Senza averne particolari meriti riusciamo fortunosamente a fruire dell’architettura a thòlos in ipogeo ingrottato. Ne abbiamo tracciato una diagnosi esauriente, nel limite dell’essenziale, fin qua. Per farci un’idea sommaria ma più precisa di quanto dovette però essere vasto e diffuso in Sicilia l’uso in epoca protostorica dei sesti probabilmente tholoidi su pianta circolare, in particolare negli areali a destinazione sacrale, diamo una breve ricognizione su quello che ci resta degli impianti epigeici/costruiti fuori terra/in elevazione dei quali ci restano solo i resti di fondazione. I “Tempietti votivi a thòlos” ritrovati nei Santuari sono la prova più evidente della loro reale esistenza e frequentazione rituale. E’ un paesaggio di “rovine circolari”, fascinoso e monumentale nel suo stato di triste degrado e spesso in abbandono nel silenzio delle campagne. Nonostante l’accanimento della banalizzazione qualcosa di importante si è salvato. Dopo lo studio benemerito da parte degli addetti ai lavori, dovremmo cominciare a pensare ad una sorta di “Catasto delle rovine circolari” che assieme a quello degli “Ipogei tholoidi” potrebbe costituire un circuito specialistico di conoscenze e sviluppo sostenibile per il “Patrimonio di Economia della Cultura”. Dei siti più importanti daremo le immagini di riferimento, qualche datazione orientativa: un rinvio a materiale essenziale per l’approfondimento a chi lo vorrà fare.
Foto 1 Particolare ambienti circolari in pianta (fonte D. Palermo), dall’Acropoli di Polizzello a Mussomeli (CL).
Foto 2 Struttura di fondazione a Polizzello.
Foto 3 – 4 “Tempietto a thòlos” (VII sec. a.C.), “Tridente” (VII sec. a.C.) da Polizzello, al Museo Archeologico di Caltanissetta.
Carmelo Montagna