Per cercare di dare un senso compiuto alle cose importanti che ci circondano, con l’autorevole presenza del prof. Francesco Torre, cattedratico e geoarcheologo della Preistoria, che è testimone della prima linea di ricerca, abbiamo fatto un sopralluogo alla thòlos della Gurfa i Alia per la suggestiva Ierofania solare al tramonto del 27 ottobre 2024. L’immagine di verifica della potente e misterica Ierofania Solare (Fig. 1), che si aggiunge a quelle note dei Solstizi e degli Equinozi non ha bisogno di altri commenti in questa sede. Merita invece annotazione “per il dopo” il parere del prof. Torre sul “viaggio” fatto in due giorni alla Gurfa ed ai Musei di Marianopoli.
Fig. 1 (Foto di Elisa Chimento)
Il prof. Francesco Torre ha un profilo di competenze professionali e di ricerca sterminato. Da docente di Geomorfologia, Geoarcheologia e Preistoria all’Università di Bologna – Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, esperto di Archeologia Subacquea di Mare Profondo, ha cinque lauree associate alla conoscenza di nove lingue e numerosi altri titoli accademici; abbiamo potuto contare oltre 60 libri testi e pubblicazioni scientifiche, dal 1971 ad oggi fra i quali quelli sull’arte preistorica rupestre nelle grotte trapanesi e di Levanzo o le battaglie navali di Drepana e delle Egadi. E’ stato invitato a partecipare, con contributi personali, comunicazioni e relazioni a circa 90 Congressi e Conferenze dal 1967 a oggi. Nel 1982 fonda, in parte con sue donazioni, nella Torre di Ligny il Museo della Preistoria e nel 1996 il Museo del Mare di Trapani, che dirigerà fino al 2008, mentre dal 2019 ne è il responsabile scientifico. Nel 2005 ha ricevuto il Premio UNESCO per la carriera scientifica. Dal 2021 è Presidente del Consorzio Universitario di Trapani. Con D.P.R. del 2.6.2022 ha ricevuto a Roma la distinzione onorifica di “Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana per Meriti Scientifici”. Per il nostro intervento è necessario sapere che nel 2000 ha partecipato alle ricerche della spedizione scientifica nel Mar Nero con R. Ballard per la scoperta delle tracce storico-archeologiche del “Diluvio Universale”, contribuendo a scrivere una nuova pagina totalmente inedita di Grande Storia.
Fig.2
Fra geologia ed archeologia, viste le sue conoscenze scientifiche, cominciamo con una domanda sul rapporto fra Mito e Storia: che ne sappiamo sul “Diluvio Universale”, che lei ha contribuito a datare?
Il mito è un racconto attraverso il quale gli antichi uomini cercavano di spiegare eventi o fenomeni naturali che non riuscivano a comprendere. Il mito rimane oggi una forma espressiva di una cultura che si ritrova quasi sempre in antiche popolazioni e civiltà ormai scomparse ma che altri hanno avuto l’onere di tramandare affidandosi alla loro verità storica. Noi, oggi, attraverso una ricerca scientifica abbiamo trasformato il Mito in Storia. Sul Diluvio in particolare, come fatto storico voglio dirvi questo. Nel 2000, un’importante spedizione di archeologia di mare profondo è stata condotta nel Mar Nero dall’IFE (Institute for Exploration), in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, l’Università di Boston, la Pennsylvania University , la Texas University, e la Woods Hole Oceanographic Institution e altre Università che collaboravano a terra con i dati inviati dal Mar Nero. Da docente presso l’Università di Bologna e Adjunct researcher presso l’IFE (Institute for Exploration), ho partecipato a questa spedizione che aveva come obiettivi di ricerca: cercare le prove di un insediamento umano del periodo Neolitico prima delle grandi inondazioni del Mar Nero che i ricercatori avevano previsto circa 7.500 anni fa; indagare su una rotta di navigazione in acque profonde e cercare antiche navi di legno affondate in quelle acque anossiche. I metodi di ricerca comprendevano l’uso di un sonar a scansione laterale con allineamento di fase, una slitta trainata per l’imaging e un piccolo veicolo a distanza (ROV) per raccogliere dati di rilevamento in acque profonde.
