovanni Azzara