L’archeologo Pietro Griffo, nel merito della leggenda di Dedalo e la fondazione di Kamikos, sostiene che i primi rapporti di cultura e commercio tra la Sicilia ed il mondo pre-Greco dell’area Egea sono adombrati nella leggenda della venuta in Sicilia di un artefice di straordinaria capacità ed ingegno: l’architetto Dedalo, dal cui insegnamento nasce e si diffonde la “Tradizione Dedalica”. “E’ troppo nota … la leggenda della costruzione del Labirinto e della successiva disgrazia in cui Dedalo cadde nei riguardi del re, per aver favorito gli infami amori della regina Pasifae col Minotauro. Per sottrarsi alla giusta ira di Minosse, ecco che Dedalo si procura una nave (altra leggenda gli attribuiva a questo punto la meravigliosa invenzione del volo umano) e fugge da Creta insieme col figlio Icaro, che gli viene a mancare per disgrazia durante il viaggio. E ripara in Sicilia, nella sicana Inico, dov’era la reggia di un accogliente dinasta che aveva nome Cocalo. … E, più che altra famosa, a noi nota soprattutto da un passo diodoreo, la rocca di Camico, munita e inaccessibile, apprestata per Cocalo che vi trasferì la sua reggia, in un punto quanto mai controverso di quello che ai tempi della storico di Agira si considerava territorio agrigentino. Ma Minosse non ha intanto dimenticato l’offesa. Saputo che Dedalo si è trasferito presso il re dei Sicani, arma un potente esercito e salpa sulle sue tracce. Approda a Macara, sbarca le sue truppe e manda ambasciatori al re Cocalo perché gli consegni l’artista fuggitivo. Cocalo si trova in imbarazzo. Da una parte teme la potenza del talassocrate cretese, dall’altra non vorrebbe incorrere nel tradimento dell’ospite che stima. E giuoca la carta dell’astuzia e dell’inganno. Invita Minosse nella dedalea Camico fingendo di essere pronto alla consegna che gli è stata chiesta. Gli rende solenni onori, gli concede intimità nella sua casa. Ed ecco che le sue figliuole circuiscono l’ospite regale. Questi cade nell’insidia. E subisce nel bagno un attentato, nel quale trova la morte. Non è difficile far passare il delitto come una sciagura accidentale. Il corpo del defunto monarca, tra segni ostentati del più vivo cordoglio, viene restituito da Cocalo ai soldati cretesi, che gli fanno splendidi funerali e gli innalzano un magnifico monumento, di cui la parte interna è la tomba vera e propria, quella esterna un tempio consacrato a Venere. Esso dura … fino ai tempi di Terone (circa il 480 a.C.), quando se ne decreta la demolizione. … Questa la leggenda di Dedalo e della fondazione di Camico in una schematica esposizione quale può ricostruirsi soprattutto dalle notizie di Erodoto e di Diodoro, che non sembrano dubitare minimamente della veridicità di essa, tanto nelle sue linee essenziali che nei suoi elementi particolari.”
Citazioni da: Pietro Griffo, Ricerche intorno al sito di Camico, Agrigento, 1948.
Fascinazione della “dedalea Camico” da indagare.
L’aspetto più affascinante di queste nostre vertiginose considerazioni resta il filo d’oro che collega le pietre preziose di questi siti “marginali” dell’entroterra siciliano. A parte le discussioni legittime e molto specialistiche sul sito di Kamikos, quello che mi interessa in questa sede è il contesto di “archeologia del paesaggio” e sulla “Chora di Kamikos”, cioè sul territorio che quella città mitica controllava. Sono arrivato alla conclusione che la categoria “città” che noi usiamo non sia adeguata per capire esattamente ciò di cui invece si narra nella dimensione mitica: la Polis greca era formata da un’Acropoli/Santuario, dall’Astu/Agorà con i luoghi del potere e della rappresentanza politica e sociale, dalla Chora/territorio del dominio, definito dal Limem/Limes che è il “confine”, sia esso di “cultura” che “militare”.
Carmelo Montagna
Nella foto: Fabrizio Clerici, Il Minotauro accusa pubblicamente sua madre, 1948. Fabrizio Clerici (1913-1993) è fra i maggiori artisti italiani dopo De Chirico e Sironi. Il Minotauro che accusa sua madre è un dipinto tempera su cartone, in collezione privata; sul tema delle rovine degli uomini e del tempo ci tornò più volte con varie rielaborazioni di grande fascino e suggestione.