Oggi celebriamo i settantanove anni della liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Infatti, dal sacrificio di molte donne e uomini che si organizzarono nelle brigate partigiane per affermare i principi di libertà e democrazia, è nata la nostra Repubblica e la costituzione italiana.
Quest’anno commemorare il 25 aprile significa difendere ancora di più la nostra Carta Costituzionale dai tentativi di stravolgimento portati avanti dal governo di Destra, attraverso alcune proposte di legge, tra cui l’elezione diretta del capo del governo, che prevede un accentramento del potere nelle mani del premier e svuoterebbe, di fatto, il parlamento dalla funzione decisionale; anche il Presidente della Repubblica avrebbe un mero ruolo di rappresentanza e non eserciterebbe la funzione di indicare il premier e di sciogliere le camere. Inoltre, altri provvedimenti normativi, quali la riforma costituzionale della giustizia, comprometterebbero le garanzie di autonomia della magistratura con un pericoloso condizionamento da parte dei politici; anche la legge sul regionalismo differenziato, con la conseguente accentuazione delle diseguaglianze economiche e territoriali tra nord e sud dell’Italia, frammenterebbe il Paese, ad esempio, in venti regioni sanitarie, smantellando, in questo modo, la sanità pubblica.
Per quanto riguarda le relazioni internazionali, in questi ultimi anni c’è stato un peggioramento non solo per il conflitto russo-ucraino che ha determinato una corsa al riarmo degli USA e dell’Europa, coinvolgendo anche l’Italia, ma anche per le ulteriori tensioni in Medio Oriente, dopo che sulla Striscia di Gaza, il 7 ottobre, si è verificato il barbaro massacro operato da Hamas contro i civili israeliani, che si erano insediati come coloni. L’estrema reazione dell’esercito israeliano, con i massicci bombardamenti sulle popolazioni civili (34.000 vittime, di cui 12.000 bambini) è stata pure condannata dalla Corte Internazionale di Giustizia, e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha infatti votato una risoluzione sulla cessazione immediata del fuoco in tutta l’Europa.
Oggi quindi, celebrare il 25 aprile significa lottare per la pace e per il “Cessate il fuoco” in quei territori martoriati dai conflitti, unitamente alla difesa della democrazia e dei principi costituzionali, così come sono stati sanciti dai nostri padri costituenti, appartenenti a tutti i partiti antifascisti.
Anche se le forze più reazionarie e fasciste si sono subito rivelate nemiche della Democrazia e della Costituzione, attraverso un disegno stragista a partire dagli anni Settanta-Ottanta, fino agli anni Novanta, con le stragi di Capaci e via D’Amelio, volto a creare uno stato autoritario e soffocare il processo di emancipazione delle classi lavoratrici.
Ricordiamo infine il protagonismo delle partigiane e dei partigiani siciliani nella lotta di liberazione, menzionando tra le partigiane meridionali Maddalena Cerasuolo, la quale ebbe un ruolo di primo piano durante le quattro Giornate di Napoli, nel difendere il ponte Sanità dal tentativo dei tedeschi di farlo saltare; Eugenia Corsaro, che, appena dodicenne, diede un notevole contributo alla lotta contro i nazifascisti e rimase uccisa durante un’operazione di sabotaggio; Francesca Alongi, staffetta partigiana operante nella valle dell’Orco, in provincia di Torino, uccisa a diciassette anni in un agguato nazifascista l’11 gennaio 1945 a Montalenghe (TO); Beatrice Benincasa, originaria di Catania, partigiana della brigata Matteotti, staffetta, catturata, torturata e uccisa il 17 novembre 1944 a Monza; Ester Bruno, nata a Palazzolo Acreide, partigiana attiva nel Lazio dal 9 settembre 1943; Flora Buttitta, originaria di Palermo, fece parte della Brigata Matteotti nel milanese; Adele Cammarata, partigiana nativa di Marsala, che ha combattuto nel Lazio all’inizio degli anni ’40; Giovanna Talluti, nata a Caltanissetta e Giuseppina Vittone Li Causi, moglie del dirigente nazionale del PCI, Girolamo Li Causi, partigiana naturalizzata a Termini Imerese.