Il Mito del Diluvio Universale, tramandatoci anche dalla Bibbia, con le nostre ricerche e datazione archeologica su reperti al 5600 a.C., si è trasformato in Storia. Ne ho tracciato una breve sintesi divulgativa nel mio “Il Neolitico e l’età dei metalli in Sicilia” (ed. EtaBeta, 2022, pp. 22-30) (Fig.2, copertina). Sono stati rinvenuti tre relitti e un sito che rifletteva l’abitazione umana prima dell’evento del Diluvio . I siti erano situati a una profondità di circa 100 m. Lungo la costa si sono fatti saggi archeologici e sono continuati anche negli anni successivi in Bulgaria, a Varna, con l’Università di Archeologia e Geologia Marina di Varna. Sono le popolazioni fuggite dal Diluvio che hanno raggiunto l’Europa l’Oriente e la Sicilia portando nuovi aliti di civiltà. Oggi questa teoria è quella più accreditata dalla Comunità scientifica internazionale.
Dopo il viaggio che abbiamo fatto alla Gurfa di Alia ed ai Musei di Marianopoli, ci può dare un giudizio sintetico sulla loro importanza e cosa possono rappresentare per la valorizzazione del paesaggio archeologico della Sicilia “non nota”.
Grazie ai miei amici Carmelo Montagna ed Enzo Mulè ho visitato il 27 ottobre 2024 un sito, quello della Gurfa, nel Comune di Alia, che certamente merita un’attenzione a livello europeo se non mondiale. Purtroppo ad oggi questo sito non ha ricevuto l’interesse che merita da parte di studiosi in quanto sembra abbandonato e senza alcuna valorizzazione specifica. A mio avviso un sito archeologico così importante dovrebbe certamente avere più visibilità e attenzione non solo dal Comune di Alia ma anche da parte di una buona fetta di studiosi di Preistoria. La Gurfa rappresenta certamente un sito preistorico di grande valenza culturale, ancor più in quanto ubicato in una nicchia ecologica quasi unica nel panorama ambientale e naturalistico siciliano. Per un turismo di élite, l’esplorazione delle antiche necropoli di Marianopoli o antichi ipogei preistorici, come quelli della Gurfa, sarebbe certamente più interessante della solita visita alla piazza del paese. Quando si fa una scoperta archeologica o preistorica bisogna ricordare che questa è l’inizio di un lungo percorso che porterà al potenziamento di un mercato turistico che è già avviato in tante zone della nostra regione. Il Comune di Alia dovrebbe iniziare a pensare al sito della Gurfa come un centro culturale che possa dare sviluppo al territorio in quanto capitale da preservare e sviluppare in termini occupazionali ed economici. Oggi bisogna pensare al ruolo sociale della cultura, e comprendere che la valorizzazione e la tutela dei beni culturali devono trasformarsi in “giacimenti culturali” perché devono essere fonte di economia per le popolazioni e il territorio che li custodisce. Per fare tutto ciò bisogna restituire al sito della Gurfa la sua bellezza originaria, e non dare la sensazione di un sito abbandonato, trascurato e non compreso. I Musei di Marianopoli mi hanno particolarmente colpito perché in tempi molto lontani, quando ancora non mi interessavo di Preistoria, avevo fatto uno studio geologico di Marianopoli e non sapevo che era uno dei siti più importanti della cultura Sicana. Due piccoli musei per una grande storia siciliana. Marianopoli al centro della Sicilia, faro centrale della cultura dell’isola. Oggi mi sento quasi cittadino di Marianopoli perché conosco le rocce, la geologia e l’evoluzione geomorfologica che nei periodi antichi questo territorio ha subito. Come si fa a non innamorarsi del paese di Marianopoli dopo averlo conosciuto dal punto di vista geologico e avere assaporato la sua storia da un docente e storico dell’arte come Carmelo Montagna? Mytistraton, è senza dubbio uno dei centri antichi più importanti della Sicilia, e il Museo archeologico ne riflette l’importanza con i suoi meravigliosi reperti scoperti nei siti di Balate, di Valle Oscura e di Monte Castellazzo, un tempo territorio di Marianopoli ed oggi di Petralia Sottana. L’antica Mytistrato, Marianopoli, fu certamente uno dei più importanti centri sicani dell’isola. I suoi siti, comprese le necropoli e la stazione megalitica del recinto-Cromlech a Vallescura in corso di studio e scavo, sono stati studiati con grande professionalità dall’archeologa Rosalba Panvini. Penso, come sembra, che ancora molto ci sia da scoprire. Purtroppo il Museo Archeologico Regionale “F. L. Landolina”, un vero tesoro di reperti preistorici (Fig.3), non riceve l’attenzione turistico-culturale che altri musei regionali, meno importanti, hanno nella nostra isola. Il Museo etnoantropologico comunale “S. Benvegna” credo che sia uno dei più interessanti fra tutti quelli visitati in Sicilia, e non per la quantità di oggetti ma per la loro qualità. Alcuni strumenti sono unici e irriproducibili, e ci raccontano la storia non molto antica di questa nostra meravigliosa isola di Sicilia.
