Per capirne di più, con Pietro Griffo, diamo credibilità al racconto della “Saga di Dedalo, Kokalos e Minos” come fatto da Erodoto (V° sec. a.C.) e Diodoro Siculo (I° sec. a.C.), accreditandoli come autentici fatti storici degni di memoria. Dallo Spirito del racconto emerge una sconfitta politica clamorosa della potenza del talassocrate Minosse ed una incredibile affermazione politica dell’astuzia di un re/eroe Sicano. Dalla Lettera del racconto risulta che il monumento funerario eretto per il Minos era un Heroon a doppia camera, in un “Santuario”, con l’ambiente destinato alle celebrazioni rituali e la cripta per la conservazione del corpo o di reliquie. Si trattava di un ambiente funerario annesso ad un importante Tempio di una divinità femminile –Venere/Afrodite – probabile figurazione del culto mediterraneo della Grande Madre. Il tutto doveva avere dimensioni, attributi architettonici e deposizioni adeguati alla grandezza di uno dei più importanti re della protostoria mediterranea. Per quanto riguarda la forma architettonica è evidente che doveva avere a che fare con la tradizione costruttiva, funeraria e templare, della coeva arte Egeo-Minoica: cioè la struttura a thòlos. Quella Tomba/Tempio/Santuario venne distrutta nel 480 a.C. dal tiranno di Agrigento Terone, che restituì i resti mortali di Minosse ai Cretesi.
Sia pure distrutta, la sepoltura di Minosse dove poteva trovarsi? L’unica risposta attendibile è quella che la pone “presso Camico”: così ci indica, per esempio, anche Aristotele (in Pol., II, 7,2). L’idea antica di città era inclusiva di tutto l’ambito di dominio esercitato sul suo territorio: la Chora. Dire allora che Minosse morì e fu sepolto “presso Camico” significa che la sua tomba va ricercata nel territorio/Chora di Kamikos.
“Camico sorse nel territorio politico di Akragas. Fermiamoci un poco a precisarne i confini…il confine orientale…a qualche distanza ad occidente della foce del Salso (Himera meridionale),…confine occidentale…al di qua di Eraclea Minoa…per il confine settentrionale le fonti classiche tacciono… nei tempi che precedettero Terone il territorio di Agrigento era limitrofo a quello di Imera. …il territorio di Agrigento dovette estendersi per gran tratto nell’interno dell’isola. Confine naturale da queste parti sarà stato con tutta probabilità lo spartiacque tra il Platani e il Fiume Torto. All’espansione politica agrigentina, già dal VI-V sec. a.C., va verosimilmente attribuito quanto di greco troviamo nella necropoli di Vassallaggi, tra S. Cataldo e Serradifalco, e nella fortezza di Kassar, presso Castronovo, che è oggi al confine tra le province di Agrigento e Palermo, come una volta doveva esserlo tra i territori di Agrigento e di Imera”.
Citazioni da: Pietro Griffo, Ricerche intorno al sito di Camico, Agrigento, 1948.
Alla fine Pietro Griffo, nell’opera che abbiamo citato, identificò il sito di Kamikos con Sant’Angelo Muxaro, ma quello che a noi interessa in questa sede è che con altrettanta (inconsapevole) maestria pose il sito della Gurfa di Alia, che evidentemente non conosceva, alle origini della valle dell’Halykos/ Platani, come limite settentrionale della Chora di Kamikos. Possiamo perciò ragionevolmente sostenere che l’Ipogeo/Thòlos della Gurfa si trova “presso Camico”.
Carmelo Montagna
Fabrizio Clerici, Tempio dell’Uovo al tramonto, 1971.