Servi dell’Amore Misericordioso sono vera luce per quanti brancolano nel buio: Cavaliere di Malta scrive al Cardinale Montenegro Vescovo di Piana

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Cavaliere di Grazia Magistrale del SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) della Delegazione della Sicilia Occidentale, Angelo Torre, dopo la notizia di un possibile scioglimento da parte del Vaticano della Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso, che conosce a fondo, ha scritto una lettera all’Amministratore apostolico della Diocesi di Piana degli Albanesi, Cardinale Francesco Montenegro, per chiedere il suo autorevole intervento affinchè “trionfi la verità ed il corretto giudizio nei confronti di persone che hanno rinunciato a loro stesse per aiutare ogni figlio di Dio a trovare il proprio vero Padre… vera luce per quanti brancolano nel buio e nell’insicurezza e che sono artefici del decadimento inesorabile del valore della vita umana”.

Di seguito la lettera integrale.

Eminenza Reverendissima,

innanzitutto desidero ringraziarla per l’attenzione che vorrà prestare all’argomento di cui esporrò di seguito il contenuto, riconoscendole il grande impegno per l’evangelizzazione dei popoli e l’assistenza ai migranti che poveri e sofferenti giungono sul nostro territorio, nella speranza di un futuro migliore e di un’aspettativa della qualità di vita più confacente ai loro bisogni primari.

Ho appreso con grande stupore la notizia, pubblicata sul giornale “Silere non possum”, che il Papa ha inviato un commissario nella Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso di Santa Cristina Gela, il cui fondatore è Padre Emilio Cassaro.

Conosco la Comunità fin dalla sua costituzione perché amico di Serva Mariella, di cui sono stato collega di lavoro prima che la stessa decidesse di donare totalmente la sua vita a nostro Signore Gesù Cristo, dedicando il suo impegno quotidiano alla preghiera e al servizio della Chiesa; assistendo instancabilmente i poveri, i sofferenti e quanti cercano un’ancora di salvezza che soltanto il messaggio cristiano può assicurare. Ma questa caratteristica fa parte dell’humus più profondo di ogni componente della Comunità, principalmente del suo fondatore Padre Emilio. Mi colpisce la giovane età di buona parte dei componenti la Comunità; con alcuni di loro ho frequentato la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e tre dei quali, come lei certamente saprà, sono stati ordinati Diaconi. Ricordo, con affetto, il sacerdote Servo Michele, da cui ricevo consigli spirituali che mi aiutano a corroborare la mia formazione cristiana e che, con tanta simpatia, ma con fermezza traccia il solco entro cui percorrere il mio cammino di salvezza.

Gli effetti di questo sapiente e fruttuoso impegno della Comunità sono evidenti durante le funzioni religiose domenicali e delle feste di precetto, alle quali partecipano puntualmente più di cinquecento persone, completando la capienza del Santuario sito a Santa Cristina.

Ricordo l’annuale appuntamento della Comunità di fedeli che, nel mese di giugno, accoglie il reliquario delle lacrime della Madonna di Siracusa; lacrime che San Giovanni Paolo II affermò essere di Preghiera, di Perdono e di Supplica. Questo evento richiama fedeli provenienti da tutta la Diocesi di Palermo, i quali riconoscono alla Comunità religiosa la capacità di rendere tangibili, anche lì, i segni che la Madonna dona alla Chiesa ed al popolo siciliano. Popolo siciliano che si distinse nell’ottavo secolo nel controbattere l’avanzata saracena nei Balcani, bloccando così la contaminazione musulmana per molti secoli successivi.

Maria è la prima protettrice della Sicilia, è la Madonna Odighitria, cioè che indica la strada che conduce a suo Figlio Gesù Cristo, e di questo particolare e speciale privilegio spero tanto che molti siciliani prendano atto e con forza conducano la buona battaglia e conservino la fede, come ci dice San Paolo; nella consapevolezza che il laico cattolico deve ordinare le cose del mondo secondo Dio, proprio per il battesimo ricevuto e, per ciò che mi riguarda, per l’impegno assunto come cavaliere di Malta per la “tuitio fidei et obsequium pauperum”.

