Il 25 ottobre scorso, presenti il Sindaco Daniele Tumminello e la sua giunta, il Comune di Cefalù ha intitolato una strada, già via B3, a Nico Marino, personaggio di rilievo nella vita culturale e artistica di Cefalù scomparso nel 2010.
Come è stato ricordato nel tratteggio della sua figura fatto dalla moglie, professoressa Antonella Panzarella e dal figlio Gabriele, Nico Marino era stato, negli anni ’60, tra i fondatori del club La Caverna e quindi, insieme agli amici Leandro Parlavecchio, Gigi Nobile, Pio Pollicino e Antonio Augello, del gruppo I Cavernicoli, con il quale per i successivi 40 anni ha calcato le scene nelle vesti di autore, musicista e cantante, pubblicato tre dischi con la Fonit Cetra, lavorato in radio, cinema e tv.
Tra le numerosissime partecipazioni a programmi radiofonici e televisivi ricordiamo quella a Buona Domenica, condotto da Maurizio Costanzo a metà degli anni 80, nella quale i Cavernicoli furono ospiti fissi per l’ intera produzione, certamente contribuendo a diffondere la cultura siciliana a livello nazionale in anni in cui non era ancora esplosa la moda dell’ umorismo di stampo regionalistico né si assisteva alla messa in onda di serie televisive che avevano come sfondo e soggetto la Sicilia e il suo immenso potenziale di attrazione e comunicazione globale.
Nico viene tuttavia ricordato nella sua città e nelle Madonie non solo per il suo talento come attore e musicista, ma anche per il suo attaccamento e la sua volontà di conservazione del patrimonio storico della sua terra d’origine, testimoniati attraverso un instancabile lavoro di ricerca.
Sin da ragazzo era stato un collezionista (di locandine cinematografiche, soprattutto dei suoi generi preferiti, la fantascienza, il giallo ed il western) ; aveva fatto anche l’antiquario aprendo un proprio negozio (La Pulce – cose vecchie), ma Nico è stato soprattutto un accanito ricercatore di qualsiasi informazione e documento sulla sua città (e documentatore a sua volta, con migliaia tra foto e diapositive), nonché collezionista, ai confini del maniacale, di qualsiasi libro, stampa o cartolina che riguardasse Cefalù.
È stato membro della locale sezione dell’Archeoclub d’Italia, e assiduo collaboratore della Fondazione Mandralisca : la biblioteca della Fondazione, assieme a quella del Seminario Vescovile e all’archivio privato dell’avvocato Tano Misuraca, era il suo luogo di ricerca e documentazione prediletto.
Collaboratore del Comune di Cefalù per le iniziative culturali aveva ideato e curato fra varie altre manifestazioni la prima edizione del “Centro Storico dal vivo” (1994). Dal 1998 al 2005 Nico è stato anche “consulente per la storia e le tradizioni popolari”.
Nico Marino ha pubblicato circa 200 tra articoli, saggi e contributi di vario tipo – all’interno di volumi, quotidiani e periodici – tutti incentrati su un qualche aspetto della vita o della storia di Cefalù. E ha scritto una decina di libri (anche assieme a studiosi come Amedeo Tullio, o Rosario Termotto), sempre dedicati ai medesimi argomenti (ricerche d’archivio sui “grandi cefalutani” – Su tutti l’amatissimo Enrico Pirajno, Barone di Mandralisca cui è dedicato il volume “La vita e le opere di Enrico Piraino Barone di Mandralisca” pubblicato dall’ Archeoclub d’Italia di Cefalù il 15 ottobre 2004, nel 140° anniversario della morte del Barone)
Nico era un riferimento per tutti nel suo paese, e qualsiasi manifestazione o evento, di fatto, lo vedeva in qualche modo coinvolto; riferimento anche e soprattutto per chi a Cefalù veniva “da fuori”, e aveva bisogno di informazioni, appoggio logistico, contatti. È stato a tal riguardo il “location manager” di due grosse produzioni cinematografiche girate a Cefalù: Mario e il Mago di Klaus Maria Brandauer (1993; il film ha avuto in Italia una circolazione limitatissima e poco fortunata) e Il Regista di Matrimoni di Marco Bellocchio (2005; Nico girò anche una scena a due con Sergio Castellito, poi tagliata, reperibile però negli extra dell’edizione dvd).
Lo stesso vale per le decine di trasmissioni televisive (tra cui Linea Blu, Il Sabato del Villaggio, Sereno Variabile) e per le troupe di giornalisti e documentaristi che periodicamente facevano tappa a Cefalù e trovavano in lui l’interlocutore privilegiato.
La sua conoscenza attingeva da tutte le fonti possibili, dal ricordo personale, al racconto di qualche vecchio testimone di fiducia (Don Giovannino Cerami, u zu’ ‘Turiddu’ Cicìo, lo “zio” Giovanni Agnello) alle fonti documentarie con una predilezione per quelle secondarie, trascurate o inedite (tra le tante, il mitologico manoscritto di Francesco Alessandro di Bianca).
Nico era di fatto la Wikipedia di Cefalù (e con grande dispiacere aveva scoperto che nella celebre enciclopedia online la voce dedicata alla sua città ne saccheggiava gli scritti senza però citarlo).
Massimo Genchi, nel dedicargli il primo volume del Lessico della cultura dialettale delle Madonie, opera della fine del 2010, scritta assieme a Roberto Sottile, cui Nico aveva contributo nelle vesti di ‘informatore’ ed. inclusa nell’Atlante linguistico della Sicilia diretto dal professore Giovanni Ruffino), lo descriveva così: “sensibile raccoglitore e attento custode di parole, cose e storie cefalutane”.
Domenico Marino – per tutti Nico – era nato il 30 aprile 1948 a Cefalù, da Gabriele, medico chirurgo nonché insegnante di educazione fisica, calciatore e amministratore ed Elena Bellipanni.
Era il secondo di quattro figli: nato dopo Giovanni e prima di Mario e Anna Maria. Nel 1982, aveva sposato Antonella Panzarella insegnante di matematica e fisica da cui, nel 1985, ha avuto un unico figlio chiamato “Gabriele” come il nonno. I primi di settembre del 2010 gli era stato diagnosticato un mieloma multiplo in stadio avanzato; la malattia lo ha improvvisamente portato via la mattina del 18 ottobre.
Negli ultimi anni, forse già segnati dalla malattia, a sua e a nostra insaputa, Nico aveva mostrato un certo distacco dalle “cose del paese”, usciva e partecipava meno e con meno entusiasmo, sembrava scoraggiato e stanco nel vedere la sua Cefalù sempre meno attiva e sempre più disinteressata alla propria storia diventare ,come diceva lui, “una città fatta di infissi in alluminio anodizzato”.
Credo, afferma il figlio Gabriele, che il significato della vita e dell’opera di Nico Marino, nella loro globalità, il suo lascito insomma, si trovi tutto condensato in questa dedica che apre il suo primo libro, Altre Note di Storia Cefaludese (1995): “A Gabriele Marino, mio padre, che mi insegnò l’amore per Cefalù, e a Gabriele Marino, mio figlio, al quale sono desideroso di trasmetterlo”.
Barbara De Gaetani