Nei mesi di marzo e aprile di quest’anno il “Comitato CittàPorto per un futuro sostenibile” è stato promotore di una iniziativa di democrazia diretta con l’invio al Comune di Termini Imerese di una deliberazione di iniziativa popolare tramite la raccolta di firme.
L’oggetto della deliberazione era: “Atto di indirizzo del Consiglio Comunale nei confronti della Giunta Municipale per gli adempimenti di competenza relativi al Piano Regolatore del Porto e per la tutela dell’ambiente“.
La raccolta firme ha conseguito e superato, come previsto dallo Statuto, il 2% del numero dei cittadini iscritti nelle liste elettorali. Quindi è costato al Comitato un notevole impegno di energie e di risorse.
“Aldilà dei contenuti della deliberazione – scrivono i promotori in una nota – che abbiamo ampiamente descritto e pubblicizzato, dobbiamo denunciare il notevole ritardo con cui il Comune sta procedendo. La proposta di deliberazione, congiuntamente alle firme raccolte, è stata presentata in data 11.4.2024 e doveva essere esaminata e inviata al Consiglio Comunale entro 30 giorni (così prescrive lo Statuto).
Ad oggi, quindi ad oltre 100 giorni dalla presentazione, non risulta che la deliberazione sia stata trasmessa al Presidente del Consiglio Comunale, né, tantomeno, sono state rese note le ragioni di tanto ritardo.
A chi giova questo ritardo? Per fare chiarezza sulla vicenda questo Comitato ha presentato un esposto all’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica e alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Termini Imerese. Nel frattempo l’Autorità portuale ha operato e continua ad operare, in assenza di uno nuovo strumento di pianificazione, con progetti e iniziative non in linea con il vigente Piano Regolatore del Porto. Riteniamo che questo modo di operare violi il diritto dei cittadini ad esprimersi legittimamente con gli strumenti di democrazia diretta. Riteniamo che questo grave ritardo incida negativamente sull’ambiente e sulla salute dei cittadini delle zone residenziali e turistiche del centro storico per la emissione di inquinanti delle navi e delle “merci rinfuse” depositate sulle banchine.
Si auspica che gli organi preposti facciano su questa vicenda gli opportuni accertamenti”.