Nella società odierna si è smarrito, in modo preoccupante, il senso della cristianità, con conseguenze disastrose nell’ambito della fede, della morale, nei rapporti sociali ed anche familiari. La vita non è più un valore sacro ed inviolabile, ma può essere annientata anche per futili motivi. Pertanto c’è la necessità di ricostruire i rapporti personali alla luce dell’insegnamento del Vangelo e gli attori che possono invertire la tendenza sono anche le Comunità come i Servi e le Serve dell’Amore Misericordiosa, alle quali bisogna riconoscere il ruolo fondamentale ed insostituibile di promotori della rinascita e della speranza di una nuova evangelizzazione.

Nel ricordare San Giovanni che afferma: “la fede se non ha le opere, è morta in sé stessa.”, segnalo anche l’attività che le Serve svolgono a Piana degli Albanesi in assistenza ai poveri, mediante la gestione della mensa della Caritas, attraverso il coordinamento di Serva Paola, che si avvale anche di donazioni di beni di prima necessità da parte di benefattori, tra i quali anche il sottoscritto.

Una società giusta non solo deve garantire il necessario sostentamento alle fasce sociali più deboli con l’intervento delle Istituzioni pubbliche, ma deve anche far tesoro dell’azione di sussidiarietà che anche le comunità religiose possono organizzare senza alcuno scopo di lucro. Questa esperienza l’ho vissuta durante il mio impegno come presidente della Commissione Consiliare “attività sociali e servizi alla persona” del Comune di Palermo.

Ma è pur vero che, come dice San Paolo: non le nostre opere, ma la fede ci rende “giusti”, quindi la Caritas non può avere il primato sulla Veritas; ma la fede, se è vera, se è reale, diventa amore, diventa carità, si esprime nella carità.

Oggi non possiamo scendere a compromessi con lo spirito del tempo, non possiamo essere acquiescenti rispetto al travisamento delle verità di fede, distorte in nome di un modernismo che intende piegare il valore assoluto della Verità di Cristo verso un sincretismo religioso ed un relativismo etico, che in maniera subdola, cercano di giustificare le deviazioni e le perversioni umane come nuove verità, che soggiacciono ai desideri ed alle voglie di un’umanità che vuole essere unica artefice del proprio futuro.

Ecco allora la necessità di scoprire e valorizzare le pietre miliari, i riferimenti certi, dai quali possiamo individuare i percorsi che non rendono vana la nostra azione di amare il nostro fratello, perché innanzitutto amiamo il nostro Dio. I Servi dell’Amore Misericordioso si distinguono proprio per questa caratteristica, perché, conservando l’ordine dell’Amore; essi sono vera luce per quanti brancolano nel buio e nell’insicurezza e che sono artefici del decadimento inesorabile del valore della vita umana.

“Un albero buono non dà frutti cattivi e un albero cattivo non dà frutti buoni. “La qualità di un albero la si conosce dai suoi frutti” (Lc 6,43). Tutti noi, amici della Comunità dei Servi, riteniamo di essere quei frutti buoni prodotti da un grande albero, da quella quercia di Mamre che dava nuova forza e nuova vitalità a coloro che vi si accostavano.

Padre Emilio, in questi anni, ha saputo costruire un grande giardino con tante querce, che hanno dato forza alla Comunità da lui fondata, svolgendo la loro missione evangelizzatrice all’insegna della profonda preghiera, del rispetto di quanti chiedono un sostegno nel duro cammino della propria conversione, manifestando la gioia e la serenità che il Signore assicura a chi confida in Lui e nella sua infinita misericordia.

Questa missiva non vuole assumere un tono di difesa di una posizione contestata, ma è un atto dovuto di rispetto e stima verso una Comunità, che mette in risalto la correttezza della missione, l’abnegazione e l’autentico amore a Gesù ed a sua, e nostra, Madre Maria – Ad Jesum per Mariam.

Eminenza reverendissima, concludendo, desidero sperare che, mediante il suo autorevole intervento, trionfi la verità ed il corretto giudizio nei confronti di persone che hanno rinunciato a loro stesse per aiutare ogni figlio di Dio a trovare il proprio vero Padre.

Voglia gradire il mio riverente saluto ed invoco la sua paterna benedizione, auspicandomi che dopo la tempesta torni la grande calma, che assicuri così a ciascuno di noi, rispetto al proprio ruolo, la necessaria serenità per potere svolgere, fino in fondo, la missione che ci è stata assegnata, cioè di far conoscere il più possibile l’Unico Vero Salvatore degli uomini – JHS- ed il Suo Infinito Amore per ogni sua creatura.

Laudetur Jesus Christus

Angelo Torre

Sovrano Militare Ordine di Malta

Cavaliere di Grazia Magistrale

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