Costruire la Luce. L’Ascesa all’Empireo di H. Bosch e la Gurfa di Alia

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Hieronymus Bosch nella visionaria e suggestiva Ascesa all’Empireo (Fig. 2), quarta tavola delle Visioni dell’Aldilà (1503 circa) conservate alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, rappresenta le anime dei salvati che alla fine dell’itinerario di Catabasi, con la discesa oscura nella Morte, affrontano il percorso terminale di Anastasi, con l’Ascesa all’Empireo nella lama di Luce dall’ “Oculus” del Paradiso. Sulla grandezza geniale dell’artista e dell’opera è superfluo soffermarsi: espressione figurativa cristiana di riflessioni diagonali che riassumono tutto il pensiero mistico universale. La lezione ancora valida per i nostri tempi resta quella di sempre “per il dopo”: la ricerca di vie di salvezza e la costruzione mentale di spazi adeguati alla sacralità della sua rappresentazione architettonica sensibile. Paradossalmente l’itinerario intellettuale riguarda anche chi si professa ateo o non credente, perché chi ha certezze religiose almeno questo lo ha risolto. Per consolazione un punto di equilibrio lo trovò Nicolas Gòmez Davila quando scrisse: “La nostra ultima speranza sta nell’ingiustizia di Dio.” Resta il fatto che l’itinerario di Catabasi/Anastasi, Morte/Resurrezione, è Archetipo dei “Riti di Salvezza” in tutta l’Antropologia e la Storia delle Religioni, che culmina nella dottrina cristiana con l’immagine dell’Anastasis di Costantinopoli al monastero di San Salvatore in Chora, dove viene riassunto e rappresentato nella potente ‘mandorla di Luce’ il Mistero della discesa-Catabasi di Cristo agli Inferi, il Sabato Santo, per la successiva definitiva ascesa-Anastasi al Paradiso, la Domenica di Pasqua. (Fig. 1).

Fig. 1 – Anastasis di Costantinopoli al monastero di San Salvatore in Chora (1310-20)

L’opera di Bosch (Fig. 2) non ha bisogno di commenti: centra l’obiettivo emotivamente attraverso il linguaggio della “forma delle Idee senza le Parole”; esattamente come fa la percezione visiva del visitatore più distratto della thòlos alla Gurfa di Alia nella Ierofania del Solstizio estivo. (Fig. 3)

Fig. 2. H. Bosch (1450-1516) Visione dell’aldilà: Ascesa all’Empireo

Fig. 3. Gurfa Lama Luce “Axis Mundi” al mezzogiorno del Solstizio d’Estate (Foto A. Belgiojoso)

Bene: nel latifondo contadino della “Sicilia persa” decine di ambienti tholoidi forati mettono in scena da qualche millennio la stessa fenomenologia lucente ogni giorno, in particolare agli Equinozi ed ai Solstizi, da “fori” non naturali ma progettati e costruiti per determinare fenomeni di eliofania, che è più appropriato definire come “Ierofanie”, associati alla costruzione di calendari rituali e liturgici per le date di inizio dei “Piccoli e Grandi Misteri”, come in tutti i più famosi Santuari/Telesterion della Tradizione ancestrale mediterranea. Sono studi e riflessioni che ho ancora in corso con rimando all’immagine di Fig. 4 per averne ulteriore sintesi visiva.

Fig. 4 – Il raggio dell’ultima luce del tramonto di fine ottobre che colpisce l’ “incasso/abside alla base della parete Est, angolato rispetto all’accesso proprio per accogliere quella particolare luce. Il fenomeno si ripete con la stessa “eliofania” attorno al 20 febbraio. (Foto di Elisa Chimento)

