Aurelio Pes e la Gurfa di Alia

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Aurelio Pes (1942 – 2020) fu scrittore, drammaturgo e critico d’arte fra i maggiori del panorama contemporaneo. Lo conobbi nella veste di Direttore dell’Ufficio Speciale per gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale e del dipartimento Beni culturali della Regione Siciliana, veste al tempo, breve, in cui svolsi il ruolo “militante” di consulente per l’amico Assessore ai Beni Culturali Alessandro Pagano. Diventammo amici con reciproca stima, cosa che continuò con belle discussioni sugli interessi comuni di ricerca; ovviamente indagine sulla Gurfa di Alia compresa e condivisa, con un bel ricordo del viaggio-sopralluogo che facemmo assieme all’amico Vincenzo Corseri.

Oltre la sua opera intellettuale di rilievo, in breve questo resta del suo impegno civile: nel 2002 ha diretto l’Accademia di belle arti di Palermo e dal 2005 fino al 2013 componente della commissione scientifica del Registro Eredità Immateriali della Sicilia; dal 2014 consigliere d’amministrazione della fondazione Piccolo di Calanovella. Ha vinto il premio ‘Flaiano’, il premio ‘Città di Monreale’, il premio ‘Nietzsche’, il premio ‘UNESCO’. Ha ideato il primo convegno sul ‘Piano Colore’ delle città mediterranee e il ‘Museo Ebraico’ di Palermo.

Aurelio Pes e Carmelo Montagna nella thòlos della Gurfa. (Foto di Vincenzo Corseri)

Questo per me, dalla penna “inattuale” dell’amico comune Tommaso Romano, è il suo profilo più intrigante: “Aurelio Pes … mi appare spesso come d’essenza eterea, capitato qui dal primo Settecento francese, quello prerivoluzionario per intenderci, aperto però al mare dei novatori d’arte e lettere di ogni età. Esteta e gentil uomo, dandy senza stare in posa nel piedistallo, ama Goethe e Cagliostro, Pound e Balzac, Lucio Piccolo di Calanovella senza identificarsi in nulla se non con la propria conclamata e levigata discrezione sincretistica. Un pò alchimista e un pò gran maestro, Pes conosce il linguaggio dei simboli e quello esoterico dei colori, come un antroposofo alla corte di Rudolph Steiner a Dornach. … Sa di essere sprecato rispetto alla mediocrità dei tempi, ma sopporta con finta letizia le afflizioni dell’ora presente. Ogni tanto scompare, in letargo per qualche tempo e ricompare come in epifania. … Aurelio è unico come voleva Max Stirner, la sua biografia è la sua opera, la sua opera è la sua biografia.” (https://www.culturelite.com/…/profili-da-medaglia-61…)

Aurelio Pes con Tommaso Romano

Per il processo indiziario della “perizia tecnica” che ho in corso sulla “Via della Thòlos” è necessario riportare in luce le parti salienti della presa di posizione netta e chiara di Aurelio Pes sulla “questione della Gurfa”, pubblicato sul Giornale di Sicilia del 16.2.2010, p.36, nella sua rubrica periodica Cronache d’arte, a recensione del mio libro “Il Tesoro di Minos”, edito da OSM nel 2009 e curato da Alessandro Musco, filosofo storico e medievista di valore.

“Un libro ‘Il Tesoro di Minos’ di Carmelo montagna accende i riflettori sul sito di Gurfa ad Alia. L’ipotesi: tempio grandioso, scavato nella roccia per le investiture regali. … da sempre dotti e accademici, più che agevolare il corso degli eventi, si sono posti a loro argine … Ai nostri giorni, un cammino altrettanto accidentato si tenta di creare attorno a uno studioso, Carmelo Montagna, e alle sue meditazioni sulle Grotte della Gurfa ad Alia, sito che meriterebbe l’attenzione dell’Unesco, ufficialmente invece ritenute semplici insediamenti trogloditici o ricovero di greggi e di pastori; mentre per Montagna esse sono con maggiore perspicuità i rudimenti d’un santuario preistorico, ancora oggi, dopo incendi e spoliazioni, disseminato di segni e di simboli inequivocabili. Scavati con immensa fatica nella roccia viva, questi vani ipogei erano insediati nel cuore di un territorio un tempo ricco di risorse minerarie come lo zolfo, i sali potassici, il bitume adibito a rendere impermeabili case e imbarcazioni. In quantità considerevoli vi si trovavano inoltre il salgemma e l’allume, ottimo disinfettante, ancora apprezzato nel medioevo dai miniaturisti … Le grotte, in un tale contesto economicamente e culturalmente evoluto, non sembrano poter essere dunque altro se non un tempio grandioso, oltre che luogo deputato, in età protostorica, alla trasmissione e investitura della regalità, come si deduce da analoghe suggestioni di matrice egeo-minoica, con le quali condivide il coordinarsi dello spazio scavato attorno a un centro; la penetrazione della luce da un oculus sommitale, elemento architettonico che ritroviamo ancora nel Pantheon a Roma (anch’esso di insediamento trogloditico?); la presenza, negli ambienti che si avvicendano, d’una botola, raccordo con il mondo sotterraneo degli antenati; il ricorrere infine sulle pareti di iscrizioni di varie etnie, come quella rinvenuta dal grande epigrafista Benedetto Rocco, che riproduce il nome del dio fenicio Melqart; o del tridente, simbolo di Poseidone, scoperto invece da Carmelo Montagna. il quale così conclude la sua argomentata ricerca: ‘Colpisce ancora adesso il visitatore di questi ambienti, la grandiosità delle dimensioni legate al fascino d’una luce straniante che, in maniera sempre mirabile, penetra nella penombra con lame taglienti o soffuse, creando una vitalità e una vibrazione di quello spazio del tutto particolare, sino a trasformarlo in luogo d’incantamento e di pienezza aurea.” Suggestione accresciuta dal fatto che questo spazio, comunicando … con i domini inferi e culminando nella volta celeste, da sempre sede eterna degli Dei, costituisce il simbolo compiuto del cosmo, che specularmente si manifesta nella pietra che canta, se chi la foggia è degno d’essere un re; mentre quella su cui è assopito Giacobbe, tende a sua volta a trasformarsi nel centro dove cielo terra e mare si confondono, trasumanando l’intero universo. Tale è infatti l’energia spirituale impressa dall’artefice, da donare ai suoi manufatti sacri la sussistenza oltre la deperibilità e l’ampiezza oltre il recinto, come accade nelle nostre chiese, per cui calpestare un labirinto graffito nel marmo, anche se muoviamo pochi passi, è pari a un lungo viaggio in Terrasanta, o a un’indulgenza plenaria. Il libro sulle Grotte della Gurfa, ‘Il Tesoro di Minos’ di Carmelo montagna, è pubblicato da ‘Officina di Studi medievali’, a cura di Alessandro Musco.”

(Aurelio Pes, Quelle grotte Santuario preistorico, in Giornale di Sicilia, quotidiano, rubrica Cronache d’arte, 16.2.2010, p.36)

Articolo di A. Pes di recensione de Il Tesoro di Minos sul Giornale di Sicilia del 16.2.2010

Carmelo Montagna