A Salvatore Cappello, decano della pasticceria siciliana, un riconoscimento alla carriera dalla “Nave dei Libri 2024”

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A Salvatore Cappello, decano della pasticceria siciliana, è stato conferito un prestigioso riconoscimento alla carriera durante l’edizione 2024 della “Nave dei Libri”, manifestazione tenutasi dal 13 al 17 novembre, che ha visto il viaggio da Napoli a Palermo e viceversa con la presenza di scrittori, giornalisti, e appassionati di arte, cultura e gastronomia. L’evento è stato promosso da Agra Editrice in collaborazione con la rivista Leggere:tutti  e Grimaldi Lines.

Da sempre, l’obiettivo di Leggere:tutti è quello di unire il piacere del viaggio con le emozioni suscitate dalla lettura, unendo cultura e scoperta. Tra le manifestazioni di successo promosse dal mensile, spicca l’iniziativa “Una nave di libri per Barcellona”, giunta alla sua XIII edizione che si terrà nel 2025, Food&book che si tiene al Tettuccio di Montecatini Terme, Scrittori in campagna e tante altre interessanti iniziative. L’incontro di Palermo, è stato seguito anche da Radio1 Plot Machine e ha visto una grande partecipazione di pubblico, che ha potuto ascoltare la storicità e la bellezza delle tradizioni siciliane legate alla pasticceria.

La prima giornata siciliana è iniziata con le visite guidate alla Cappella Palatina e alla Cattedrale di Monreale, per poi proseguire nel pomeriggio con una tappa a Villa Niscemi, una delle residenze storiche più suggestive di Palermo. Villa Niscemi ha visto Salvatore Cappello protagonista indiscusso, con la presentazione e degustazione dei suoi dolci più celebri, tra cui quelli “aristocratici” e “conventuali”, espressione dell’antica tradizione pasticcera palermitana.

L’incontro si è concluso con la consegna del riconoscimento a Cappello, un tributo alla sua capacità di esprimersi attraverso la pasticceria. Un’arte che ha portato avanti con dedizione e passione per oltre cinquant’anni, contribuendo a tramandare la tradizione pasticcera siciliana alle nuove generazioni. Salvatore Cappello non è solo un maestro pasticcere, ma anche un custode della memoria storica palermitana. Con lui, la pasticceria siciliana ha vissuto un continuo processo di rinnovamento, mantenendo intatta la sua autenticità, ma arricchendola con innovazioni che hanno saputo conquistare i palati di generazioni diverse.

Oltre alla sua lunga carriera, va sottolineato l’impegno di Cappello nel trasmettere la sua arte al figlio Giovanni, che oggi porta avanti con passione la tradizione di famiglia, garantendo la continuità di una storia che affonda le radici nella storia gastronomica di Palermo. Giovanni rappresenta la terza generazione della famiglia Cappello, un segno di come la maestria e l’amore per la pasticceria siano stati tramandati con rispetto e dedizione.

La storia di Salvatore Cappello è un racconto di perseveranza e passione. Un uomo che, senza scorciatoie e senza cercare vantaggi, ha costruito la sua fama e il suo successo grazie a un impegno quotidiano, alla serietà professionale e a una rara umiltà. Un gigante della pasticceria siciliana che, con la sua arte, ha saputo conquistare non solo il palato, ma anche il cuore delle persone, restituendo alla sua città e alla Sicilia intera dolci memorabili.

Tra i dolci che Salvatore Cappello ha presentato a Villa Niscemi, uno dei più apprezzati è stato il buccellato, il tradizionale dolce natalizio palermitano. Questo dolce, che affonda le sue radici nel panificatus dell’epoca romana, è un simbolo della pasticceria siciliana. La sua forma a ciambella, ispirata alla “buccina”, la tromba ricurva dei legionari romani, e il suo legame con i riti del conferrazio dell’antica Roma, ne fanno un dolce di grande significato storico e culturale. La versione di Cappello ha letteralmente entusiasmato il pubblico, regalando un’esperienza di gusto che ha fatto rivivere la storia attraverso i sapori.

Il riconoscimento a Salvatore Cappello, come recita la targa consegnata, “è un tributo alla sua straordinaria capacità di custodire e trasmettere un’arte secolare. La sua maestria e il suo savoir-faire sono diventati un patrimonio inestimabile non solo per Palermo, ma per tutta la Sicilia, un testimone prezioso di tradizione e innovazione”.

Una delle tante frasi belle scritte da Dacia Maraini nel suo romanzo “Marianna Ucria” si presta perfettamente a descrivere l’importanza di Salvatore Cappello per la sua città. In un dialogo tra Marianna e la zia monaca, quest’ultima rivolta alla nipote chiede: “Ma tu lo sai cos’è l’inferno?” Dopo un lungo silenzio, la zia monaca risponde: “E’ Palermo senza pasticcerie.”

Ecco, grazie a Salvatore Cappello, Palermo ha ricevuto il suo “paradiso eterno”, un luogo dove la dolcezza e la tradizione si fondono per dare vita a un patrimonio gastronomico unico, che continuerà a emozionare e incantare per generazioni.

Mario Liberto

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