In occasione della giornata della memoria, l’ANPI intende commemorare non soltanto un momento drammatico della storia del Novecento, ma soprattutto riflettere sui processi di lungo periodo che hanno causato la Shoah. L’Olocausto fu in realtà la conseguenza della negazione dei valori umani e dei diritti fondamentali, causati dai diversi totalitarismi, come la tolleranza, la libertà, il rispetto delle differenze religiose, culturali e di razza dei popoli. Pertanto esso è da collocare nella cornice più ampia del secondo conflitto mondiale quando, il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa abbatte i cancelli di Auschwitz, liberando gli ultimi internati rimasti, i più deboli e malati, che non potevano unirsi agli altri sessantamila prigionieri, estromessi dai campi di concentramento tedeschi e costretti a marciare per diversi chilometri nella cosiddetta “marcia della morte”: molti, non potendo resistere al freddo, alla fame e agli stenti, morirono lungo il cammino, altri trovarono la morte in quanto uccisi dagli stessi soldati tedeschi.
La data del 27 gennaio è quindi emblematica perché segna la fine delle persecuzioni naziste, difatti l’Italia (seguita poi dalle altre nazioni europee) istituirà il Giorno della Memoria mediante la legge 211 del 20 luglio 2000, con la quale si ricordano oltre alle vittime del nazismo, le famigerate leggi razziali tedesche e anche italiane (queste ultime emanate nel 1938 dal regime fascista) e tutti coloro che si sono opposti alla “soluzione finale” pianificata da Hitler. L’ONU successivamente, il 1 novembre del 2005, istituirà il 27 Gennaio come giorno della condanna di ogni forma di odio e intolleranza, affinché non si verifichino più brutali genocidi, orribilmente pianificati dalla Germania nazista, come quello contro gli ebrei.
Ecco perché ha senso la Giornata della memoria, proprio per contrastare la violenza e ogni forma di discriminazione conto altri esseri umani, al fine di evitare il ripetersi di simili orrori e riaffermando la fiducia nella dignità e nel valore della persona umana.
Purtroppo queste finalità sancite dall’ONU sono state disattese nella Striscia di Gaza, in Palestina, dopo il brutale attacco del 7 ottobre 2023 da parte dei terroristi di Hamas, contro i coloni ebrei insediatisi a Gaza: interi nuclei familiari sono stati massacrati e circa duecento ebrei sono stati presi in ostaggio dai terroristi. Questi fatti però non giustificano la brutale reazione del governo israeliano che, “per vendetta” sta provocando un vero e proprio sterminio della popolazione civile di Gaza, con la scusa di eliminare i terroristi di Hamas. I dati ufficiali parlano di circa 25.000 morti, di cui il 70% sono donne e bambini. È necessario dunque che Israele rispetti i protocolli internazionali per garantire i corridoi umanitari e proteggere la popolazione civile nei territori palestinesi, perché se il popolo ebraico è stato vittima del più brutale genocidio che la storia ricordi, è bene che non diventi carnefice nei confronti di altri popoli, raggiungendo una pace negoziata tra lo stato di Israele e l’Autonomia Nazionale Palestinese e rispettando gli accordi di Oslo del 13 settembre 1993, secondo i quali devono esistere due popoli e due Stati e cessare i continui insediamenti di coloni ebrei nei territori palestinesi.
Si richiede che il governo italiano cessi pertanto ogni rapporto di collaborazione con Israele tendente alla fornitura di armi o al sostegno di azioni che rischiano di procrastinare infinitamente la guerra.
Si esprime, nello stesso tempo, l’apprezzamento per la decisione della Corte Internazionale dell’AIA che condanna come inammissibile e criminale la condotta dello Israele .
L’ANPI dunque ribadisce il suo impegno a promuovere il dialogo e la ricerca di soluzioni diplomatiche nei conflitti tra le nazioni, ribadendo il giuramento di Mathausen sulla condanna dei genocidi nazisti e dei disastri umanitari ,per affermare come obiettivo prioritario la Pace.
Il Presidente della Sezione ANPI
di Termini Imerese