Tridenti e suggestioni atlantidee sulla Via della Thòlos

1
714

Agli argomenti trattati in questa indagine sulla nostra Via della Thòlos, aggiungiamo le seguenti “curiose” considerazioni, in attesa della sistematica trattazione del testo che abbiamo in corso di redazione. Per via dell’isolamento viario attuale della Gurfa di Alia e dei connessi ambienti funerari siciliani a “codice thòlos”, l’alternativa più ovvia e prudente sarebbe quella di prendere atto della loro casualità distributiva e funzionale nel paesaggio agrario e poi cercarne qualche motivazione localistica per dare visibilità ad aspetti curiosi di storia locale. Continuare a farlo sarebbe deleterio e ci porterebbe, come purtroppo successo, al più grave degli errori di valutazione che può fare lo studioso-indagatore: l’anacronismo, cioè l’applicare categorie di interpretazione attuali a situazioni storiche totalmente diverse, con il risultato finale di non capire nemmeno i caratteri più elementari del giudizio obiettivo sul fenomeno analizzato.

Tridenti dalla Valle del Platani/Halykos. Dall’alto a sinistra: Gurfa, due da Sant’Angelo Muxaro,  due da contrada Montoni Vecchio di Cammarata, Tridente bronzeo da Polizzello.

Riprendo brevemente qualche argomento che avevo accennato nel mio Thòlos e Tridente, del 2006; che adesso si rivela ancora più importante di quanto allora pensassi. Fra le incisioni note di tridenti due provengono dalle tombe a thòlos di S. Angelo Muxaro, associati al veicolo della cultura che li usò come emblema: una imbarcazione graffita. E’ da ricordare, per possibili ed utili confronti tipologici e formali fuori dalla Sicilia, la famosa tomba etrusca “a circolo” detta “del tridente”, scoperta da Isidoro Falchi alla fine del XIX secolo a Vetulonia, con l’insegna trionfale del potere: il grande tridente di bronzo, che ha dato il nome alla tomba monumentale e che rinvia sicuramente alla sfera simbolica di un potere concreto su attività connesse al dominio sul mare. Resta ancora da approfondire l’argomento dei sicuri rapporti culturali e di scambio che interessarono durante l’età del Bronzo la nostra Chora di Kamikos nella valle del Platani-Halykos e gli indigeni/Sicani di cultura megalitica a Mura Pregne di Sciara/Himera sulla costa tirrenica; con gli approdi da Nord di marinerie degli arcipelaghi siciliani, dei “Popoli del Mare” e dei nuraghes Sardi, con i sicuri contatti di “parenti” Etruschi. Chi volesse saperne di più può attingere, fra altri importanti, allo straordinario testo di Sergio Frau su Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta, ed. Nur Neon, 2002.

“Il mondo di Erodoto” con l’ipotesi di Frau nel Mediterraneo occidentale. Fonte: S. Frau , Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta, ed. Nur Neon, 2002, p. 332

Sono illuminanti, oltre che coraggiosamente “disallineate”, alcune idee dello studioso in esso contenute; prima fra tutte, per ciò che ci riguarda, la considerazione a cui sono pervenuto anche a seguito di quella lettura: il percorso “di terra” più comodo che poteva evitare le insidie ed i pericoli del tratto di mare della parte finale del Canale di Sicilia odierno (antiche e prime “Colonne d’Ercole” poste prima delle isole Egadi) ai navigatori “minoico-micenei”, devoti e timorosi oltre che della pirateria “fenicia” della potenza del dio del Mare, era proprio l’asse fluviale, in larga parte allora navigabile, dell’attuale sistema Platani-Fiumetorto/San Leonardo.

Questo deve farci riflettere sull’importanza “geopolitica” e militarmente strategica che dovevano assumere i numerosi ed importanti siti archeologici che ne controllavano il corso e le vallate laterali, primi fra tutti gli stanziamenti che fanno capo all’attuale Sant’Angelo Muxaro, Sutera, Polizzello di Mussomeli, Castronovo e, in maniera più “esoterica” misteriosa e monumentale, la Gurfa di Alia.

Abbiamo adesso gli elementi ragionevoli per le domande-chiave del nostro ragionamento sul “perchè” della posizione “geopolitica” della “stazione Gurfa” sulle antiche “vie di terra” siciliane fra i “due Mediterranei”:

Per andare dove?

Se fosse questa, nell’ipotesi suggestiva di Frau, la “via interna” siciliana più ad Occidente che “gli antichi più antichi” provenienti dall’Oriente Mediterraneo percorrevano per entrare in contatto con il regno favoloso di Atlantide (e Tartesso-Scherìa)/Sardegna?

