I tempietti votivi tholoidi sono piccoli manufatti vascolari che riproducono un autentico “codice architettonico”, che vogliamo associare e definire “Civiltà della Thòlos”. Sono reperti archeologici di grande fascino, molto ben studiati dagli specialisti, che ci rimandano all’ambiente culturale che li ha espressi. Si tratta di una “classe” di ambienti-strutture, di manifattura locale, di uso votivo, perfettamente inseribile come tipologia architettonica nella genealogia euromediterranea di un arco cronologico vastissimo, accomunati dalla stessa definizione: “Thòlos. Antica costruzione circolare, diffusa specialmente nelle civiltà preelleniche; si vedano, per esempio, i sepolcri cosiddetti degli Atridi, presso Micene … Analoghe forme si trovano sia in costruzioni preistoriche, sia nei nuraghi sardi, sia nelle tombe etrusche. Strutture simili sono presenti anche, seppur raramente, nell’architettura classica…” (Voce thòlos, in Enciclopedia dell’Architettura, Ed. F. Motta, 2008).
A partire dalla tarda età del Bronzo (1300-1100 a.C.) le comunità insediate nella Sicilia interna Centro-Meridionale recepiscono pienamente nel rito e nel culto la struttura funeraria ipogeica, che prende il nome di thòlos. E’ una contaminazione culturale dall’area egea che riconduce alle frequentazioni delle coste siciliane da parte della marineria egeo-micenea e cipriota, con una considerevole concentrazione di attestazioni che rende questo comprensorio un territorio notevole ed importante nel panorama della protostoria siciliana. In particolare, nelle importanti collezioni archeologiche dei musei visitabili fra il Salso ed il Platani ed oltre, che documentano le culture indigene fino al contatto con i Greci, sono presenti reperti singolari e numerosi che attestano nei luoghi di culto dei vari siti l’uso di modellini fittili di tempietti a thòlos. Sono generalmente datati dagli archeologi al VIII sec. a.C. ma documentano fasi d’uso cultuale e modelli reali di architettura sacra sicuramente molto più antichi, in considerazione del fatto che la frequentazione della marineria minoica, per il commercio dello zolfo, è attestata fin dal XVIII sec. a.C. alla foce del Platani dagli scavi di G. Castellana, a Monte Grande presso Palma di Montechiaro (cfr: La Sicilia nel II millennio a.C., S. Sciascia Editore, 2002)
Nelle foto (di seguito): Tempietto da Polizzello di Mussomeli (CL); Tempietto da Casteltermini (AG); Tempietto da S. Angelo Muxaro (AG); Tempietto da M. Grande (AG).
Carmelo Montagna