Nel secolo dell’intelligenza artificiale, quando la tecnologia ci promette di raggiungere vette straordinarie, la verità è che il mondo non ha imparato nulla dal passato.
La guerra, quella stessa atrocità che ha segnato secoli di storia, continua a imperversare in tante parti del pianeta, con le sue conseguenze devastanti. Bambini muoiono sotto le bombe, vittime innocenti dei conflitti che sembrano non avere mai fine. In altre aree del mondo, la fame si porta via vite mentre noi, seduti a tavole imbandite, non ci rendiamo conto di quanto la nostra opulenza sia lontana dalla realtà di milioni di persone che soffrono in silenzio.
Non sono solo le guerre armate a scatenare dolore, ma anche i conflitti familiari, sociali e culturali che lacerano il tessuto della nostra società. Ogni tipo di violenza, fisica o psicologica, è una manifestazione del nostro fallimento come esseri umani. Pensiamo a tutti quei giovani di Palermo lacerati dalla piaga della droga, ai giovani delle Madonie che scappano per cercare un futuro migliore lontani dalla propria terra. La vera domanda che dobbiamo porci è: come possiamo vivere in un mondo così avanzato, ma ancora incapace di risolvere i conflitti e vita quotidiana in modo pacifico?
La pace non è un sogno irraggiungibile, ma una realtà che possiamo coltivare nel nostro quotidiano. In un mondo dove la violenza sembra prendere il sopravvento, la pace deve partire dal piccolo, da ognuno di noi. Troppe volte ci lasciamo sopraffare dall’invidia, dalla cattiveria, da piccole guerre quotidiane che minano la nostra capacità di convivere serenamente. La competizione, il desiderio di prevalere sull’altro, la frenesia del “primo io” ci allontanano da quella comunità che il Natale ci invita a vivere.
Il messaggio di questo Natale, più che mai, deve essere un invito a fermarci e a guardare dentro di noi. Non possiamo cambiare il corso degli eventi internazionali, ma possiamo cambiare noi stessi, il nostro atteggiamento verso gli altri. Semplici gesti quotidiani, come l’ascolto, la comprensione, l’altruismo, sono le fondamenta di una pace che può crescere giorno dopo giorno. Il Natale è l’occasione per ridare speranza, per riscoprire il valore dell’amore e della solidarietà, per fare un passo verso un mondo più giusto, più umano, proprio adesso che siamo entrati nel Giubileo della Speranza.
Non possiamo permetterci di lasciare che le fiamme della violenza continuino a divampare. La speranza in un futuro migliore passa attraverso la nostra capacità di scegliere la gentilezza, la pazienza, il perdono. Se in ogni angolo del mondo, anche il più remoto, ognuno di noi facesse la sua parte, sarebbero davvero possibili cambiamenti straordinari, proprio come ha sempre detto il Beato Puglisi.
Siamo nell’era della conoscenza, ma troppo spesso dimentichiamo che la vera intelligenza è quella che ci rende capaci di vivere insieme in armonia. Il Bambino di Betlemme è nato per darci speranza e amore, eppure continuiamo ad offenderlo con gesti, azioni e parole di odio, che spesso fanno più male di un coltello piantato nel fianco.
La pace è l’unica risposta che possiamo dare a un mondo che ancora non ha imparato la lezione della storia, Dio vuole questo: PACE!