Orientamenti scientifici e “Scuole di indagine” per comprendere la Via della Thòlos

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Il repertorio di tipologie e forme in architettura è il testimone muto, fra storia, memoria, sincretismi e contaminazioni, del palinsesto di civiltà verificabile con la ricerca sul territorio. Le tipologie di impianto nella Storia dell’Architettura sono i ‘fossili culturali’ ed i modelli di riferimento che racchiudono i codici di ‘weltanschauung/visione del mondo’ delle Comunità che li esprimono.

Il risultato spaziale e sommativo di strutture monumentali visibili, spesso fatte per definire l’Invisibile, fra culto, potere e ricerca della salvezza; nell’immaginario collettivo dei fruitori, che H. Corbin ha definito propriamente Mundus imaginalis, struttura immateriale generatrice di figurazione, fra sacro e profano, luoghi, tempi ed eternità. La stessa concezione del mondo è nella sostanza concezione dello spazio, come scriveva P. Florenskij. Ne è espressione contemporanea e linea-guida di questa nostra ricognizione il formidabile testo di Adrian Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità. Il territorio di ricerca che si apre perciò all’indagatore e storico dell’architettura è di grande fascino e vastità, quindi estremamente complesso e difficile per la quantità di competenze specialistiche richieste: dalla filologia all’archeologia, alla storia stessa del movimento delle idee, che camminano sulle gambe degli uomini, nel divenire delle cronologie e delle civiltà. Nelle nostre modeste riflessioni su questa Via della Thòlos pensiamo di averne fatto buon uso. E’ necessario pertanto, in via preliminare allo storico definire esattamente il quadro di ricerca, con le sue definizioni a partire dalle quali affrontare la documentazione d’archivio, le bibliografie e sitografie di riferimento, i confronti stilistici, le matrici compositive e la tradizione del progettare e costruire propria dei manufatti in indagine, con le indispensabili verifiche sul campo, compresi i reperti museali disponibili ed i ‘decori’ dell’architettura. La questione della corretta interpretazione da dare ai risultati della ricerca, per la sua necessaria divulgazione, è strettamente legata ai fondamenti culturali posti a base del lavoro del ricercatore, che, in sintesi, possono identificarsi nelle Scuole scientifiche riconosciute della moderna critica:

a) La metodologia formalisticamuove dalla teoria della ‘pura visibilità’ che, sul piano teorico, ha avuto il suo maggiore esponente in Konrad Fiedler (1841-1895) e, sul piano dell’applicazione storica, in Heinrich Wolfflin (1864-1945). Il Wolfflin ha cercato di ridurre i sistemi di segni rappresentativi ad alcune categorie fondamentali: lineare e pittorico; superficie e profondità; forma chiusa e forma aperta; molteplicità e unità. In questa serie di contrari ha voluto rappresentare le due grandi direzioni dell’arte che ritiene significative: la rappresentazione e l’espressione, il classico e l’anticlassico, l’arte del mondo mediterraneo e quella del mondo nordico.

b) Per la metodologia sociologica, l’opera d’arte si produce all’interno di una società e di una specifica situazione storica. Come nel ciclo economico in cui rientra, la fruizione influisce sulla produzione: cioè l’elaborazione artistica e la fabbricazione di opere d’arte, merci fra le merci, sia pure di valore particolare, rientrano nel rapporto conflittuale di classe. Gli autori di riferimento più noti sono A. Hauser (1892-1978) e F. Antal (1887-1954).

c) Il metodo iconologico, instaurato da A. Warburg (1866-1929) e sviluppato in particolare da E. Panofsky (1892-1968) per le arti figurative e da R. Wittkower (1901-1971) per l’architettura, muove dalla premessa che l’attività artistica abbia impulsi più profondi, a livello della memoria inconscia individuale e collettiva. Si viene ad instaurare così immediatamente un rapporto preciso fra iconologiae iconografia: l’attività artistica è essenzialmente attività dell’immaginazione, ma rientrano nell’immaginazione anche le immagini sedimentate nella memoria. I processi della memoria e dell’immaginazione sono diversi da quelli dell’osservazione e dell’invenzione. Esiste dunque, ed ha un’importanza capitale nella storia dell’arte e delle civiltà, una ‘cultura d’immagine’. La storia dell’arte è la storia della cultura che è stata elaborata non per via di concetti ma per mezzo delle immagini. Il fascino dell’indagine di ricerca può trovare un limite nel non tenere eccessivo conto della qualità delle immagini prese a riferimento, l’iconografia, a vantaggio della pura comparazione dei significati, l’iconologia. In architettura riacquista valore fondamentale l’indagine riferita alle ‘tipologie’.