Dagli archivi dell’ANPI, emerge principalmente in maniera evidente il contributo dei partigiani termitani alla Resistenza di cui si ricordano Girolamo Li Causi (nella foto), giornalista, sindacalista, comunista partigiano, componente del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, senatore della Repubblica e padre costituente, trascorse nove anni di carcere e sei di confino di polizia; Leonardo Longo, catturato e deportato dalle SS nel campo di sterminio di Dachau; Rino Morini, che operò nell’appennino tosco-emiliano; Giovanni Di Pietro militò nell’ottava divisione Gruppi Italiani della libertà, caduto in combattimento il 4 dicembre del 1944; Raimondo Morreale, appartenente al Corpo Volontario della Libertà ( Formazione “Melis”); Salvatore Minasola, operativo sul fronte greco-albanese, che si unì alle formazioni partigiane greche; Francesco BovaConti militò nella 7^ Brigata Garibaldi e fu catturato dai fascisti il 9 dicembre 1944, venne fucilato a Sabbiuno di Paderno il 14 dicembre del 1944; Alfonso Mirabella, agente di Pubblica Sicurezza e partigiano sotto copertura, morì in combattimento il 30 aprile 1945 nella battaglia per la liberazione di Genova; Agostino Scarpaci, agente di Pubblica Sicurezza e partigiano sotto copertura, appartenente all’11^ Divisione Garibaldi, fece parte della SAP (Squadra Azione Partigiana), cadde in combattimento il 28 aprile 1945, Gaspare Pirrone, partigiano del CDO, 5^ Divisione Aqui, in seguito fece parte della 5^ Divisione Alpi. Fu fucilato dai tedeschi il 23 dicembre 1944; Salvatore Aglieri, partigiano della 2^divisione Garibaldi Cascione; Umberto Carmelo Caruso appartenne alla formazione Partito D’Azione; Vincenzo Casamento, maresciallo ordinario di artiglieria, fece parte delle brigate Rocca Arezzo dall’ottobre 1944 a giugno 1945; Luigi Perrone partigiano, aderì alla 5^Brigata “Val Ellerio”. Fu ucciso dai dai nazifascisti il 23 dicembre 1944°presso Roccaforte Mondovì (Cuneo); Giuseppe Zacchino aderì alla 49^ Brigata Garibaldi; Camillo Oliva partigiano e combattente nella G MOGL Battaglione Superga, fu ferito durante un combattimento a Corio (To)il 20 sette del 1944.
Invece tra i deportati nei campi di concentramento e gli internati militari ricordiamo Cosimo Di Lisi, che si rifiutò di aderire alla Repubblica sociale italiana di Salò, fu deportato nel campo di concentramento tedesco di Gleiwitz, e per questo decorato con la croce al merito di guerra e medaglia d’onore; Antonino Lo Bello, deportato nel campo di concentramento tedesco Straflanger Vid per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica sociale italiana di Salò, e per questo decorato con medaglia d’onore; Antonio Morreale, rifiutatosi di aderire alla Repubblica Sociale italiana, fu deportato in un campo di concentramento in Austria; Francesco Minasola, ufficiale dell’esercito italiano rifiutatosi anche lui di aderire alla Repubblica Sociale italiana, fu deportato nel lager Sandbostel in Germania, Antonino Bova deportato in campo di concentramento e deceduto a Olawaskie e sepolto a Bielany/Varsavia nel cimitero militare italiano d’onore; Agostino Gallegra capo marina sergente cannoniere, fu deportato in campo di concentramento per essersi rifiutato di collaborare con il regime nazista, deportato nel campo di concentramento IXB, fu liberato dagli americani, è deceduto il 14 maggio1946 per le malattie contratte durante la prigionia. Pasquale Azzarello internato militare, catturato a Bolzano il 9 settembre 1943 e deportato in Germania Stalag IIIB, poi ritornato in Italia il 3 ottobre 1945; Salvatore Di Maria deportato nel campo di concentramento, deceduto il 6 marzo 1945 e sepolto ad Amburgo nel cimitero italiano d’onore; Girolamo Minasola, ufficiale dell’esercito italiano, si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale italiana e fu deportato nel lager Sandbostel in Germania presso Bremervorde; Calogero Morreale della Marina militare Cacciatorpediniere Pigafetta, fu catturato a Venezia il 9 settembre 1943 e deportato in Germania, a Francoforte, ritorna in Italia il 16 marzo 1945. Invece i termitani confinati, perché antifascisti, furono Simone Fardella, agente postale comunista e per questo arrestato e confinato; Pietro Lello, falegname comunista, arrestato e confinato durante il regime fascista; Antonino Costa, ferroviere, arrestato e confinato perché antifascista; Carlo Marfisi aderì alla 3^ Divisione R Servizio X dal gennaio 1945 al giugno 1945; Antonio Russello aderì’ alla 19^ Brigata Sap dall’ottobre 1944 a giugno 1945.