Unani-tibb, la medicina “ecologica” greco-arabo

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Unani, in arabo, significa “ionica”. In questo caso l’aggettivo non specifica una particolare configurazione della scienza medica, bensì una zona geografica, esattamente quella in cui sorse la grande tradizione medica greca che influenzò profondamente lo sviluppo di questa scienza in occidente. Gli storici della medicina, d’altra parte, la chiamano, “medicina araba”, perché furono gli Arabi a riconsiderarne e rivisitarne gli aspetti teorici e pratici, nella sua completa definizione questo sistema sanitario viene denominato “Unani-Tibb”, greco-arabo, e la sua stessa definizione rispecchia due distinte connotazioni geografiche, relative alle sue origini e alle sue più raffinate elaborazioni.

Attualmente la medicina Unani-Tibb è diffusa fondamentalmente nel sub-continente indo-pakistano, dove è considerata una medicina “ufficiale”, parallela a quella occidentale moderna. A giustificare la considerazione in cui essa è tenuta, vi è il fatto che tale sistema sanitario è altamente strutturato, con proprie norme teoriche e indicazioni pratiche, una farmacopea specifica e un vero e proprio modello assistenziale. Negli stati ove è diffusa maggiormente – India e Pakistan – esistono degli “ordini dei medici” unani-tibb, e in Pakistan addirittura un “Consiglio Nazionale per la Medicina Unani”. In India vi è anche una “Direzione per la medicina Unani” in seno al Ministero della Sanità e della Pianificazione Familiare.

Si tratta quindi di una medicina “storica”, perfettamente ortodossa in alcune zone geografiche, che dispone di proprie facoltà e corsi di laurea. Eppure le sue basi teoriche sono molto differenti da quelle della medicina occidentale moderna.

Umori, salute e malattia

La medicina Unani-Tibb è ancora fondata sostanzialmente sulla teoria degli umori di Ippocrate. Questi aveva ipotizzato che nell’organismo esistessero quattro umori: il sangue, la flemma, la bile gialla e la bile nera. Dal loro reciproco equilibrio e disequilibrio dipendevano la salute e la malattia. Questo concetto fu successivamente ripreso da Galeno, che riteneva che a ognuno dei quattro umori fosse connaturato un temperamento (sanguigno, flemmatico, bilioso e melanconico). La teoria umorale fu poi ampliata dalla medicina araba, sino a giungere alla medicina Unani. Il temperamento ha qui un’importanza determinante, perché attraverso la sua analisi viene effettuata la diagnosi, calibrata la terapia e, naturalmente, distinta la patologia. Nella dottrina del temperamento però non si deve vedere soltanto una adesione a modelli pre-scientifici della medicina: infatti nella sua interezza questo concetto non differisce molto da un modello neuro-psico-endocrino. Poiché ogni temperamento è caratterizzato da un umore, ogni cambiamento in questo, e nel suo rapporto con gli altri umori, può causare una malattia, così come è patogena l’incapacità del corpo di smaltire i residui metabolici. Ogni umore, inoltre, ha certe sue qualità specifiche: il sangue è caldo-umido, la flemma è fredda-umida, la bile gialla è calda-secca, la bile nera fredda-secca.

Queste caratteristiche sono possedute anche dalle sostanze, particolarmente da quelle farmacologicamente attive, e in base a queste loro caratteristiche che esse possono interagire con l’organismo. Una medicina “calda” sarà usata per la cura di una malattia causata da un eccesso di umori freddi, per esempio, e viceversa. Ogni medicamento ha quindi lo specifico potere di riequilibrare gli umori deficitari correggendo lo stato patologico dell’organismo.

La medicina Unani studia il corpo in base a sette categorie concettuali. Esse son rappresentate dagli elementi che compongono tutto l’universo e quindi anche il corpo umano (Arkan),dai temperamenti (Mizaj), dalle componenti strutturali del corpo (Akhlat), dagli organi (A’da), dalla forza vitale (Ruh), dall’energia (Quwa’) e dalle funzioni corporee (af’al). Ogni aspetto del corpo umano, della salute e della malattia, quindi, è compreso in una di tali categorie, per cui gli aspetti anatomici apparterranno alla categoria a’da, gli aspetti biochimici alla categoria mizaji e via dicendo.

