Venere in azione: miti e realtà degli afrodisiaci

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Da sempre circondati da un alone di mistero, gli afrodisiaci destano tuttora la curiosità di chi vuole «insaporire» la propria vita sessuale.

Ne abbiamo sentito parlare un po’ tutti, anche se con molta approssimazione e, talvolta, sottovoce. Vediamo quali sono le sostanze, le piante e gli alimenti in grado di soddisfare i più intimi desideri.

D’altra parte queste misteriose sostanze sembrano essere ingredienti obbligati di storie ed avventure erotiche, e la loro stessa denominazione rimanda al ricordo di spezie orientali, vicende piccanti e appassionati appuntamenti d’amore.

In realtà, con questa denominazione si indica un gruppo di sostanze in grado di stimolare il desiderio sessuale e di migliorare, nell’uomo come nella donna, le capacità amatorie.

Dal punto di vista storico si tratta sicuramente di farmaci tra i più antichi, diffusi un po’ dappertutto, a qualunque latitudine: tutte le civiltà li conoscevano anche in epoche remote.

Questo si spiega facilmente se pensiamo che il loro uso serviva a migliorare le prestazioni sessuali, o a far rinascere desideri sopiti.

A dimostrazione del fatto che la sessualità è un aspetto importante dell’esistenza umana non occorre nessun discorso filosofico, ma semplicemente l’osservazione della diffusione di credenze relative ai poteri erotizzanti di certe sostanze.

Il nome stesso è legato alla loro presunta funzione: deriva infatti da Afrodite, l’appellativo greco di Venere, dea dell’amore che, secondo la mitologia, sarebbe «nata» dalla spuma delle onde marine.

Eppure, nonostante la lunga storia e l’ampio uso attraverso i secoli, queste sostanze sono state per molto tempo – ed in parte lo sono ancora – ignorate sia nei trattati di farmacologia, sia semplicemente dalla letteratura divulgativa.

Documentarsi, quindi, è difficile, mentre cadere nei luoghi comuni è facilissimo.

Ma che cosa ci si aspetta da un afrodisiaco?

Secondo uno dei miti più diffusi tali sostanze riuscirebbero a trasformare tutti in Casanova e in Messaline, aumentando a dismisura le capacità amatorie.

Cominciamo col dire che questo, in buona misura, non è vero. È vero invece che certe sostanze stimolano le capacità erotiche, o semplicemente aiutano a vivere più serenamente la sessualità.

Al pari di tanti altri rimedi, sia naturali che artificiali, gli afrodisiaci vanno però considerati tutto sommato dei farmaci, delle sostanze, cioè, estranee all’organismo che, in condizioni di assoluta normalità, dovrebbe provvedere solo ai propri bisogni.

Ma la sessualità non è una funzione esattamente come le altre.

È capricciosa, dipende da una serie di fattori spesso imponderabili (fisici, psicologici, ambientali, culturali, affettivi, e chi più ne ha più ne metta), e talvolta non asseconda il desiderio, anche quando, almeno in apparenza, tutto sembra andare per il verso giusto.

Allora gli afrodisiaci possono rimettere in moto più velocemente una sessualità annoiata, ridestare briosamente un desiderio sonnecchiante o semplicemente «abbassare la soglia» degli stimoli sessuali. In altre parole, rendere eccitanti le piccole cose che normalmente, in amore, lo sono, ma che in certi momenti possono lasciare del tutto indifferenti.

Al tempo stesso va tenuto presente che le sostanze afrodisiache non sono «farmaci del sesso». In caso di disfunzioni sessuali bisogna sempre rivolgersi al medico perché i disturbi in tale sfera possono essere indicativi di patologie anche multi-fattoriali (diabete, vasculopatie, problemi urologici) che vanno comunque diagnosticate e curate senza cedere alla tentazione del “fai da te”. Non stiamo parlando, quindi, di farmaci, o di potenti elisir d’amore, ma solo di sostanze, spesso consumate abitualmente a tavola (cibi, aromi, spezie) che sono state associate dalla tradizione popolare, e talvolta dalla medicina stessa, a buone prestazioni amorose.