Fig. 3
Cosa la ha colpito di più degli ipogei e tholos della Gurfa, con riferimento particolare all’ impianto, alle tracce catramose di carpenteria bruciata ed agli antichi graffiti (Tridente, Croci, IHS, Beth …)?
Intanto colpisce in tutto questo l’impegno di ricerca e l’amore che Carmelo Montagna nutre per la cultura della preistoria del territorio siciliano e per la sua Marianopoli. Lo ringrazio per avermi fatto scoprire, insieme al mio allievo di preistoria Enzo Mulé ed alle amiche Calogera Gattuso e Elisa Chimento di BCsicilia di Alia, luoghi a me sconosciuti (Figg. 4-5). Il più importante senza dubbio è la Gurfa. Sicuramente è un ipogeo con una tomba/tempio a tholos, cioè a cupola, costruito per scavo come monumento funerario risalente a tipologia della tarda età del bronzo. Oltre che in Sicilia l’uso di questi monumenti si diffuse in tutto il Mediterraneo: monumenti a tholos vennero realizzati in Egitto, Grecia, per opera della civiltà micenea, Portogallo e Spagna meridionale per opera delle civiltà di Los Millares e della successiva civiltà di El Argar. E’ possibile che questa grande costruzione, molto somigliante alle strutture sepolcrali minoiche-micenee, fosse stata costruita come tomba tempio per un grande re. Sono perfettamente d’accordo con la ricostruzione storica di Carmelo Montagna il quale fa risalire la costruzione del tempio alla famosa spedizione della figura mitica del “Minos”, del re Minosse in Sikania alla ricerca di Dedalo il quale, fuggitivo, si era rifugiato presso il re sicano Kokalos. La morte di Minosse per opera delle figlie di Kokalos fa pensare a Dedalo che per occultare la tragica morte del re, costruisce, per fare contenti i soldati di Minosse, una grandiosa tomba-tempio per dimostrare all’esercito cretese che il re Kokalos e Dedalo portavano grande rispetto per Minosse, e che la morte fosse stata casuale. Questo grande tempio fu poi sicuramente meta di grandi pellegrinaggi come dimostrano le vasche purificatrici fuori il tempio, e le numerose scritte e graffiti fuori le mura del tempio. Dell’impianto in legno ormai non resta più niente perché distrutto e incendiato da Terone di Agrigento nel V sec. a.C., quando risalì il Platani alla conquista di Imera nel 480 a.C., come descritto da Erodoto e Diodoro. Le tracce di bruciature catramose lungo i muri di tutti gli ambienti ci fanno rileggere la storia. Il tempio con il passare degli anni divenne sede di venerazione e contemplazione di Afrodite da parte dei greci, e da parte dei fenici, con la venerazione di Astarte. La presenza di questo ultimo popolo è testimoniata dal simbolo Beth, “Casa”, graffito a destra vicino alla porta d’ingresso del tempio (Fig. 6). Si rileva anche la presenza di uso successivo di altre religioni, come dimostrano le diverse incisioni: tridente, croci, e il segno IHS. Questo a dimostrazione che per millenni rimase un’area sacra da venerare e contemplare. Il tridente inciso (Fig.7) ci riporta a Poseidone, e la croce, se non vogliamo immergerci nella preistoria e protostoria, diciamo che potrebbe essere paleocristiana, come il medievale segno IHS. Che dal periodo romano e bizantino fino al tardo medioevo fosse stata riutilizzata come granaio, così come afferma qualche studioso, nutro forti dubbi. A me risulta impossibile comprendere da dove potessero mettere il grano all’interno del tempio. Il tholos della Gurfa è la tomba