Alla Gurfa di Alia, fra Preistoria, Medioevo e Misteri, dati certi rimangono la compresenza nel sito genericamente dato per “medievale”, di una necropoli protostorica, di ambienti a thòlos di cultura egeo-micenea; sono da collegare con ragionevole certezza ai rinvenimenti sporadici di armi e bronzi micenei dalla limitrofa stazione di Valledolmo durante i lavori per la costruzione della ferrovia di fine ‘800, studiate da Paolo Orsi e citate nel 1958 da Luigi Bernabò Brea, poi inspiegabilmente “scordate” nei depositi del Museo Archeologico di Siracusa prima e di Agrigento poi, fino alle recente e meritevole attenzione scientifica di Massimo Cultraro che se ne sta occupando nel contesto giusto. Nel mio modesto contributo di indagine vi ho rinvenuto e pubblicato, tra l’altro, un Tridente (Fig.1), sicuramente antichissimo, un monogramma Cristiano IHS (Fig.2), sicuramente “medievale”, incisi sulle pareti di scavo esterno, a poca distanza ed a ridosso dell’accesso alla thòlos monumentale, oltre che due piccole Croci sovraincise a parete nella seconda stanza del piano superiore.
Fig. 1 – Sagoma incisa del Tridente su parete esterna a sinistra dell’accesso alla thòlos.
Fig. 2 – Incisione con IHS sullo stipite sinistro del vano d’accesso alla thòlos.
Fra i tanti “misteri” degli ipogei della Gurfa, anche a partire da questi “graffiti parlanti” che ne segnano la ininterrotta e millenaria continuità d’uso, va ricordato il contrasto apparente di due posizioni:
a) la più volte citata posizione ufficiale dell’Assessorato Regionale Beni Culturali, con il Decreto Assessoriale n. 8410 del 3.12.2009 “Carta regionale dei luoghi dell’identità e della memoria”, sui “Luoghi del Mito in Sicilia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale Regione della Siciliana 3 del 22.1.2010 , che riconosce il prestigio del “Genius loci” protostorico e la “presenza identitaria” di Dedalo e Minosse alla Gurfa;
b) la posizione espressa, almeno fino ad ora, dalla Soprintendenza Archeologica di Palermo sulle cosiddette “Grotte della Gurfa”, che così si riassume: ” … l’insediamento rupestre non sembra frutto di un unico atto progettuale ma di almeno tre momenti distinti: inizialmente, sulla parte meridionale del rilievo sono state scavate alcune sepolture ‘a grotticella’ databili all’Età del Bronzo (II millennio a.C.); in seguito, forse in età altomedievale (V-X secolo d.C.) potrebbe essere stato realizzato il grande vano campaniforme … In età normanna il casamento entrò a fare parte dei possedimenti dell’Ospedale di San Giovanni dei Lebbrosi di Palermo e più tardi la Gurfa fu compresa tra i beni della Magione e dei Cavalieri Teutonici, che gestivano i possedimenti della stessa chiesa e a cui l’Ospedale di San Giovanni dei Lebbrosi era passato con tutti i suoi beni rurali; il valore produttivo e strategico del vasto territorio del feudo fui sottolineato anche dalla presenza alla Gurfa di un Precettore dell’Ordine militare, che gestiva i beni del territorio e da cui dipendevano i possedimenti teutonici del comprensorio”. (1)
La Gurfa, nei documenti d’archivio disponibili, è data per certo come popoloso e florido casale ‘arabo’ già esistente nel 1150, quando fu concesso dal Re Guglielmo allo Spedale dei Lebbrosi di Palermo. Successivamente il Casale entrava a fare parte dei possedimenti dell’Ordine Teutonico a cui lo Spedale dei Lebbrosi passava con tutti i suoi beni. Quindi alla Gurfa, come in tutta l’area gravitante sull’insediamento fortificato di Castronovo di Sicilia (PA), è attestata la presenza dell’Ordine Teutonico, che era strutturato in Commende, stanziate in Sicilia a Palermo, Messina, Agrigento e Castronuovo, oltre quelle rurali nei feudi di Margana (vicino a Vicari, PA), Risalaimi (Marineo, PA), Gurfa (Alia, PA) e Meselarmet (Salemi, TP). (Fig.3)
Fig. 3 – I possedimenti dell’Ordine Teutonico in Sicilia. Immagine da: A. Giuffrida, H. Houben e K. Toomaspoeg, “Atti del convegno internazionale di studio-Agrigento, 24-25 marzo 2006”, ed. Mario Congedo, Galatina 2007, p. 213.
