Doveva esser un ambiente funerario annesso ad un Tempio di Venere/Afrodite, di dimensioni adeguate alla grandezza di uno dei più importanti re della protostoria mediterranea. Per quanto riguarda la forma doveva avere a che fare con la tradizione costruttiva della coeva arte Egeo-Minoica: cioè la struttura a thòlos. Si trovava nella Chora di Kamikos. Per altri particolari sulla saga di Minosse in Sikania ci affidiamo ad Eugenio Manni : “Il protagonista vero non ne è Minosse, ma un re indigeno sicano, Cocalo, dietro il cui nome si cela presumibilmente … una divinità locale.… La monarchia cretese era … una monarchia teocratica, il cui re, investito del potere dalla divinità, governava come dio epifane e rinnovava ogni nove anni la propria investitura ritirandosi nella sacra caverna dell’Ida, dove appunto la divinità gli confermava il potere o lo chiamava a sé per l’eternità. Minosse, morto, continuava ad essere l’eterno giudice delle anime con Eaco e con Radamante. … Minosse era il figlio della massima divinità ‘mediterranea’, la dea cui Zeus poteva unirsi sotto forma di toro –Europa o Pasifae che fosse, dea dunque che poteva assumere essa stessa l’aspetto boomorfo. .. Minosse è dunque un dio, o ne incarna almeno le virtù, già nell’isola in cui è nato. Vediamolo ora in Sicilia. Qui si conservava di lui in piena epoca storica il sepolcro: morto a Camico per l’insidia tesagli da Cocalo, era stato sepolto con grande pompa dai suoi compagni. Costruito un duplice sepolcro, ne avevano deposto le spoglie nella parte segreta e avevano eretto un tempio ad Afrodite nella parte visibile. Le ossa erano state ritrovate e restituite ai Cretesi al tempo di Terone. Minosse era dunque stato synnaos (‘compagno di tempio’) di una dea che i Greci chiamavano Afrodite ma che, come ci dice Diodoro, riceveva largo culto dagli indigeni in Sicilia. In altri termini, nel territorio agrigentino esisteva una coppia divina costituita da una ‘Grande Madre’ e da un suo paredro che poteva esser identificato con Minosse … il tipo di tomba corrispondente a quella che per Minosse ci viene descritta in Sicilia è caratteristico … di un periodo compreso fra il 1600 e il 1200 a.C. E questo periodo si attaglia perfettamente alla tradizione che poneva la vicenda siciliana di Minosse fra il XIV e il XIII secolo. E veniamo a Dedalo … Dedalo (daidaleos è ciò che è frutto dell’ingegno e dell’arte…) … è un artefice solare: col sole vola da Oriente ad Occidente, da Creta verso la Sicilia, dove produrrà, come già in Creta, opere meravigliose … anche Dedalo è un dio e le sue caratteristiche ce lo presentano … come un dio ‘ermetico’… L’agrigentino Terone riscoprirà in una tomba connessa con un santuario di Afrodite le ossa del vecchio re e le riconsegnerà ai Cretesi. Così il circolo si chiudeva: i nuovi coloni agrigentini vendicavano in qualche modo la memoria del re di Creta. Su queste basi il dissidio che aveva contrapposto Minosse a Cocalo poteva ritenersi sanato. E di Dedalo, l’altro eroe della complessa saga sicana, si potevano celebrare le lodi e ricordare le grandiose imprese”. Citazioni da: Eugenio Manni, Sicilia Pagana, 1963.
Conobbi il prof. Manni ed il suo allora assistente Giuseppe Martorana per averci fatto, da “mosca bianca” e studente di Architettura, esami di Storia delle Religioni alla facoltà di Lettere e Filosofia. Non ebbi allora il tempo di discuterne per mie carenze conoscitive all’alba di questi studi ma questi indizi, assieme al “Limen della Chora di Kamikos” fissato magistralmente presso Castronovo da Pietro Griffo, alle sorgenti del Platani, ci portano agli ipogei della Gurfa di Alia.
Carmelo Montagna
In figura: Fabrizio Clerici, Latitudine Bocklin, 1979.