Alimenti afrodisiaci

I cibi, di origine animale o vegetale contengo spesso sostanze afrodisiache. Fra quelli di origine animale, un esempio classico era la cacciagione, decantata come alimento principesco persino dal famoso medico e antropologo Paolo Mantegazza, che la consigliava anche agli anziani. In effetti, l’effetto enfatizzato da Mantegazza (ma lui non lo sapeva ancora) è presumibilmente dovuto all’elevato contenuto in fosfolipidi di questo alimento. Il fosforo è infatti una sostanza dotata di potente attività afrodisiaca. Oggi, però, ovvie considerazioni etiche ed ecologiche sopravanzano di gran lunga quelle gastronomiche. Ma di fosforo sono ricchi (in forma assimilabile) pesce e uova fecondate (di aringa, tonno e carpa). Altrettanto utili sono da considerare granchi, ricci di mare (le uova soprattutto), mitili, ostriche.

A proposito di uova  e di pesce è bene ridimensionare il mito del caviale, da sempre considerato un potente afrodisiaco. In realtà si tratta di uova di pesce d’acqua dolce, il che cambia abbastanza il suo contenuto di principi stimolanti.

Certo, sempre meglio della lattuga (che ha notoriamente un effetto anti-afrodisiaco), ma bisogna stare attenti a non prendere lucciole per lanterne. È infatti ancora da decidere se i presunti effetti del caviale siano dovuti a sue proprietà specifiche o al «contorno»: champagne, atmosfera particolarmente intima e romantica, emozioni da violino tzigano. Il calcolo costi-efficacia è sicuramente in rosso. Meno «in», ma ugualmente «piccanti» al punto giusto, sembrano essere le lumache, note per questo loro intrigante potere sin dall’epoca di Plinio, il famoso naturalista latino del I secolo d.C. che ne consigliava vivamente l’uso.

Raffinatezze romane

Alimenti dalle famose – e quasi ovvie – virtù afrodisiache sono i testicoli animali. Senza ricorrere alle raffinatezze dei romani, che preferivano testicoli di iena conditi con il miele, ci si può accontentare di semplici testicoli di montone, per cucinare i quali esistono varie ricette.

La loro efficacia è stavolta comprovata persino nella storia della sessuologia. Infatti, nel secolo scorso, i primi studi sull’endocrinologia sessuale furono avviati da un anziano scienziato, il celebre Brown-Sequard, che, a un congresso della Società di Biologia, affermò di essere riuscito alla sua non più verde età a ridestare il desiderio, e anche qualcos’altro, mediante l’ingestione di un estratto testicolare di cane. La trovata di Brown-Sequard ha aperto la strada allo studio degli ormoni sessuali, ma nello stesso tempo rassicura sull’efficacia di certe ricette.

Infine, le uova. Tradizionalmente collegate al desiderio sessuale (e alle fatiche del talamo: basti pensare al classico zabaglione, o all’uso antico di donare delle uova allo sposo alla prima notte di nozze), sono in effetti dotate di potenzialità afrodisiache. Naturalmente vanno benissimo le uova di gallina, ma ancora più rinomate sembrano essere quelle di piccione o di quaglia. In effetti non si tratta di una semplice diceria: il rosso d’uovo contiene numerose sostanze, tra le quali un posto preminente spetta al gruppo delle lecitine. Queste sostanze sono direttamente implicate nella trasmissione nervosa (la colina, contenuta nell’uovo, è un precursore dell’acetilcolina un neurotrasmettitore fondamentale). L’albume contiene soltanto ovoalbumina, e non sembra avere alcun effetto sull’efficienza sessuale.

