Dopo 52 giorni di incubazione le uova di caretta caretta deposte sul litorale di Cefalù lo scorso 10 luglio si avviano alla schiusa.
Da un paio di giorni lo staff del WWF Sicilia Nord Ovest, che insieme ad un nucleo di volontari coordina le attività funzionali all’ evento, ha predisposto nei pressi dell’’area di deposizione, un corridoio che segna il percorso fino alla battigia così che la corsa delle neonate tartarughine verso il mare possa avvenire in sicurezza e al riparo dal pubblico di bagnanti e venditori che popola l’arenile
Le caretta caretta sono la specie più comune nel Mediterraneo e tuttavia sono anche a rischio di estinzione proprio per il forte impatto della presenza umana sull’ambiente di riproduzione e di inizio vita. Non solo il turismo balneare limitatamente alle spiagge in cui le uova vengono deposte ed eventualmente si schiudono alla fine del lungo periodo di incubazione (che di solito si protrae fino ad un paio di mesi ma può anche superarli), ma le attività umane caratterizzanti i bacini antropizzati determinano condizioni di luce (artificiale) che disorientano gli esemplari appena nati e impediscono loro di raggiungere il mare dalle buche in cui le uova sono deposte.
Altri fattori di selezione, di tipo più naturale, quali la presenza di batteri e funghi che proliferano nei suoli eccessivamente umidi o di parassiti in grado di raggiungere il nido ed attaccare le uova, fanno si che solo una piccola parte della nidiata riesca effettivamente nell’impresa di iniziare quel primo viaggio a nuoto lungo 24 ore per allontanarsi dalla costa e spingersi in ambienti in cui le correnti concentrano un elevata quantità di nutrienti. Anche in questo spostamento i piccoli possono cadere vittima di predatori che portano il numero finale degli esemplari che potranno arrivare all’ età adulta ad assottigliarsi ancora.
La vita delle caretta caretta racchiude aspetti affascinanti e per certi versi misteriosi a partire dal momento dell’ accoppiamento : gli esemplari maschio e femmina si danno infatti convegno al largo di quelle spiagge di cui la femmina porta impressa una sorta di marchio di provenienza. Queste tartarughe possiedono, cioè, la incredibile capacità di ritrovare la spiaggia di origine, anche dopo migrazioni che le portano lontano svariate migliaia di chilometri. Tale straordinario imprinting si forma nei primi attimi di vita ed è pertanto fondamentale che in questi momenti non intervengano fattori di disturbo come cellulari ed altri campi elettromagnetici sovrapponibili al geomagnetismo, ma anche forti rumori e vibrazioni del suolo in cui avviene la fuoriuscita dai gusci.
Una volta fuoriuscite dai gusci le tartarughe impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie e quindi, in genere col calare della sera, correre verso il mare, loro ambiente naturale. A questo punto interviene un altro meccanismo di natura che fa si che attiva in automatico la ricerca della fonte più luminosa, rappresentata in condizioni normali, dall’orizzonte marino su cui luna e/o stelle si riflettono come in un arco a specchio.
Dove esattamente trascorrano i primi anni della loro vita dopo le magie descritte è un ulteriore mistero che i biologi marini non sono ancora riusciti a spiegare : solo dopo alcuni anni, raggiunte dimensioni che le mettano al riparo dalla maggioranza dei predatori, le Caretta Caretta riappaiono sulle fasce costiere.
La Sicilia rappresenta, nel Mediterraneo e nel mondo intero, una delle principali zone di nidificazione. In cima alla lista delle coste preferite sta la Riserva Naturale Orientata di Borgo Bonsignore nel territorio di Ribera, insieme alla più popolare Spiaggia dei Conigli sull’isola di Lampedusa e a quella della Pozzolana di Ponente, sull’isola di Linosa. Infine altro bacino di grande rilevanza è quello dell’ Oasi Faunistica di Vendicari Noto, già importante per la sosta di numerosissime specie dell’avifauna migratoria.
Le coste Siciliane sono dunque considerate un contesto di elezione per la salvaguardia della Caretta Caretta che fino an quarantennio fa erano osservabili con frequenza unicamente nelle spiaggie della Sardegna e sul versante ionico della costa Calabra.
Deposizioni occasionali sono state segnalate, in Sicilia, anche nella spiaggia di Giallonardo, vicino a Siculiana, in quella di San Marco presso Sciacca, entrambe in provincia di Agrigento, nella spiaggia di Mondello, nel comune di Palermo, e in quelle di San Lorenzo (Noto) e di Piccio, località costiera presso Avola.
Sul litorale Gelese sporadicamente nidificano alcuni esemplari tra il promontorio di Femmina Morta e la località chiamata Manfria. Anche lungo la costa catanese, sulla riva sabbiosa della Playa, intorno agli anni 2010 è tornata, dopo 35 anni, la Caretta Caretta
Ulteriori siti di nidificazione sono stati recensiti in provincia di Ragusa: a Pozzallo, Punta Secca e Santa Maria del Focallo; nel Trapanese presso Campobello di Mazara, (Tre Fontane) e a Triscina di Selinunte; nella spiaggia San Marco di Calatabiano, non lontano da Taormina. Sempre in provincia di Messina sono state individuate zone di deposizione a San Saba.
Cefalù si aggiunge, quindi, ad un elenco nutrito ma non lunghissimo e guadagnerà, se la schiusa andrà a buon fine, un posto di rilievo nella carta di identità biologica della specie Caretta Caretta dal momento che le caratteristiche del luogo verranno memorizzate dagli esemplari piccoli e diventeranno le coordinate che permetteranno il loro ritorno nell’ età adulta, al fine di ripetere la vicenda necessaria alla conservazione della specie.
Barbara De Gaetani