Architettura protostorica e “Tradizione Dedalica” in Sicilia. Posizioni sulla Gurfa di Alia

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E’ accertata dunque la necessità di fare chiarezza “ufficiale” su “cosa è la Gurfa” di Alia, almeno nei suoi caratteri di appartenenza “genealogica”, visto che non possiamo “metterla a sistema” contemporaneamente come “fossa granaria grande”, o in subordine “archeologia minore”, realizzata in fasi varie di un indistinto e complicato “medioevo” o come “ipogeo protostorico memoriale di Dedalo e Minosse” nella Saga di Kokalos in Sikania. Per quanto mi riguarda ho da tempo messo a punto un filone di ricerca su questa inedita, vasta e diffusa nell’entroterra della Sicilia “povera”, Grande Architettura Clandestina (G.A.C.). Lo sto facendo, assieme a pochi altri, per le mie modeste competenze di architetto e storico dell’arte, appoggiandomi alle linee d’orizzonte dell’archeologia dei paesaggi e dei reperti/materiali disponibili al ricercatore indipendente. Un punto di forza per delineare il contorno totalmente inedito per la Storia dell’Architettura in Sicilia sta nel concetto di “Architettura di Tradizione Dedalica”. Ne ho trovato la sintesi che ne fece nel 1964 l’archeologo Giacomo Caputo nella citazione di orientamento che riporto: ” … la Sicania vera e propria è la costa della Sicilia centro-meridionale e del suo retroterra: la immaginiamo quasi come un triangolo con il suo vertice sul Tirreno… un problema fondamentale della storiografia siciliana…che si può indicare e rappresentare – simbolicamente – con tre nomi: Minosse, Dedalo e Cocalo re dei Sicani. … un evo vero e proprio. … nulla vieta che lo si chiami con la parola ‘dedalico’. La possibilità, non proprio d’una terminologia dedalica, ma d’una interpretazione sostanzialmente storica, riferita ai fenomeni archeologici diretti, o intravisti attraverso la descrizione degli antichi, nel campo dell’architettura della Sikania… Si dirà dedalico il filone che si riallaccia alla tradizione dello sbarco di Minosse, insieme con Dedalo, sulla costa sicana. … il termine, pur convenzionale di ‘dedalico’, si può e potrà ancora meglio applicare, quando e dove si conservi la testimonianza sul terreno, che possa riportarsi al periodo protostorico. E questo, mi pare, il caso delle manifestazioni monumentali rupestri di S. Angelo Muxaro… riguarda la trasposizione almeno della pianta da un contesto costruito con blocchi ad un altro ottenuto modellando la roccia internamente (o viceversa, se si vuole; ma non ce n’era bisogno; c’è roccia dappertutto), e questa traduzione di fatto serve a sostenere la tesi della tholos plastica di S. Angelo Muxaro forse derivata, nelle proporzioni, da esempi che chiamerei costruiti, noti attraverso rapporti vari, che non possono evidentemente precisarsi se non attraverso il supponibile apporto di tecnici, adombrati nel nome di Dedalo, costituente l’ossatura architettonica della Sicania, quale, sia pure teoricamente, riteniamo di potere già intravedere” .

Giacomo Caputo, Tradizione e corrente architettonica “dedalica” nella Sikania, in: Kokalos, X-XI 1964-1965.

Ricominciamo da qui.

Carmelo Montagna

  1. Rusconi, stampa 1553, Volo di Dedalo e Icaro