Se thòlos e nuraghe ci raccontassero parti compatibili della stessa storia, sotto il segno del dio del Mare; con il tridente conosciuto e venerato a Polizzello ancora in tempi storici ed inciso anche a Sant’Angelo Muxaro, ai Montoni ed alla Gurfa ?

Sono queste le prime considerazioni di un discorso affascinante ed importante, che potrebbe avere esiti perfino più interessanti di quelli a cui pensiamo di essere già pervenuti e dei quali daremo conto in forma editoriale adeguata appena possibile.

Anticipiamo solo che, per le “coincidenze” all’apparenza casuali, ritorna attuale il reale valore da assegnare allo scetticismo sulle narrazioni “mitiche” ma di fonte certa, come quella di Platone su Atlantide, che mischiano elementi visionari a suggestioni letterarie  con dati di realtà storica egea di XVII-XVI sec. a.C. sulla catastrofe vulcanica dell’isola di  Thera/Santorini di origine cretese o greca antica.

Pianta schematica della capitale di Atlantide nella descrizione che ne fa Platone nel Crizia Da:S. Frau, Le Colonne d’Ercole, un’inchiesta, ed. Nur Neon srl, 2002, p. 424

Riprendendo ancora cose che avevo pubblicato nel 2006 in Thòlos e Tridente, è utile trarre considerazioni definitive sulla presenza del simbolo del tridente nel territorio compreso fra S. Angelo Muxaro e la Gurfa di Alia: è il simbolo di NettunoPoseidone, divinità marina e si trova nel cuore della Sicilia interna di età protostorica. I costruttori che lo intagliano nelle thòloi e vi si riconoscono come simbolo di civiltà hanno la piena coscienza di appartenere ad una cultura che in quel simbolo si riconosce e si identifica. Gente che arriva dopo avere attraversato il mare; ne conoscono le insidie, i pericoli e la potenza; lo dominano in accordo con l’uso rituale e sacrale del geroglifico del dio che ne regge i destini. Sono i “talassocrati”, del Mediterraneo e provengono, verso “l’estremo Occidente”, dall’Oriente egeo-cipriota-miceneo, patria del mitico “Re del Mondo/Minosse” , come attestano i materiali archeologici e l’uso della struttura architettonica a thòlos.

Quel tridente che ho “trovato” alla Gurfa, a fianco dell’accesso alla monumentale thòlos con Oculus, appena sopra alla importante iscrizione “fenicia” “scoperta” da Mons. Rocco in precedenza, è di sofisticata fattura incisoria e doveva essere metallico prima dell’asporto, è quindi il “marcatore culturale” di una grande civiltà; motivo per cui andrebbe salvaguardato con cura facendone un calco ed una datazione con la lichenometria, per esempio.

Siamo convinti che l’uso liturgico e sacrale di quel tridente possa rimandare direttamente anche al Nettuno-Poseidone del mito platonico di quell’Atlantide-Sardegna posta al di là delle Colonne d’Ercole allo sbocco occidentale del Canale di Sicilia, di cui accenneremo altre cose come “prova a carico” nell’istruttoria che abbiamo in corso.

Per ciò che riguarda il rapporto fra mitologia siciliana su Dedalo e corrispondenze sulla figura di Iolao in Sardegna questo brevemente ne sappiamo (1):

“Al tempo di Pausania (ndr: in Sardegna, ne parla nel capitolo X della Periegesi, dedicato alla Focile), vi erano ancora luoghi detti Iolaei e Iolao era celebrato come un dio (Solino parla di alia greca oppia e del tempio edificato in onore di Iolao). Questa notizia è importante se confrontata con le affermazioni di Aristotele, Diodoro Siculo, Solino e lo stesso Pausania: Iolao sarebbe morto in Sardegna e sul suo sepolcro sarebbe sorto un tempio dove si praticava il rito dell’incubazione per scacciare le visioni. …Secondo Diodoro Siculo, Iolao ‘divise il territorio e chiamò dal suo nome quelle genti  Iolaei; costruì ginnasi, templi in onore degli Dei e tutto quanto rende felice la vita degli uomini’ (Diod.Sic. Bibl. Hist. V,15) e fu Iolao, e non Aristeo, a chiamare il cretese Dedalo dalla Sicilia per far costruire le grandiose opere note come Dedalea, ancora conservate al tempo di Diodoro (I sec. a.C.)”.

Fonte: sito internet aristeo.org , Aristeo/Circolo culturale archeologico-le fonti greche e latine; ricerca di fine febbraio 2008

Carmelo Montagna

Nella foto di copertina Tridente capovolto inciso sulla parete esterna della Gurfa ad Alia. (Foto Assarca).

1 COMMENT

  1. COMPLIMENTI AVER COLLEGATO TRA LORO TANTI FATTI DIVERSI E LONTANI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

Comments are closed.