L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma sarebbe sostanzialmente inutile, visto che le ulteriori sostanze afrodisiache consigliate – a parte quelle che abbiamo elencato – desterebbero qualche divertevoli perplessità. Vi sono, per esempio, alcuni tipi di ragno il cui effetto sulle prodezze amorose sembra garantito. O i nidi di rondine. O le vulve di scrofa.

Chi volesse poi un tocco esotico, può provare a mangiare larve di vespa (nelle Antille assicurano che sono efficacissime), corno di rinoceronte o, se fosse irreperibile nelle erboristerie, corno di cervo… e pazienza se per queste credenze senza alcuna base scientifica si alimenta un mercato del tutto illegale. Se invece non avete una predilezione particolare per i cibi animali, potete rivolgervi al mondo vegetale. Le sorprese non sono finite.

Le piante dell’amore

Una delle piante più celebri, l’assenzio (Artemisia absinthium), dà il nome a un altrettanto famoso liquore, noto per avere devastato fisicamente poeti ed artisti nell’Ottocento (fra gli altri Charles Baudelaire). Le sue virtù di afrodisiaco sono vantate quindi da tempo, ma di certo l’unica cosa accertata dal punto di vista medico è la sua nocività.  Sicuramente meno pericolosi sono invece due alimenti consumati più o meno abitualmente: il cacao e la cioccolata. Sostanze «calde» per antonomasia, sembrano in grado di riscaldare anche le virtù erotiche. Meglio ancora se unite ad una spezia in uso abbastanza comune: la cannella. Sempre alla categoria delle spezie appartiene un altro afrodisiaco naturale, il chiodo di garofano, boccioli fioriti, cioè, del Caryophylus aromaticus. Una ricetta, detta «pastiglie di Napoli», fornisce vere e proprie compresse – a base di cannella, zucchero, zafferano, muschio eccetera.

Da questo approssimativo elenco sembra che le piante dotate di effetti afrodisiaci siano necessariamente esotiche. Ma non è così: la passione nasce anche da vegetali nient’affatto aristocratici. Per esempio dalla comunissima e talvolta bistrattata cipolla: è una vera miniera di sostanze farmacologicamente attive. Oltre a una ingente quantità di vitamina C, contiene sali minerali e varie sostanze organiche. Per essere efficace, però, va mangiata preferibilmente cruda, magari condita con olio e sale, o cotta sotto la cenere. Una curiosità: sembra che la sua coltivazione sia proibita nei monasteri tibetani, proprio perché renderebbe arduo mantenere il voto di castità. Con tutto quello che ne conseguirebbe…

Potenti effetti ha anche l’aglio: ricchissimo di proprietà e di sostanze farmacologicamente attive, in particolare l’allicina,  ha una dimostrata azione afrodisiaca, sebbene il suo ‘profumo’ non sembrerebbe consigliarne l’uso prima di un incontro amoroso…

Anche le fave, altrettanto poco aristocratiche, sembrano ben piazzate nella classifica degli afrodisiaci, e questi effetti sono noti sin dall’antichità. San Gerolamo ne proibiva l’uso ai religiosi perché esse…in partibus genitalibus titillationem producunt, indurrebbbero insomma all’autostimolazione delle parti genitali. Si possono preparare in diversi modi, e oltretutto sono poco costose…

Certo, se il problema è il prezzo, non sarà facile portare sulla tavole di Venere un altro vegetale che sembra avere virtù sessualmente stimolanti: il tartufo. Sia nero (come quello più comunemente consumato) sia bianco (come preferivano i Romani), le sue proprietà afrodisiache sono state celebrate persino da Casanova che di queste cose sicuramente se ne intendeva. Altri funghi – compreso il comunissimo porcino – possiedono le medesime proprietà.

