Il piccolo comune di Isnello, poco meno di 1300 abitanti a 80 km da Palermo, entra nel guinness dei primati. Il Consiglio Comunale nella seduta del 10 luglio 2024 ha infatti bocciato per la seconda volta in meno di due anni il regolamento per la diretta streaming proposto dal gruppo consiliare “Fare Comunità”.
Risultato: anche per questa volta la cittadinanza si vede negare un diritto che nella maggior parte dei comuni d’Italia è qualcosa di estraneo alla contesa politica.
Al Comune di Isnello, guidato dal sindaco Marcello Catanzaro – astro nascente del PD nella Provincia di Palermo e in particolare sulle Madonie -, la prima volta che è arrivato in Consiglio il Regolamento per la diretta streaming era il 10 febbraio 2023. In quell’occasione, con dichiarazione della capogruppo di maggioranza (lista civica “Partecipazione e Impegno 2.0”), Maria Enza Capitummino, venne spiegato che “il coinvolgimento si realizza soltanto programmando e sacrificando del tempo per assistere concretamente ad un appuntamento importante come lo è il Consiglio Comunale”, che “la partecipazione deve essere attiva e fisica”, che “tutto diventerebbe ‘televisione’, tutto diventerebbe film”, che viviamo “in un momento storico in cui il pensiero e le opinioni personali si riducono troppo spesso alla apposizione di un semplice like o di commenti polemici, vuoti di contenuti, poveri di conoscenza e pieni, troppo pieni di pregiudizi e luoghi comuni”.
In pratica il diritto dei cittadini ad essere meglio informati e la conoscenza dei fatti ad Isnello diventerebbero l’origine dei “pregiudizi” e dei “luoghi comuni”.
Tutto legittimo, per carità, ma poi succede che il 25 gennaio 2024 il Consiglio dell’Unione dei Comuni Madonie a Petralia Soprana approva all’unanimità il regolamento per la diretta streaming, quindi con il voto favorevole anche dei due consiglieri di maggioranza di Isnello.
Lo stesso regolamento, per non creare imbarazzi alla maggioranza viene inviato al Comune (prot. 3434 del 27 maggio 2024) un mese e mezzo prima del Consiglio che lo boccerà nuovamente.
Stavolta la dichiarazione del capogruppo di maggioranza ribalta quella di un anno e mezzo prima sostenendo che “il gruppo di maggioranza consiliare non riscontra motivi ostativi nel riconoscere nel merito la opportunità̀ di provvedere alla diretta streaming delle sedute del Consiglio Comunale”.
E così assistiamo alla prima giravolta, con l’ostentata sicurezza di chi non teme di contraddirsi, dal momento che i “film” di cui si parlava prima sembra siano spariti dalla testa dei consiglieri di maggioranza. Però nasce un nuovo problema: il “metodo”.
Infatti la capogruppo scrive che un regolamento così importante “deve essere necessariamente un regolamento largamente condiviso” che non può essere “imposto da un quinto dei consiglieri, pretendendo che gli altri siano semplicemente d’accordo”.
Come se la maggioranza non avesse avuto un mese e mezzo per contattare la minoranza per uno schiticchio o un aperitivo, dal momento che non esistono altri spazi di confronto (come le commissioni consiliari, le conferenze dei capigruppo e altro) sia pur richiesti da due anni con insistenza e fino alla nausea dalla minoranza con interrogazioni, dichiarazioni in consiglio e comunicati.
Cosa si pretendeva? Che l’avremmo chiesto in ginocchio per non essere tacciati di “volgarità” e di usare “metodi populisti” come è stato affermato durante la lettura della dichiarazione di voto allorquando la maggioranza consiliare ha posto come “condizione il fatto che il gruppo consiliare (ndr: il gruppo “Fare Comunità”) riveda i presupposti che hanno animato il loro (sic) agire, in particolare su questo punto”? Che una ipotetica “pace politica” sarebbe il presupposto dell’approvazione di provvedimenti dei quali non si vuole entrare neanche nel merito? Che a Isnello non è possibile fare opposizione se non affiancando la maggioranza?
Noi non ci stiamo!
Come se la maggioranza, e qui assistiamo alla seconda giravolta, non condividesse quel regolamento adottato dall’Unione dei Comuni con il voto favorevole dei suoi consiglieri.
In fondo è una declinazione del metodo NIMBY, (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”) per cui quello che va bene a Petralia non va bene a Isnello. Sarebbe troppo comodo.
Del resto, la condivisione non è mai stato il metodo della maggioranza che non ha mai in questi due anni coinvolto la minoranza quando si trattava di adottare o cambiare dei regolamenti (da quello del funzionamento del Consiglio Comunale a quello della distribuzione dell’acqua potabile a quello sulla protezione civile o sulla videosorveglianza (ah, la privacy) e nonostante tutto, in diverse occasioni la minoranza ha votato a favore pensando che il bene della comunità fosse superiore a certe beghe da comari. Cosa che è successo anche durante la seduta del 10 luglio, sia prima che dopo la bocciatura del regolamento per la diretta streaming.
E allora, perché si dovrebbe credere alle parole della maggioranza sul metodo? Semplicemente perché se non c’è traccia (se non nei verbali, necessariamente sintetici, dei vari segretari che si succedono) di quanto e di come si discute nei Consigli comunali, non c’è modo di dimostrare le qualità politiche delle proposte di una parte o dell’altra. Diventa così un modo per silenziare la minoranza facendo pagare il prezzo ai cittadini a cui viene tolta un’opportunità per essere informati su fatti che riguardano le loro esistenze e la loro vita quotidiana.
Se è vero che la maggioranza non ha nulla da nascondere rispetto a quanto accade in Consiglio lo dimostri con i fatti, presenti lei il regolamento per la diretta streaming e dimostri di non avere paura e di essere per una volta coerente. E dopo il regolamento non faccia aspettare anni prima di attrezzare l’aula del Consiglio per la diretta. L’Unione dei Comuni dopo aver approvato il regolamento ci ha messo solo 5 mesi per trasmettere online il suo primo consiglio.
Gianpiero Caldarella e Filippo Alfonso per il gruppo consiliare “Fare Comunità”
Nella foto sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro (al centro con camicia verde) con consiglieri comunali e assessori.