La Gurfa di Alia e l’importanza dell’informazione giornalistica

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Alfonso Lo Cascio, è il direttore di questa testata online che ci ospita, esperonews.it, dopo esserlo stato per la sua versione cartacea “Espero”, rivista di cultura, politica, informazione. E’ fondatore e Presidente regionale di BCsicilia, l’associazione a carattere regionale che si occupa meritoriamente di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Giornalista pubblicista, è da anni impegnato nell’ambito del volontariato culturale. Ha dato vita all’Università Popolare di Termini Imerese.  E’ stato inoltre direttore de “I racconti di Luvi”, quadrimestrale di letteratura, poesia e cultura, e fondatore della Casa editrice Don Lorenzo Milani. E’ in atto direttore responsabile della rivista “Galleria, Rassegna semestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane”. Ha tenuto relazioni e interventi in molti convegni e tavole rotonde, con svariate pubblicazioni di testi. Già componente della redazione dell’autorevole periodico “Segno” e collaboratore del prestigioso settimanale messinese a diffusione regionale “Centonove”, per il quale si è occupato con particolare attenzione, tra l’altro, dei nostri studi sulla Gurfa. Questo ne ha scritto in occasione della pubblicazione di Sulle tracce di Minosse, prendendo posizione, che riportiamo per memoria di archivio: ” La cavità, attribuita al periodo bizantino, sarebbe, in realtà, il thòlos più grande del Mediterraneo. … La suggestiva ipotesi è stata presentata durante un convegno ad Alia. ‘La monumentalità delle grotte non lasciano dubbi’… In realtà le grotte della Gurfa non hanno mai avuto l’onore, nonostante la loro monumentalità, di uno studio approfondito. Tra i pochi che le hanno citate va ricordato il celebre archeologo Paolo Orsi, che le osservò in una rapida ricognizione e in condizioni di fortuna essendo gli ambienti ancora abitati da contadini e bestiame, e le attribuì al mitico popolo preistorico dei ‘pelasgi’, una etnia che si credeva abitasse anticamente alcuni territori della Grecia. Circa venti anni fa l’architetto Silvana Braida ha prodotto uno studio più approfondito delle cavità, fornendo anche una prima serie di rilievi e proponendo un loro inquadramento nel contesto di monumenti simili presenti nel bacino del Mediterraneo in particolare con l’architettura maltese cosiddetta ‘megalitica’. in tempi recenti la loro attribuzione è stata molto più controversa, con archeologi che hanno dimostrato interesse per quella indicazione così antica mentre altri hanno invece ritenuto che le grotte siano da datare, come limite più remoto, non oltre il periodo bizantino. Ma per Carmelo Montagna gli archeologi hanno il dovere della scoperta dei reperti e della loro datazione, assieme all’altrettanto importante dovere della ricerca che hanno gli storici dell’arte, gli antropologi, gli epigrafisti, gli storici delle idee e delle religioni. D’altra parte, afferma, la vicenda dell’attribuzione dell’impianto della Gurfa all’età bizantina, o araba o addirittura al lavoro umile del contadino che ne ha fatto un silos per conservare le provviste in un’età storica imprecisata, è altrettanto opinabile perché fatta in totale assenza di reperti significativi. A suo parere alla Gurfa invece c’è l’ambiente campaniforme, la ‘thòlos’ più grande del Mediterraneo, che assieme all’adiacente vano ‘a tenda’, con cui è collegato da un corridoio, è sostanzialmente sovrapponibile in pianta ed in sezione con il vano funerario e la ‘thòlos’ cerimoniale del ‘Tesoro di Atreo’ a Micene, datato a circa il 1400 a.C. Ma non viene solo riscoperto il valore architettonico del complesso rupestre ma anche esaltato il suo ruolo nel contesto sacrale della Sicilia protostorica… Ma il destino del sito è segnato certamente dalla perdita della memoria di quei luoghi. E sicuramente Carmelo Montagna ha il merito di fare uscire la Gurfa dalla sua invisibilità millenaria, riportando alla luce anche la straordinaria ricchezza archeologica dei siti limitrofi, che soffrono oggi l’isolamento geografico, mentre nel mondo antico, come molte ricerche hanno dimostrato, furono meta ininterrotta di traffici, culture e commercio che hanno lasciato testimonianze importanti in tutta la vallata del Platani. … Da sottolineare l’estrema correttezza dello studioso che sa che questa tesi va sottoposta a severa e rigorosa convalida… ‘Fermo restando, che le ipotesi di studio elaborate dovranno necessariamente essere verificate sul piano più propriamente storico-archeologico, con l’ausilio di una missione di scavo ad opera di specialisti’. ma la ricostruzione di questo percorso inedito nel cuore della Sicilia protostorica, conferma ancora una volta che l’isola è l’affascinante terra del mito, in grado di far riaffiorare continuamente la magia seducente di antiche leggende che hanno caratterizzato la suggestiva e immortale storia dell’isola”.

(Da: A. Lo Cascio, Gurfa, qui giace Minosse, articolo in: Centonove, settimanale, n 33 – 2.9.2005, pp. 28-29).

Grazie direttore per la prestigiosa attenzione che continui a dedicare al nostro modesto lavoro di indagine.

Carmelo Montagna