Una speciale considerazione merita poi una pianta regina degli afrodisiaci: il sedano. Mangiato crudo o cucinato in modi diversi possiede notevoli effetti stimolanti. Oltretutto si tratta di una pianta ricchissima di principi medicamentosi: vitamina A e C soprattutto, ma anche molte altre, tra le quali la cumarina, una sostanza muschiosa presente anche in un’altra erba afrodisiaca, il fieno greco.

Certo, il campionario di piante afrodisiache è vastissimo. Il rosmarino possiede una generale azione tonificante mentre peperoncino e pepe (sia bianco sia nero) sono da sempre ritenuti, anche a ragione, buoni stimolanti. Lo sono anche i pinoli, però, o almeno così ci assicurano le tradizioni arabe.

L’Oriente ha però una farmacopea afrodisiaca leggendaria: ci riferiamo a piante veramente esotiche, come l’arcinoto ginseng e il meno celebre hoang-nan. Il ginseng (il termine significa in cinese «meraviglia dell’universo») è una radice di forma allungata che appartiene a una pianta selvaggia, la Ponax quinquefolium, che cresce nelle regioni desertiche della Manciuria, ma anche in Corea, che ne fornisce una specie particolarmente pregiata. I suoi effetti sono a volte «gonfiati» dalla pubblicità, ma gli studi farmacologici hanno accertato che il ginseng contiene davvero molti principi attivi, alcuni dei quali sono in qualche modo assimilabili agli ormoni sessuali maschili, il che ne spiega gli effetti sulla sessualità. Inoltre il ginseng contiene altre sostanze ad azione genericamente stimolante, come la panaxina e l’acido panaxico. E’ realmente un potente tonico naturale a prescindere dai suoi dichiarati effetti afrodisiaci specifico.

L’hoang-nan è invece una pianta originaria del Vietnam. Contiene alcaloidi della stricnina e della brucina e possiede un riconosciuto effetto afrodisiaco. A differenza del ginseng, ormai esportato in tutto il mondo più o meno come la Coca-Cola, è abbastanza difficile da trovare. Viene utilizzato in polvere o sotto forma di estratto liquido.

E’ inevitabile, dopo questo lungo elenco di sostanze dagli effetti veri o presunti, qualche riflessione antropologica. Come abbiamo visto, l’uso di sostanze afrodisiache è antichissimo. Ma perché mai la nostra specie si è tanto affannata a cercare e sperimentare sostanze capaci di potenziare il desiderio e le performances sessuali? La risposta la si può trovare nell’arcaica convinzione, sostanzialmente maschile, del sesso come espressione di potere individuale o sociale. La virilità è stata considerata, sin dalle origini della civiltà, fondamentale espressione del potere maschile: essere virili significava potersi riprodurre efficacemente in epoche storiche nelle quali la fertilità, sia maschile che femminile, era una condizione essenziale per rafforzare il proprio status economico e sociale, ma anche espressione di forza e bellicosità, che non a caso spesso veniva celebrata da culti fallici. Sigmund Freud, in una delle sue opere più affascinanti, ‘Totem e tabù’ tentò di descrivere queste atmosfere istintuali, al tempo stesso sessuali e aggressive che, un tempo reali, sarebbero poi state, col procedere della civiltà, ‘spostate’ nell’inconscio. Il potenziamento della virilità era quindi una priorità assoluta. Sebbene mitigato, ci portiamo ancora appresso questo ‘modello’ mentale, persino nel linguaggio comune. Per dire che un uomo è forte o di spessore diciamo che ‘ha le palle’, o è “cazzuto” e quindi è virile. E un famoso politico italiano sosteneva, anni fa, che il suo ‘movimento’  “ce l’aveva duro”, per enfatizzarne la forza. Insomma, la virilità è un valore da mantenere o da rafforzare a tutti i costi. Le sostanze afrodisiache hanno proprio questa funzione simbolica. Incentivano l’illusione di essere, come nella vecchia pubblicità di un noto profumo, uomini che non devono chiedere mai…

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