Ad un anno dalla scomparsa dell’artista cefaludese Giuseppe Collara: un ricordo

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Ha impresso su tele, muri e carta il legame viscerale con la terra d’origine declinandolo in una varietà di stili. Nella maturità artistica Giuseppe Collara ha prediletto il linguaggio astratto ed i colori che gli ricordavano il mare di fronte al quale era nato: il blu intenso del Tirreno osservato dalla scogliera della Giudecca, mischiato al giallo abbagliante della luce in piena estate, al rosso del tramonto che colora le facciate ma anche le colline retrostanti il paese, al marrone della terra.

Giuseppe Collara era nato a Cefalù nel 1948. È scomparso il 28 luglio di un anno fa, all’età di 75 anni, in Francia, eletta sua seconda patria. La sua formazione era iniziata presso l’Istituto Statale d’Arte di Cefalù ed era proseguita, poi, all’Accademia di Belle Arti di Palermo e quindi a Roma.

A Cefalù gli viene commissionata, subito dopo il diploma, la sua prima opera pubblica : l’affresco ‘Psiche and Love’, realizzato nel 1967 per i locali del nuovo Cinema Astro e ben noto alle generazioni di cefaludesi che hanno frequentato la sala.

“È un opera giovanile, legata al linguaggio formale, ispirata ai grandi modelli come Michelangelo, come era giusto che fosse per un artista agli esordi”  così l’artista soleva commentare l’inizio di un percorso ben presto approdato ad altri modi espressivi.

Negli anni 70, in seguito ad un primo trasferimento dalla Sicilia a Padova per insegnare materie artistiche, Collara entra in contatto con ambienti delle cerchie postcubista ed espressionista.

Dopo molti anni in Veneto, e molte mostre sia personali sia collettive, nel 1990 Collara lascia l’Italia per la Francia e si trasferisce a Mougins, dove apre un atelier non lontano dal mare e a pochi passi da quello di Pablo Picasso. La sua produzione  degli ultimi 20 anni è la conferma della scelta di una via assolutamente personale che si colloca fra l’uso del linguaggio tradizionale, certamente più evocativo delle suggestioni natie, e le potenzialità dell’arte informale che affida tutto alla comunicazione per linee e campi di colore che sembrano concentrare una grande quantità di contenuti.

Anche quando tornerà ad una rappresentazione più vicina al formale il maestro cefaludese non abbandonerà mai del tutto la modalità astratta che risponde meglio alle istanze della sua sensibilità. Nell’astratto è possibile compendiare il bisogno di una espressione libera da limiti in qualche modo codificati con l’aspirazione a restituire all’osservazione e alla memoria collettiva quanto di ineffabile si ritrova negli elementi che caratterizzano il mondo delle origini, soprattutto richiamandolo a distanza mediante il ricordo: le sue tele acquistano dimensioni consistenti e mostrano combinazioni di colore che non possono non suggerire l’isola delle prime visioni che si sono impresse con così grande forza nella mente dell’artista.

“Come in una sorta di big bang ancestrale, in ogni opera si ricrea e si rinnova un mondo che contiene il reale ed il sognato, che esprime l’esperienza reale e finita e le aspirazioni ad una dimensione più cosmica in cui le problematiche dell’ umano vivere sono superate da una definitiva comunione con la natura” (cit. Francesca Mezzatesta, critico d’arte che ha curato le più recenti mostre dell’artista nella città natale).

La natura diventa infatti l’elemento fondamentale del pensiero e del linguaggio artistico di Giuseppe Collara che produce ed espone lavori in Costa Azzurra ma anche in Borgogna, a Parigi e nel nord Italia.

Fra le mostre più significative ‘matièremotions’ (maison de la culture, Nevers,1994); Giuseppe Collara (Premery 1995); Festival Arts et Paroles (Saint-Saulge-Nievre, 1999); Picta (Chambéry, 2000); Collara (Galerie du Larith, Chambéry-Aix les Bains). Significativa anche l’esperienza di illustratore che intreccia la visione pittorica con quella espressa tramite la parola.

La sua presenza in Sicilia, soprattutto a Cefalù, è costante nel tempo e l’artista vi ritorna per ricevere nuova ispirazione e per partecipare ad occasioni di confronto con altri maestri della pittura ma anche del più vasto panorama artistico in generale.

Il suo percorso, non diversamente da quelli di quasi tutti gli spiriti realmente dediti all’arte, ha attraversato varie fasi di pari passo con l’evoluzione della tecnica ma soprattutto sembra una personale Odissea alla costante ricerca dell’intentato e del mezzo migliore per esprimere il proprio sentire, sempre tendendo verso una terra del ritorno. Quello che ha veramente contato, però, è stato il viaggio, con la meta nel cuore e nella fantasia, perché un vero approdo non c’è mai stato.

Barbara De Gaetani.