Per capirne di più e meglio, citiamo da un importante intervento sui Cavalieri Teutonici alla Gurfa/Gulfa di Alia, di Giulia Rossi Vairo: “… Nel Medioevo, tutti i feudi della provincia siciliana dell’Ordine … furono muniti di queste tipologie di edifici che si potrebbero definire come casali fortificati. Un caso molto singolare è rappresentato dal feudo della Gulfa al cui centro si trovava un gruppo di grotte altomedievali, utilizzate come fortificazioni dagli Arabi nel corso della loro insurrezione contro Federico II (nel 1219). I Teutonici non sono intervenuti sulle grotte, limitandosi ad innalzare un muro difensivo davanti al loro ingresso, di cui oggi si vedono ancora le tracce del basamento”. (2)
Nel condividere l’attestazione autorevole, “I Teutonici non sono intervenuti sulle grotte”, aggiungo questa altra importante considerazione a margine sul tema: che la stessa attribuzione a “fossa granaria medievale” dello spettacolare ambiente campaniforme della Gurfa, data per certa sulla base di una attribuzione dell’importante medievista H. Bresc (3) – che pare non sia mai stato in visita alla Gurfa ma ne abbia avuto notizia riportata sulla base di disegni sommari, oltre che dai dati di archivio sulla notevole produzione cerealicola riferita però al feudo Gurfa – si basa su una cartografia riportata nel suo testo di riferimento, in cui il sito “Gulfa/Gurfa” viene addirittura censito come “castello” (!). (Fig.4)
Fig. 4 Particolare della mappa sulle fosse granarie nella Sicilia medievale, con la Gulfa/Gurfa segnata come “castello”, dal testo di E. Bresc citato in nota (3)
Tiriamone qualche utile conclusione facendo dunque questo ragionamento: per il complesso di indizi e riferimenti alla sofisticata conoscenza rituale e simbolica, in effetti quel suggestivo ambiente campaniforme della Gurfa, con tutto il resto che si spiega solo a partire da esso (cripte, vasche e cisterne per abluzioni, vani di rituale, croci/IHS sulla soglia), potrebbero teoricamente averlo costruito i Cavalieri Teutonici (fondati nel 1198), se non fosse per il fatto contrario che la Gurfa attuale è attestata già in documenti del 1150 quando fu concessa dal re Guglielmo allo Spedale dei Lebbrosi di Palermo. Quindi la spiritualità Templare di sensibilità tedesca trovò nel sito quello che di mistico rituale ed eroico cercava … già fatto. E lo riusò, riadattandolo, nel rispetto profondo della memoria storica e dell’originario “genius loci”.
