Per la prima volta viene introdotta anche alla scuola elementare di Cefalù la possibilità, fino ad oggi negata ai bambini della locale scuola primaria e alle loro famiglie, di optare per un tempo scuola “pieno” a 40 ore settimanali. I nuovi bambini iscritti in prima elementare all’anno scolastico 2024/2025 potranno finalmente scegliere, come accade nel resto d’Italia, e vedere attuato un piano orario fin qui loro negato.
La realizzazione di questo progetto e di questa svolta epocale per la scuola cefaludese è stata merito del nuovo dirigente scolastico, Giuseppe Carlino, il quale ha ritenuto di dare seguito alle richieste dei rappresentanti di numerose famiglie in tal senso, facendosi parte attiva e intraprendendo interlocuzioni con l’amministrazione locale e col sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, al quale è adesso demandata l’attivazione della mensa scolastica.
Anche i bambini cefaludesi potranno così frequentare la scuola secondo quanto previsto da una legge dello Stato che non aveva finora mai visto attuazione in questa realtà, diversamente da quanto accade nei comuni limitrofi, quali Lascari e Finale di Pollina, in cui tale soluzione è attuata da anni e soprattutto rispetto alle avanzate scuole del nord Italia in cui è l’assoluta normalità.
Il divario scolastico tra nord e sud in tal senso è grandissimo.
Basti pensare che la scuola organizzata in 40 ore settimanali curricolari di didattica, anziché in 27 ore, è attiva per il 93 % dei bambini milanesi, il 62 % e oltre dei bambini dell’Emilia Romagna, del Piemonte, della Liguria, della Toscana e del Lazio, il 17 % per cento degli alunni siciliani (dati miur).
Il gap è dovuto alla mancanza di strutture ma anche di mentalità che al sud, talvolta, pesa più delle carenze strutturali.
E’ bene ricordare che la scuola senza tempo pieno equivale ad un anno di lezioni in meno per i bambini del sud rispetto a quelli del nord che, se protratta fino alla scuole medie, si traduce in circa due anni di tempo scuola in meno per i bambini che non vi accedono.
Questo, inevitabilmente, si riflette sulla preparazione dei nostri studenti creando divari nei rendimenti scolastici tra studenti del Nord e Sud, in particolare di quelli siciliani che risultano essere agli ultimi posti all’esito delle valutazione delle rilevazioni INVALSI.
I bambini siciliani sono meno intelligenti di quelli del nord o gli insegnanti del sud sono meno preparati? No di certo e dunque occorre riflettere e lavorare anche sul poco tempo che i nostri piccoli studenti trascorrono sui banchi come uno degli elementi che incide su questi risultati.
Se al nord Italia le 40 ore scolastiche sono un diritto, al sud diventano un lusso, riservato solo ai più abbienti che possono permettersi scuole private con orari prolungati.
Da quest’anno a Cefalù non sarà più così.
E questa novità sarà un grandissimo aiuto per le famiglie e per le madri lavoratrici che non possono conciliare una qualunque attività lavorativa con l’orario scolastico ridotto, attualmente in vigore.
Anche l’organico del corpo docente si avvantaggerà di nuove cattedre che compenseranno quelle che vengono meno col calo demografico ormai diffuso. Per non parlare della didattica che, soprattutto nei bambini più piccoli, può solo trarre giovamento dalla distribuzione in un tempo scuola più ampio.
La riuscita di questa formula oraria anche a Cefalù, oltreché dalla scelta fatta dalla locale istituzione scolastica d’Istituto, dipenderà anche ed inevitabilmente dalla sinergia con il Comune il quale si è dimostrato disponibile ad adoperarsi per l’attivazione della mensa.
Da quest’anno dunque, anche a tutti i bambini di Cefalù che lo volessero, non soltanto ai più agiati, verrà riconosciuto un diritto fin qui negato e potranno godere di un’offerta formativa che al Nord Italia è già una realtà consolidata da anni. Una svolta epocale per la cittadina turistica e per il suo futuro, che parte dai banchi di scuola.
Enzo Cesare