Diamo per scontato che i tempietti a thòlos dei nostri Musei riproducono a scopo votivo recinti, capanne o edifici sacri a pianta circolare, con un foro apicale in corrispondenza del tetto, in uso nell’età del Bronzo/inizi età del Ferro, in Sicilia Centro-Occidentale; in particolare lungo il fiume Platani, antico Halykos, territorio segnato mitologicamente dalla Saga di Dedalo, Kokalos e Minosse nella Chora di Kamikos in Sikania, oltre che dalla presenza di qualche centinaio di tombe a thòlos. Diamo anche per scontato il confronto tipologico con modelli transmarini. Come suggestivamente li definisce l’archeologo J. Boardman erano riproduzioni di “case degne di eroi”. Il riferimento al tempietto di Archanes, a Creta nei pressi di Cnosso (Foto 1, particolare), ci da perfino la “vignetta” estemporanea di un “ritrovamento”, visto genialmente dal ceramista in doppia presa di narrazione: con la porta dell’edificio rimossa per mostrare all’interno una “Dea” con le braccia levate. Sul tetto, due personaggi con un cane scodinzolante, dice Boardman, “in atteggiamento di stupore … guardano nel foro del ‘camino’. Può trattarsi della raffigurazione della scoperta di una tomba a tholos dell’età del bronzo. Ca. 800 a. C. (Heraklion, Museo SG 376)”. Quindi “uomini antichi” raffigurati circa 3000 anni fa mentre “scoprivano una thòlos”, evidentemente in ipogeo con Oculus all’apice, con dentro una divinità ancora più antica di cui si era persa la memoria per via dello “stupore” dei personaggi e del loro cane enfatizzato dal ceramista. Tutto questo avveniva a Cnosso, nella Creta di tradizione Minoico-Micenea. Torniamo adesso in Sicilia, all’Antiquarium di Monte Jato, dove si trova uno straordinario reperto, particolarmente integro in sommità, che ci dà una risposta alla domanda: “cosa ci poteva essere sopra il foro delle tholoi di rimovibile?” C’è la figura plastica di un “Toro”: è il tempietto fittile da Monte Jato, ancora in uso alla fine del VI sec. a.C (Foto 2). E’ quindi filologicamente corretto pensare all’uso di “trofei” in sommità di ambienti circolari forati in alto, che sarebbero dunque non semplici “Tombe” ma anche “Templi/Santuari”. Per i ragionamenti vertiginosi che nascono sulla figura di culto del “Toro”/”Minotauro”, vasto e diffuso nel Mediterraneo antico, rimando senza ulteriori parole alle immagini seguenti: (Foto 3) Castellazzo di Marianopoli, testa taurina, età del Rame, al Museo Archeologico di Marianopoli (CL); (Foto 4) Vasi di Polizzello con protomi taurine, età del Ferro, al Museo Archeologico di Caltanissetta; (Foto 5) Celeberrimo affresco con “Gioco del Toro”, dal Palazzo di Cnosso a Creta, circa 1700-1400 a.C. Museo di Iraklion.
Carmelo Montagna