E’ quanto avevamo teorizzato da tempo ma che è stato possibile verificare e documentare solo il 30 ottobre 2022, con l’ultima lama di luce radente del tramonto, che entra da quella porta “stranamente angolata e fuori asse” della thòlos: viene ‘colpito ed avvolto’ dalla luce esattamente proprio quell’abside-porta-incasso, con effetto suggestivo ed emotivo rilevante per l’osservatore. L’incavo-falsa porta-abside,”misteriosa nicchia con sedile”, molto lisciato e sopravvissuto a parete Est doveva trovarsi fra le banchine, rimosse grossolanamente per fare posto successivamente e forse perfino di recente, ad esigenze contadine. Eugenio Guccione, nella sua importante Storia di Alia, ed. S. Sciascia, 1991, a p. 33 lo cita espressamente dandolo per esistente al momento in cui scrive e pubblica, proprio come “misteriosa nicchia con sedile” ancora in vista di fronte all’affaccio sulla tholos dal corridoio superiore, che ovviamente deve essere necessariamente di fattura coeva assieme alla “stanze”. Proprio sopra quella porta simbolica ad incasso ci sono i sesti a parete di un incastro rettangolare per carpenteria lignea perfettamente eseguito in simmetria alta; doveva reggere in sospensione un segnale (Fig. 5) colpito da quella particolare luce angolata del tramonto. C’è anche evidente traccia interna di fossilizzazione di un inserto residuo.

Fig. 5 – Porta simbolica ad incasso a parete Est della tholos con incastro rettangolare per carpenteria lignea in simmetria alta; doveva reggere in sospensione un segnale colpito da quella particolare luce angolata del tramonto. C’è anche evidente traccia interna di fossilizzazione di un inserto residuo.

Questa è dunque la “verifica” che quella porta simbolica per l’aldilà posta ad Est sarebbe stata progettata “angolata” dal suo dedalico costruttore proprio per cogliere quell’ultima Luce: guarda caso proprio nel tempo di Boedromione, che ad Eleusi segnava la ritualità dei “Grandi Misteri”. Va notato  che la “manifestazione luminosa” verificata coincide in maniera significativa con la Samhain del mondo celtico e con la nostra Tutti Santi-Festa dei Morti cristiano-cattolica. L’eliofania si è puntualmente ripetuta, documentata, al tramonto del 21 febbraio 2023, con il “ritorno” del moto solare dal punto di Solstizio invernale verso il punto di tramonto dell’Equinozio di primavera. Osservazioni empiriche’ ma “scientifiche” al contempo, che di fatto attestano curiosamente anche la data di quello che sarebbe proprio il “Tempo Sacro” dei “Piccoli Misteri” di Eleusi. Entriamo così, di fatto, in un argomento vertiginoso, visto che proprio Eleusi è stata  Capitale della Cultura 2023. Stessa ritualità di Luce alle stesse date che penetra da millenni nel corridoio ipogeico egizio fino al Sancta Sanctorum con il “bacio del Sole” a Ramesse II ad Abu Simbel.

Queste “coincidenze” qualcosa di importante vorranno pur dirci, ma fermiamoci a questo punto; il resto verrà se ne saremo all’altezza, come Comunità di Patrimonio radicata in una Grande Tradizione. Resta valido per il seguito l’interrogativo che ci lasciò, scrivendo proprio del “Palazzo filosofico” della Gurfa, Alessandro Musco: “La storia della Sicilia e del mediterraneo è stracolma di magazzini rinserrati e murati: si narra che vi siano raccolte solo cose note, di cui ne abbiamo visibili e disponibili mille e mille copie, schedate, catalogate, sapute e risapute. Si dice, appunto. Ma è poi vero che tutto abbiamo capito e che di tutto possediamo sapere e che di tutto c’è traccia sicura a partire dai libri di scuola?” (Dalla presentazione di A. Musco, Il Catasto Intellettuale Mediterraneo e la Gurfa di Alia, pp. XI-XV, in: C. Montagna, Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri, ed. O.S.M., 2009)

Oltre queste rapide ricognizioni il Viaggio sulla Via della Thòlos che porta agli Ipogei della Gurfa continua, con il conforto di studiosi prestigiosi che si stanno associando alla nostra Cerca/Ricerca. A supporto delle annotazioni che siamo stati in grado di farne l’amico poeta Vincenzo Ognibene ha scritto questi versi straordinari su quell’ “Axis Mundi di Luce”:

“Diu/comu fazzu a tràsiri/nnò to vacanti/ca iè un nenti/chinu di lustru.”

(Dio/ come faccio a entrare/ nel tuo vuoto/ che è un niente/ pieno di luce)

(Da: V. Ognibene, Villàurea Signura quasi Himera. Poesie 1994-2010, ed. Coppola-Margana, 2011, p.27)

Carmelo Montagna

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