Gibilmanna: il Bambinello della rinascita dalle fiamme, il miracolo di “frate vento”

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Non sbagliavano gli antichi siciliani quando coniarono il celebre detto “acqua e focu dacci locu”.

In Sicilia, nel nostro Comprensorio in particolare, la gente purtroppo ne sa qualcosa a tal proposito. La scorsa estate (2023) è stata una delle più devastanti, dal punto di vista degli incendi che hanno interessato e danneggiato gravemente la provincia di Palermo, in particolare il territorio madonita. Sono stati mesi di tensione, paura e angoscia, perchè tutto sembrava peggiorare anzichè migliorare. Chi c’è dietro questi incendi? L’autocombustione, in questi casi sembra più un fatto fantascientifico, c’è un chiaro e palese interessamento malvagio della mano umana che è probabilmente intezionata a portare il Comprensorio sull’orlo della distruzione. Tutto questo, ovviamente, non deve accadere!

Il miracolo di “Frate Vento”

La scorsa estate, il santuario di Gibilmanna è stato letteralmente circondato dalle fiamme. Venti impetuosi soffiavano verso il sacro convento, le lingue di fuoco avanzavano verso quest’ultimo, tutto sembrava presagire un finale scontato. Sono stati giorni drammaticamente incredibili per tutti gli abitanti della zona, e per tutta la fraternità di Gibilmanna che ovviamente ha dovuto proteggere un secoli di storia, fede, devozione, cultura, e ambiente. Non vi erano mezzi di terra antincendio, e nemmeno uomini perchè tutti impegnati a fronteggiare i roghi in altre zone, ne tantomeno mezzi aerei impossibilitati a volare a causa del forte vento che sferzava il territorio. Le campane del convento intanto suonavano all’impazzata: “come fronteggiare tanto disastro? – scrive Fr. Salvatore Vacca su “L’Eco di Gibilmanna – Gibilmanna stava per essere distrutta dinnanzi ai nostri occhi, e noi eravamo inermi e senza mezzi, ma presto assistiamo ad un cambiamento di vento: dallo scirocco si passa al libeccio, e poi al vento di tramontana. Il fuoco si allontana dalla parte frontale del Santuario e si spegne. La preghiera e l’invocazione a Maria SS. sono state l’unica lotta antincendio”.

Sembrava che tutto si fosse fermato, invece no: un secondo pomeriggio di paura e fiamme stava per farsi spazio! Ancora una volta non vi erano mezzi: “per Gibilmanna – continua Fr. Salvatore – c’era solo il fuoco! Tuttavia, assistiamo nuovamente un cambiamento di vento: lo scirocco viene spinto dal vento di tramontana. A pochi metri dalle mura di cinta, le fiamme si spengono senza l’aiuto della mano dell’uomo”.

Nel mese di settembre, in occasione della festività di Maria SS. di Gibilmanna, abbiamo seguito personalmente la funzione ed è stato motivo di emozione anche per noi che di mestiere facciamo i cronisti, assistere al dono dell’anello di ordinazione episcopale offerto dal vescovo di Cefalù S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante, alla Madonna.Consegno – aveva dichiarato Marciante – a Lei come segno di ringraziamento l’anello d’oro che mi è stato donato dai miei familiari e che mi è stato consegnato per la mia consacrazione episcopale. È un anello forgiato sullo stampo di quello del Concilio Vaticano II e che San Paolo VI regalò a tutti i Padri conciliari. Maria è la Regina che entra trionfante nel suo e nostro santuario”.

Abbiamo chiesto ai frati, se ci fossero stati dei precedenti in merito, e la risposta è stata positiva. Diverse volte infatti, il santuario è stato lambito dalle fiamme, altresì queste ultime miracolosamente non sono mai riuscite a varcare le mura. La Madonna di Gibilmanna infatti, (basta andare a cercare le notizie in merito) è da sempre stata miracolosa, ci sono attestazioni di miracoli, guarigioni e prodigi, uno degli ultimi ad esempio è sicuramente quello “Frate Vento”.

Il Bambinello della rinascita

In occasione delle ultime festività natalizie, la fraternità di Gibilmanna ha voluto lanciare un messaggio importante. Il Bambinello infatti, non è stato posto nella classica mangiatoia, bensì adagiato sopra un tronco di un albero secolare andato distrutto dagli incendi, e sotto ad esso anche le ginestre, simbolo leopardiano di coraggio, resistenza estrema e rinascita. E così anche quel “quel piccolo bambino”, con la sua tenerezza dinnanzi a tanta cattiveria umana, è stato il segno donato da Dio al mondo intero.

In questo caso infatti, il “Cantico delle Creature” di San Francesco, è un vero e proprio manifesto che vuole insegnare il rispetto per il Creato. Esso è in fatti un inno alla fraternità universale che porta, alle persone di buona volontà, a mettersi in relazione tra Dio, l’uomo, e il pianeta (l’unico attualmente) che ci osptita. Ed ecco che Papa Francesco, sulla scia del “Poverello d’Assisi” esorta: “Abbiamo bisogno dello sguardo contemplativo e rispettoso di San Francesco per riconoscere la bellezza del creato e saper dare alle cose il giusto ordine, per smettere di devastare l’ambiente con logiche mortifere di avidità e collaborare fraternamente allo sviluppo della vita”.

Quel Bambinello posto in quel tronco divorato dalle fiamme, rappresenta dunque quella rinascita che, si spera, possa avvenire soprattutto nel cuore di tutti coloro che ogni anno attentano non solo alla vita umana, ma anche a quella della nostra casa comune. Rinascita che passa anche dal nuovo concepimento della cura che l’uomo deve assumere per prendersi cura della natura per dare una qualità di vita piu umana e sicuramente sostenibile. Rinascita che deve portare al concepimento di un nuovo pensiero di speraza e salvaguardia ambientale, con istituzioni pronte a mettere in campo un serio impegno nella lotta contro chi, della Terra, vuole farne un deserto arido privo di qualsiasi forma di vita, privo di pace e amore.

Giovanni Azzara