Gurfa “Aurea”: tracce d’uso della “Geometria di Dio” negli ipogei di Alia

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Architettura dell’Invisibile e tracce d’uso della “Geometria Aurea” negli ipogei della Gurfa. Ovvero: frammenti di insegnamenti sconosciuti con dettagli importanti e, si spera, definitivi per sottrarre quei formidabili ipogei alla genealogia dei “granai grandi” e ri-vederla come grandiosa “Architettura per la figura del Re del Mondo/Telesterion di Tradizione Dedalica” in Sikania. Siccome sono i dettagli costruttivi a celare la “firma” del progettista-costruttore, riporto la curiosa incisione che si può vedere a parete, altezza uomo, a destra della “terza stanza” del livello superiore della Gurfa. Si trova proprio a ridosso del collegamento verticale con il sottostante “vano a tenda/stalla/Cripta funeraria dinastica”, che è in realtà ciò che resta del “pozzo/vano di discesa per la Catabasi”. Ne abbiamo già accennato. Subito in alto a soffitto c’è un foro di collegamento con una cisterna alimentata dall’esterno. Ci si può interrogare sul “che cosa è, perché e chi l’ha fatta così accuratamente”. Per certo diamo il fatto che non è una forma banale e che sta lì da tempo immemorabile, sia pure manomessa da visitatori irresponsabili (o volutamente?). E’ un “Quadrato con Esametro a Lunule”, inciso con precisione a parete, di 60 cm di lato, con 6 “Lunule” semicircolari sul lato superiore, di 10 cm ciascuna (Figg. 4-5-6). Se si dovesse leggere come “6 volte 10” saremmo nel contesto semantico di “abaco/modulo”, in un sistema di misure codificato sia come “decimale” che come “sessagesimale” su base 6 o 60; come per la nostra misurazione del tempo. Questa è la mia considerazione progettuale: il rapporto fra “6” e “10” fa “0,6”, che nella “Geometria Aurea” si chiama anche “Numero d’Oro o di Dio”; il rapporto reciproco fra “10” e “6” fa “1,66 …” che è sostanzialmente la “Sezione Aurea”: “1,6…”. Misure ovviamente approssimate allo stato di degrado attuale della forma incisa nella catastrofe in cui ci è pervenuta la parte residuale dell’architettura scavata. Per fortuna è ancora visibile un dettaglio della suddivisione in “sottomultipli” di 5 cm per ogni “Lunula”; incisione che è miracolosamente intatta, o quasi. Su questa curiosa figura geometrica e sull’intera struttura ipogeica così si esprime, citandomi, Enrico Caltagirone: “… avrebbe tutte le caratteristiche per essere considerata una tomba degna di Minosse. Il dibattito è ancora apertissimo. Mi preme comunque segnalare che all’interno della grande struttura, su una parete, figura inciso un quadrato che misura 60×60, che ripropone la sequenza aurea, certamente patrimonio dei Sicani che adoperavano la numerazione posizionale su base 60, in uso presso i Sumeri e presso tutti gli abitanti della Mezzaluna fertile, da cui i Sicani provenivano”. (E. Caltagirone, Sicani Siculi Elimi. Origini e lingua, ed. EtaBeta, 2022, pp. 42-43)

Ovviamente ringrazio Enrico Caltagirone per l’acume e l’attenzione portata verso i miei studi ad all’impianto architettonico della Gurfa. Viene da dire, C.V.D.: “Come Volevasi Dimostrare” si diceva a scuola alla risoluzione del problema.