Per quanto riguarda quindi la generica attribuzione degli ipogei, ed in particolare del monumentale ambiente campaniforme tholoide forato in alto, a “fossa granaria” di epoca “post-antica o medievale”, ancora adesso sostenuta da qualche studioso in assenza di reperti e datazioni da scavo archeologico, è utile riportare e riflettere sulla citazione di Biagio Pace, probabilmente alla base dei successivi “equivoci” sui “trogloditi/bizantini” della Gurfa: “Altri gruppi trogloditici affini sono diffusi nelle riposte cave del siracusano e d’altre località della Sicilia. … le grotte di Gulfo in vicinanza di Alia, sfuggite fin’ora agli studiosi … E’ sperabile che nuove segnalazioni permettano una più compiuta conoscenza di così originali testimonianze della vita sociale d’età bizantina. Ritiene l’Orsi che ‘questi trogloditi fossero discendenti … dagli antichi siculi’ di cui rimasero sempre dei nuclei attardati; il che non ha bisogno di commenti, rispondendo appieno alla conoscenza della demografia siciliana quale appare nella nostra ricerca. Non sarà difficile ammettere con l’Orsi che, il loro cristianesimo fosse ancora fornito di elementi pagani, e fra di loro s’incontrassero di frequente quegli eremiti veggenti in Dio … dediti alla contemplazione e alle penitenze, che fino al secolo X abbondavano in Sicilia, a detta di uno scrittore, come i prodotti del suolo …” (4)
Trovo perfettamente adeguata e corretta la risposta in proposito alla complessa problematica, fornita dalla seguente autorevole citazione che faccio mia per brevità:
“La tesi del Pace, tendente a individuare nell’epoca bizantina l’esistenza di nuclei familiari abitatori di caverne, magari discendenti dagli antichi trogloditi, non cozza con l’ipotesi di un’origine preistorica delle Grotte della Gurfa, le quali, grazie alla loro disposizione interna e posizione geografica, sono state abitate sino ai nostri tempi. Lo studioso non tratta l’importante problema di una loro collocazione nel tempo. La qualcosa lo avrebbe impegnato in ulteriori ricerche. E, non avendo elementi, si guarda bene dal datarle in epoca bizantina. Il riferimento a Paolo Orsi potrebbe essere un dato per cogliere qualche sua supposizione, ma non si pronuncia in maniera manifesta. E non ci resta che prenderne atto”. (5)
Possiamo quindi ragionevolmente concludere che la fonte di Biagio Pace, tendente a individuare nell’epoca bizantina l’esistenza di abitatori di quelle “grotte”, per discendenza diretta o attardata dagli antichissimi costruttori, non esclude l’ipotesi di un’origine preistorica dei nostri ipogei e Thòlos della Gurfa.
Per chi volesse saperne di più sui Cavalieri Teutonici dalle nostre parti rimando a: Antonino Sala, L’Ordine Teutonico in Sicilia. 1197-2019, Ed. Thule 2019, che contiene anche un mio breve intervento proprio sulla Gurfa.
Carmelo Montagna
Note.
(1) S. Vassallo e R.M. Cucco (a cura di), Archeologia. I siti dell’entroterra. Le mappe del tesoro. Venti itinerari alla scoperta del patrimonio culturale di Palermo e della sua provincia. Vol. n. 3. Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo-Regione Siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’Identità siciliana, 2015, intervento siglato M.C., pp. 26-27.
(2) Giulia Rossi Vairo, Le testimonianze storico-artistiche dell’Ordine Teutonico in Sicilia, in: AA.VV., I Cavalieri teutonici tra Sicilia e Mediterraneo, a cura di A. Giuffrida, H. Houben e K. Toomaspoeg, “Atti del convegno internazionale di studio -Agrigento, 24-25 marzo 2006”, ed. Mario Congedo, Galatina 2007, pp. 208-209.
(3) H. Bresc, Fosses à grains en Sicile (XIIe – XVe siècle), in M. Gast, F. Sigaut (a cura di), Les techniques de conservation des grains à long terme. Leur rôle dans la dynamique des systèmes de cultures et des sociétés, Paris, 1979, pp. 113-121.
(4) Biagio Pace, Arte e Civiltà della Sicilia Antica, ed. Società Editrice Dante Alighieri, prima edizione 1935. Opera consultata, ristampa anastatica del 1981 Vol. IV , ed.1949, pp. 269-270.
(5) E. Guccione, Storia di Alia 1615-1860, Salv. Sciascia Editore, 1991, p. 38. L’autore affronta il problema delle Grotte della Gurfa, con approfondita citazione di fonti, al paragrafo 5 del Capitolo 1, pp. 29-39.