più grande del Mediterraneo; più grande e antecedente di quella di Atreo a Micene. Cioè prima della scomparsa della civiltà minoica-micenea, avvenuta con l’eruzione di Santorini nel 1603 a.C. La parte più importante della storia della Gurfa rimane sepolta davanti e attorno al tempio. Sarebbe opportuno pensare ad uno scavo archeologico, perché solo con il rinvenimento di reperti archeologici si può dare una datazione certa alla struttura. Lo scavo darebbe pure un impulso positivo allo sviluppo turistico-culturale a beneficio dei giovani e delle comunità tutte della valle del Platani, sentiero di comunicazione di tutte le popolazioni che hanno calpestato questa straordinaria terra.
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Da studioso esperto di geologia preistoria ed itinerari turistici cosa suggerisce di fare?
La Sicilia dal punto di vista geologico è una terra giovane e di una bellezza e di una ricchezza straordinaria. Si passa da zone vulcaniche, alte oltre 3.000 metri, a spiagge fantastiche di sabbia a livello del mare. Da montagne calcaree, le cui grotte vennero abitate nella preistoria dagli uomini del Paleolitico superiore, a colline brillanti fatte di gesso. Da valli solcate da fiumi che hanno inciso in milioni di anni le argille gialle e grigie, alle calcareniti quaternarie, e alle arenarie, sfruttate le prime per le costruzioni di case, le seconde per la costruzione, nel periodo protostorico, di necropoli e templi, luoghi consacrati al culto di divinità o persone di alto rango come re o principi. Una delle zone più belle è certamente la valle del Platani, l’antico Alikòs, che attraversa i Monti Sicani dove prolifica la protostoria siciliana, e dove sono stati scoperti tantissimi siti del bronzo antico. Se si vuole oggi sviluppare dal punto di vista economico questa parte storica della Sicilia, e bloccare il flusso migratorio dei giovani siciliani, bisogna pensare in grande. Oggi gli studenti che si iscrivono in università italiane e lasciano la Sicilia sono circa 50 mila l’anno. Una perdita enorme di cervelli e di economia siciliana che va via. La Maggior parte di questi giovani non tornano più. Spetta ai politici comprendere cosa ci indica questo dato. Vogliamo continuare su questa strada e far finta di niente? Noi siamo una terra ricchissima di cultura, un territorio ricco di storia, di archeologia e di preistoria. Uno dei più importanti al mondo. Trasformiamo, come ho già detto, questi siti archeologici in opportunità culturali tali da produrre ricchezza e posti di lavoro. Tutti i comuni della zona del Platani devono riunirsi ed organizzarsi per costruire itinerari archeologici-preistorici per uno sviluppo territoriale comune. I turisti dovrebbero poter usufruire di percorsi strutturati da sud a nord in bici, a cavallo, a piedi, in auto, tra boschi, siti archeologici e paesaggi mozzafiato. Senza tralasciare l’opportunità di poter consumare i prodotti locali, in contesti urbani caratterizzati da sempre da una grande accoglienza e condivisione. Questo significa proteggere, valorizzare e sviluppare il nostro territorio offrendo ai turisti emozioni ed esperienze autentiche di cultura non solo locale ma che si apre alle esigenze di un turismo più europeo, e quindi un ecoturismo archeologico che sta diventando una scelta importante per molti turisti stranieri.
Francesco Torre
Intervista a cura di Elisa Chimento.