d) Per lo strutturalismo l’obiettivo della ricerca è quello che potrebbe chiamarsi il fattore comune di tutte le manifestazioni artistiche: il segno, unità minima costitutiva del fatto artistico, quali che siano il luogo, il tempo, la cultura in cui si è prodotto. Il concetto di segnoappare allora come il solo che valga indistintamente per tutti i fenomeni artistici e consenta così una precisa delimitazione fenomenica dell’arte, a prescindere dai concetti di forma o di Si assegna allo studioso d’arte il compito specifico della ‘decodificazione’ dei messaggi segnici. Il problema dell’arte viene così incluso, o ridotto, in quello della comunicazione, oggetto di studio della semiologia. Autore di riferimento è stato Umberto Eco (1932-2016). In particolare nel nostro tempo marcato dall’avvento della Tecnica, dalla globalizzazione consumista e dal Grande Vuoto per la profetizzata nietzscheana Morte di Dio, diventa essa stessa scenario e parte attiva della inquietante e totalitaria Società dello Spettacolo venuta a prevalere, dove Vero e Falso si equivalgono ed il Vero è solo un aspetto del Falso, magistralmente delineata nel 1967 nell’opera omonima da Guy Debord (1931-1994).

Per quanto riguarda la nostra indagine, su un possibile e necessario percorso di analisi, comprensione e recupero nel suo rapporto con l’Arte, l’Architettura ed i Segni dei tempi, un cenno a parte merita una ‘Scuola poco accademica’, che più che di Critica si occupa essenzialmente di ‘visioni del mondo’ e di ‘critica della modernità’ nel nostro Occidente, di cui le manifestazioni costruite o artistiche sono uno dei sintomi-linee di tendenza più importanti ed evidenti nell’epoca del suo spengleriano  Tramonto. A questa Scuola ci siamo idealmente iscritti per queste ricognizioni sulla Via della Thòlos, aggiungendola alla poderosa analisi dell’Iconologia. Figure di rilievo di tale versante d’indagine, accomunate dal riferimento al concetto di mondo della Tradizione, nell’accezione che ne danno, per esempio, M. Eliade (1907-1986) o i Maestri della Filosofia Perenne che avremo modo di citare nel seguito, sono Titus Burckhardt (1908-1984), Ananda K. Coomaraswamy (1887-1947) e Hans Sedlmayr (1896-1984). Questi autori, da pensatori e storici dell’arte, si occupano con particolare attenzione della problematica universale, anche nei rapporti antropologici fra il Macrocosmo ed il Microcosmo.

Gli Ipogei della Gurfa di Alia, con lo straordinario impianto rupestre Tomba-Tempio-Santuario, “Palazzo Filosofico di Metafisica Concreta” (per usare una bella sintesi linguistica di Massimo Cacciari) sono quindi l’esperienza e la sfida di indagine scientifica più appropriata per quelli iscritti al “Circolo degli Apoti”, come diceva Giuseppe Prezzolini: cioè di “quelli che non se la bevono” la vulgata consolatoria accreditata dagli improvvisati indagatori (che tirano ad indovinare cose ovvie) e dai circoli più o meno “ufficiali” che hanno dedicato poco o niente alla Storia dell’Architettura “più antica degli antichi” in Sicilia.

Carmelo Montagna

Note al testo:

  • Snodgrass, Architettura, Tempo, Eternità. A cura di Guglielmo Bilancioni, che ne ha scritto l’importante Prefazione su I cardini celesti dell’architettura sacra. Ed. Bruno Mondadori, 2008.
  • Restano sempre validi gli orientamenti metodologici generali reperibili in: G. C. Argan-M.Fagiolo, Guida a La Storia dell’Arte, ed. Sansoni, 1974; A.Bruschi, Introduzione alla Storia dell’Architettura, ed. Mondadori-Univ.Sapienza, 2009.

Ipogei della Gurfa di Alia, nel costone rupestre integrale. (Foto cortesia di Roberto Lumia, da riprese con drone effettuate il 24.3.2024).

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