Riporto in Figg. 1-2-3 la “Geometria Aurea” che ho sovrapposto in pianta e sezione trasversale ai rilievi “ufficiali” Marescalchi-Modica della Facoltà di Architettura di Palermo. Dividendo il lato maggiore su quello minore delle figure geometriche inscrivibili negli ambienti il loro rapporto è “Aureo”, cioè viene il valore approssimato di 1,6… compatibilmente con il grave stato di degrado conservativo degli ipogei in millenario abbandono e riuso. Va sottolineato che qualcuno ha provveduto “con cura” a scalpellare le “Lunule” dentro l’ “Esametro” a parete (Figg.4-5-6); ho sempre avuto l’impressione, non solo io, che dovevano esserci iscritte incisioni importanti … ma questo purtroppo non lo sapremo mai. Ci resta solo la traccia fortunosa, ma perfettamente leggibile, di un sistema di misura con “multipli e sottomultipli” nel rapporto di 1-2-4. L’immagine evidente che mi suggerì di usare l’amico Ferdinando La Paglia rafforza intuitivamente la visione “scalare” (cm 5-10-20) e non ha bisogno di altri commenti (Fig. 6). Quindi: quel “Dedalico Progettista della Gurfa” conosce ed applica con ragionevole certezza su tutta la composizione Tomba-Tempio-Santuario, sia in pianta che in sezione, moduli di misure compatibili con la “Sezione Aurea”. Più dimostrazione di progettazione e realizzazione unitaria degli ambienti dei due livelli penso proprio non si possa cercare. Per giunta “firmata”.

Per chiudere le brevi considerazioni sui “Misteri del Telesterion” della Gurfa indico quest’altro dato, che più di un indizio è una “prova” oggettiva e verificabile della sofisticata conoscenza del suo artefice/progettista/costruttore; che poi “Artefice”/”Dedalo” significa la stessa cosa. Il fenomeno curioso ed intrigante della luce che smaterializza i corpi sotto la “Lama dell’Axis Mundi” al Solstizio d’Estate determina anche un dato progettuale che servì non solo per la realizzazione dell’ambiente spettacolare tholoide ma anche per l’architettura unitaria di sottrazione del sistema ipogeico di relazioni e misure di tutto l’impianto architettonico. Il progettista conosce ed usa moduli di “Geometria Aurea”, sia in pianta che in sezione, così per come è visibile dalla geometria che ho potuto sovrapporre ai disegni di rilevo più volte citati  della facoltà di Architettura di Palermo. Si dice che una relazione di misure è “Aurea” quando il risultato del loro rapporto è di circa 1,61. Per uno dei misteri della visione il nostro occhio percepisce questa relazione come “armonica” e “bella”. Il “mistero della Sezione Aurea” accompagna tutta la Storia dell’Estetica e dell’Architettura, in particolare in questa sede dai Sumeri a Fidia. Il dato più rilevante ai fini di una possibile attribuzione dei nostri ipogei è questo: il “Triangolo Aureo” sovrapposto in sezione verticale (Fig. 7), che in rotazione determina la struttura geometrica del paraboloide di rotazione della thòlos, con angoli alla base di 72° e di 36° al vertice, si “costruisce” visivamente proprio al Solstizio d’Estate, quando con quell’angolatura di 72° colpisce al mezzogiorno solare il punto di attacco a terra del circolo tholoide (Fig. 8, foto cortesia di G. Ganci), facendo “smaterializzare” la figura umana. Un potente “Rito di Trasfigurazione” degno della più sofisticata tradizione del “Teatro Sciamanico delle Apparizioni”. Che significato dare allora alla fenomenologia visiva: che la progettazione dei due livelli è unitaria, per quanto l’abbandono millenario si possa essere accanito, e che il suo geniale progettista va ricercato direttamente nella prima cerchia della grande “Tradizione di Architettura Dedalica in Sikania”. Fra il “Dedalo” mitologico ed i suoi seguaci. Argomento totalmente trascurato o trattato con incredibile superficialità dagli studi specialistici di Storia dell’Architettura in Sicilia. Uno dei pochissimi archeologi che ebbe il tempo di occuparsene, sia pure in maniera teorica, fu Giacomo Caputo, agli “Atti del 1° Congresso Internazionale di Studi sulla Sicilia Antica” (In: Kokalos X-XI, 1964-65). Il resto è ancora da fare ed il mio lavoro di ricerca va in questa direzione.

Figg.1-2-3 la “Geometria Aurea” che ho sovrapposto in pianta e sezione trasversale ai rilievi “ufficiali” Marescalchi-Modica della Facoltà di Architettura di Palermo

Figg. 4-5-6. Quadrato di cm 60×60, con Esametro-Lunule; “Foro” circolare cm 20 di simmetria sovrapposto; Rapporto modulare di multipli e sottomultipli circolari.

Figg. 7-8. Triangolo Aureo sovrapponibile in sezione alla tholos con effetto luce di trasfigurazione su figura umana al mezzogiorno del Solstizio estivo.

Carmelo Montagna

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