Cefalù, “Frammenti inestirpabili”: al Cinema Di Francesca documentario sul fotografo Giovanni Chiaramonte

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Uno sguardo che attua un viaggio interiore, il viaggio nella Sicilia degli anni 60, pregna di involontaria bellezza e già preda della speculazione edilizia e dello scempio industriale teso ad uno sviluppo improponibile e mai giunto.

È il viaggio di un maestro della fotografia che si veste di altre immagini, quelle girate da Valentina Pellitteri autrice del documentario Terra del Ritorno – omaggio a Giovanni Chiaramonte, presentato al pubblico di Cefalù nell’ambito del ciclo “Incontri al Cinema”, promosso dall’ Associazione Amici del Cinema Di Francesca.

Il documentario, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia, sezione Sicilia, nell’anno accademico 2011 – 2012, narra il percorso artistico e quello esistenziale di Chiaramonte, scomparso il 18 ottobre 2023, con lo stesso maestro come protagonista del film, narratore di sé stesso e del proprio rapporto con la fotografia ed il paesaggio, suo abituale soggetto, ora nella forma di monologo ora nella modalità di un dialogo tra maestro e allievo (quest’ultimo è Marcello De Masi, suo giovane assistente della cattedra di Teoria e Storia della Fotografia presso lo IULM di Milano).

Il racconto, in realtà, porta lo spettatore anche a Milano e a Berlino, rispettivamente la meta finale e il punto di inizio di una “migrazione senza fine e senza Itaca”: Berlino scelta come soggetto con il quale iniziare l’indagine della realtà attraverso la fotocamera, quel terzo occhio che vede e infine restituisce ciò che gli occhi non possono vedere, e Milano in cui Chiaramonte vive nel presente ritratto da Pellitteri, ed in mezzo un continuo tornare alla ricerca di un origine che non è dove si è iniziato a capire il proprio bisogno di rappresentare ma il topos di provenienza genealogica e culturale; per Chiaramonte, nato a Varese da emigrati siciliani, questa origine inafferrabile è rappresentata dalla città e dal territorio di Gela, nelle cui rovine, del passato e della contemporaneità, il reporter torna continuamente a ricercare quella visione che conferma la lezione del suo autore di riferimento: il regista russo Andrej Tarkovskij.

Attraverso la produzione dell’immagine di cui nel film si svela il rituale complesso, il fotografo cerca di far emergere quel rapporto tra luogo e destino, e, nel caso di Chiaramonte, un luogo che è due volte metafora della perdita irrimediabile: di identità personale per l’individuo, il cui cordone reciso non è più nutrito con la linfa dell’appartenenza, e di identità storica per il luogo stesso separato dal proprio passato dai disastri naturali e soprattutto umani. Di tutto restano frammenti, per l’appunto inestirpabile, dal paesaggio così come dall’anima.

Conduttore del dibattito con l’autrice, l’architetto Marcello Panzarella ha aggiunto al ritratto filmico il dato concreto di alcune lettere inviategli nell’ambito di un rapporto di amicizia e la proiezione di immagini realizzate da Chiaramonte in anni più recenti per la sua ultima pubblicazione dal titolo emblematico “l’ultima Sicilia”: immagini ancora incentrate sui contrasti che occupano per intero la riflessione di Chiaramonte, una altalena tra archeologia e violenza, la finestra ottica e spirituale che fissa in modo concreto la dominanza della rocca e il dilagare della luce sull’abitato di Cefalù, come i ‘crimini e splendori’ sul mare di Himera.

Barbara De Gaetani