Termini Imerese, che fine ha fatto l’acquedotto Cornelio rinvenuto nel cantiere Terna in C.da Caracoli? Distrutto. La denuncia del Comitato “San Calogero”

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Riceviamo e pubblichiamo.

“Durante la realizzazione delle stazioni di conversione elettrica, – scrive il comitato – a servizio dei due rami del collegamento elettrico sottomarino del “Tyrrhenian Link” in Contrada Caracoli a Termini Imerese è stato intercettato, nel cantiere della Terna, un tratto interrato dell’acquedotto Cornelio, costruito in opera cementizia e datato tra la fine del II e agli inizi del I sec. a. C, che portava l’acqua da sorgenti poste a 8 km dalla città: forse il più grande di tutta la Sicilia.

Il suo ritrovamento venne presentato alla stampa con grande enfasi insieme a innovativi percorsi di salvaguardia e valorizzazione. E, con la benedizione di illustri studiosi, venne previsto, non si capisce il motivo, la rimozione e il trasferimento in un altro sito.

Ma da allora del tempo è trascorso e la domanda nasce spontanea: che fine ha fatto l’acquedotto di Contrada Caracoli? Semplice: distrutto.

A denunziarlo è il Comitato “San Calogero” che riunisce i cittadini di Termini Imerese che abitano nelle immediate vicinanze del cantiere, con una nota inviata all’Assessorato regionale ai Beni Culturali e una serie di foto allegate.

A guardare attentamente le immagini, probabilmente,  ma questa è solo una ipotesi, mani inesperte hanno tentato di sollevare il manufatto che si è spezzato in varie parti, e, in attesa di decidere cosa fare, si è cercato di camuffarlo con un telone verde.

Termini Imerese è una città che nel corso dei decenni è stata letteralmente massacrata perdendo parte della propria memoria storica, e adesso l’arrivo dell’azienda elettrica a dare un notevole contributo all’opera di distruzione.

La cosa più semplice era lasciare il tratto di acquedotto interrato in situ e trovare delle soluzioni tecniche alternative senza per questo fermare il “progresso”: non crediamo che proprio a Terna manchi la capacità di progetti adeguati come hanno dimostrato di saper fare in altri luoghi dove c’era una grande attenzione ed un maggiore interesse verso il proprio passato .

E’ vergognoso – conclude il comitato – che ancora una volta una comunità venga privata di una parte della sua eredità culturale tra l’indifferenza di molti e il silenzio “complice” delle istituzioni pubbliche”.

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