La caratteristica fondamentale della medicina Unani è comunque il suo porsi soprattutto come sistema di prevenzione. Il suo assunto di base è infatti che il corpo è una unione armonica di corpo e spirito e che lo stato di salute è caratterizzato dal giusto equilibrio tra entrambi questi aspetti dell’esistenza. La funzione della medicina è quindi quella, in generale, di assicurare all’organismo nella sua totalità l’equilibrio naturale originario. Di tale equilibrio fa parte anche una funzione autoregolatrice, una sorta di vis medicatrix naturae, una forza guaritrice che tende a ricondurre ogni perturbazione dell’organismo nei limiti della costituzione naturale. Non è difficile intravedere l’assonanza di questo concetto con l’omeostasi di Cannon o con una visione ecologica globale, per esempio, delle funzioni endocrine e immunitarie.

Proprio per rispettare e non inibire questa capacità dell’organismo, il medico Unani-Tibb si limita in genere a coadiuvare questa forza, agendo con terapie esterne solo quando l’organismo non è più in grado di opporsi da sé alla malattia. L’atteggiamento generale del medico è però sostanzialmente quello di espandere la capacità autoregolatrice dell’organismo, o perlomeno di non interferire con essa.

In questo la medicina Unani rivela le sue ascendenze arabe, specialmente le influenze della scuola di Abu Bakr al-Rayy, più noto nella storia della medicina come Razi, dal nome della località sull’altopiano iraniano dove nacque e visse nel IX secolo dopo Cristo. Razi è considerato fondatore della medicina “ecologica”, una corrente di pensiero che sosteneva la strettissima interrelazione tra l’uomo e il suo ambiente e la considerazione dell’organismo come momento dell’integrazione tra l’uomo e la natura. Per Razi il medico doveva sostanzialmente osservare e dare all’organismo il tempo di mettere in atto le proprie difese contro la malattia. Solo se questa strategia falliva il medico doveva intervenire. Il suo grande merito fu quello di associare al binomio medico-paziente un terzo termine, cioè l’ambiente del quale faceva parte. E la medicina Unani è sostanzialmente ecologica, nel senso che tiene sempre presente tale interrelazione. Non è un caso che, in presenza di epidemie, il medico Unani prescriva soltanto una dieta equilibrata e un sano regime generale di vita.

Sono inoltre in uso da secoli le vaccinazioni e i processi di immunizzazione, oltre a norme igieniche tendenti a contenere  in caso di bisogno la contagiosità di una malattia. Il rapporto tra il medico Unani ed il paziente si inscrive in tale contesto ecologico e preventivo. Il medico Unani (Tabib) nei suoi rapporti coi pazienti si attiene rigorosamente al sistema di credenze tradizionali, di convinzioni religiose e morali di essi: non tenta di scavalcare tali convinzioni, né tantomeno di sottovalutarle imponendo il proprio sapere. Ciò assicura un ottimo rapporto con malato, paragonabile a quello che esisteva in Europa nel secolo scorso specialmente nelle zone rurali.

La visita ha un’importanza determinante nella prassi medica Unani, anche maggiore delle analisi cliniche e strumentali, che pure sono utilizzate dal Tabib. La semeiotica è anzi una delle colonne portanti della diagnostica. Le tradizioni culturali, naturalmente, condizionano molto anche la prassi della visita: le donne infatti osservano in genere rigorosamente il Purdah, cioè portano il velo e vivono segregate dagli uomini estranei alla famiglia, il che implica che in caso di necessità esse siano visitate da un medico donna, una Tabiba. Questa può anche consultare un medico maschio, e in tali casi questi può esaminare la cartella clinica della paziente (che nelle cliniche Unani viene attentamente redatta) oppure anche tastarle il polso prima di esprimere un giudizio clinico.

Dalla visita alla terapia

Le tecniche che consentono una corretta diagnosi sono la misura del calore corporeo, effettuata mediante l’uso di termometri, attraverso il polso o la palpazione (come nella semeiotica classica occidentale) nel caso di malattie interne. Gli esami di laboratorio fondamentali sono quelli delle urine e delle feci del paziente, entrambi eseguiti in attrezzati laboratori.

