“Sfingi” distese a dominio dei versanti dell’alta “Chora di kamikos”

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Chiudo le brevi considerazioni precedenti, sulla presenza maestosa di potenti strutture geomorfologiche che caratterizzano il paesaggio dell’entroterra siciliano, in particolare fra il Salso ed il Platani. Da notare che i rilievi collinari citati sono sempre associati ad importanti e plurimillenarie presenze archeologiche i cui reperti sono visitabili al Museo Archeologico di Marianopoli e Caltanissetta, agli Antiquarium di Milena, Mussomeli e della Valle del Platani. Colpisce la loro “forma”, che qualche significato dovette assumerlo per attrarre l’attenzione dei fondatori antichi degli importanti nuclei abitati che vi si stanziarono, costruendovi le “Acropoli” sulle parti di sommità. Spazi progettati ed ordinati per le funzioni del “Sacro”. Sono formazioni che rimandano l’immaginario dell’osservatore colto a figura “zoomorfa”: “Sfingi” distese a dominio dei versanti dell’alta “chora di kamikos”. Quelle che segnalo sono una minima parte del resto che potrebbero citarsi. Diciamo: “esemplificazioni di scuola” in tempi complicati come i nostri, che hanno bisogno di protagonisti e guide illuminate. Quindi da studiare bene, anche perché sarebbero la base per uno sviluppo turistico compatibile “altro” nel tempo complicato che ci è stato dato da vivere. Oltre questi studi specialistici parliamo perciò di filiera agroalimentare ed agrituristica nei programmabili Borghi/Paesi Albergo di riurbanizzazione. “Non c’è vento a favore per le vele se il marinaio non sa dove andare”. cosa che sapevano anche i nostri contadini nell’aia , per “spagliare”, al momento del raccolto.

L’amica e studiosa, colta e raffinata, Cecilia Marchese mi ha fatto notare, in aggiunta che: “Ce ne sono parecchie anche in area etnea, sebbene questi monoliti siano stati scartati dalla ricerca come privi di intervento antropico. Eppure il fatto che siano parecchi, tutti collocati nella stessa posizione, su rocce in alto a ‘guardia’ degli insediamenti, fa pensare che invece siano stati messi lì e modellati intenzionalmente.

‘Pietralunga’ alle spalle di Paternò, che guarda al Simeto, ne è un esempio. Un altro molto bello si trova tra Bronte e Randazzo. Cambiando zona e andando a Petralia Soprana, a me ha sempre incuriosito quella strana “pietra” che si trova nella piazza centrale”. A queste interessanti considerazioni aggiungo che è più facile e meno ‘rischioso’ per la carriera continuare a catalogare lo stesso manico di anfora per il deposito del Museo, pure necessario, piuttosto che affrontare la questione della ‘interpretazione della pietra’ a cui si attribuì significato in antico proprio per la sua forma e posizione nel paesaggio. E’ il grado primario della ‘messa in forma’ dei luoghi per dotarli di senso nel caos apparente di natura circostante. E’ il ‘Genius Loci/Spirito dei Luoghi’ che si persevera nel tempo; evidentemente comprensibile per chi possiede le ‘categorie’ necessarie per capire. Come diceva nel ritornello in quella bella canzone ‘Vedi cara’ di Francesco Guccini: “… è difficile spiegare, è difficile capire per chi non ha capito già”.  Di seguito aggiungerò qualcos’altro di conforto alla mia incursione, con citazioni da fonti più propriamente archeologiche.

Carmelo Montagna

Foto 1 – Serre di Villalba: struttura rupestre di ‘Vanzu di la finestra’.

Foto 2 – Castellazzo di Marianopoli, identificata con l’antica Mitistrato.

Foto 3 – Polizzello di Mussomeli.

Foto 4 – Raffe di Mussomeli.

Foto 5 – Tramonto del Solstizio estivo sulla ‘Rupe forata’ Serre di Villalba ripreso da Marianopoli (foto L. Fraterrigo).