La visita medica Unani prende comunque in considerazione la totalità della persona, in tutti i suoi aspetti fisici e psichici. Dal punto di vista fisico viene attentamente esaminata la lingua, che fornisce notizie utili sullo stato di funzionalità dei processi digestivi e sulle condizioni del sangue. Gli occhi, le labbra, i denti, la gola e le tonsille, oltre che le secrezioni corporee forniscono un numero enorme di altri particolari clinici utili alla diagnosi. Vengono poste molte domande sulla quantità e qualità del sonno, sul tono dell’umore, sui problemi esistenziali di quel particolare momento, sui timori, sull’irascibilità, sull’allegria e via dicendo. Raccolti tutti questi segni clinici il medico Unani ha la possibilità di riferirli ad un vasto sistema teoretico che contiene descrizioni particolareggiate delle malattie, con i sintomi, i criteri diagnostici e le possibili complicazioni.

Dopo di ciò viene prescritta terapia. La prescrizione inizia sempre con l’espressione Howash shafi, cioè “Dio è il guaritore”. Essa contiene delle indicazioni dettagliate sulla preparazione dei medicamenti e delle loro dosi, e vale abitualmente per tre giorni, passati i quali la terapia può essere cambiata o confermata. Della prescrizione fa in genere parte una dieta rigorosa.

Nei suoi rapporti con paziente il Tabib si esime abitualmente dal chiedere remunerazione, o comunque domanda una remunerazione modesta. Il suo lavoro si svolge normalmente in cliniche familiari, o anche in grandi cliniche all’occidentale, con un primario e un certo numero di assistenti. I proventi gli derivano in genere dalla vendita delle medicine nelle farmacie collegate alle cliniche.

La farmacopea

Esiste un’ampia gamma di possibilità e progetti di collaborazione tra la medicina moderna occidentale e quella Unani. In Pakistan è stato istituito un Consiglio Nazionale per la Ricerca Tibb, con tre comitati: uno per la farmacopea, uno per le erbe medicinali, e un terzo per la legislazione sul controllo dei farmaci. Il governo del Kuwait, tra gli altri, ha già programmato un grande centro di ricerca su questo argomento, ed è auspicabile che altri governi ne seguano l’esempio.

Quella Unani è una vera “filosofia della salute” che, pur originandosi dalle stesse fondamenta della medicina occidentale, se ne è differenziata sino a acquisire connotazioni del tutto differenti. È in questo caso che consiste il suo interesse fondamentale, in quanto dimostra che anche la nostra medicina, seguendo strade diverse, avrebbe potuto acquisire caratteristiche di tutt’altra natura. Ippocrate e Galeno, Avicenna e Razi fanno parte di una storia che il medico occidentale condivide col Tabib unani. Eppure i loro insegnamenti hanno dato origine a due medicine differenti.

La medicina Unani, infatti, è caratterizzata da una grande attenzione al sistema ecologico del quale anche l’uomo è parte. E sistema ecologico va inteso non solo in senso fisico, ma anche in senso psicologico: ambiente culturale, abitudini religiose, senso etico fanno pur parte dell’ecologia umana e il medico deve tenerne conto. Nel suo tentare di assecondare le forze terapeutiche dell’organismo, nel non volere con esso interferire, sino a quando ciò non è assolutamente necessario, la medicina Unani segue precetti che la medicina occidentale ha accantonato dall’Illuminismo in poi, con la separazione tra soggetto (il medico che cura) e oggetto (il malato da curare). Il medico Unani non considera il suo paziente un “oggetto”, bensì un uomo ammalato, bisognoso della sua arte e della sua capacità di comprendere in quale momento del continuum ecologico si colloca il disequilibrio con l’ambiente che ha causato la malattia. È proprio per quanto attiene al rapporto medico-paziente che la medicina occidentale potrebbe imparare qualcosa dalla medicina Unani, nella quale ogni “furore terapeutico” fondato sulla necessità di dovere  necessariamente agire terapeuticamente, con mezzi che spesso sono peggiori della malattia da curare, è accantonato. Per la medicina Unani è altrettanto importante che il medico prescriva se stesso, senza turbare i delicati equilibri tra mente, corpo e ambiente.

Giovanni Iannuzzo

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