“Santo Padre, chi Le scrive è una porzione di popolo di Dio, laici e laiche, uomini, donne, giovani, anziani, appartenenti a varie Diocesi della Sicilia e di altre regioni d’Italia e dell’Europa. Un popolo che conosce e frequenta sin dalla sua nascita avvenuta il 23 dicembre 1999, la Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Le scriviamo per portarla a conoscenza del dolore che in questi giorni sta toccando le nostre vite: all’inizio di dicembre scorso abbiamo appreso da organi di stampa e successivamente da voci che inizialmente sembravano una falsità ma poi si sono scoperte incredibilmente vere, che Lei Santità ha nominato il vescovo emerito di Mazzara del Vallo come commissario Apostolico Plenipotenziario e che, a seguito di questa visita, la Comunità rischia di essere sciolta”.
Inizia così la lunga lettera inviata a Papa Francesco a cui hanno aderito più di duemila persone, precisamente 2.012 di varie Diocesi siciliane e non solo.
“In questi venticinque anni – continua la lettera – i Servi dell’Amore Misericordioso sono cresciuti di numero, accogliendo nuove vocazioni, e soprattutto diventando un riferimento per tantissimi fedeli che hanno sempre apprezzato il loro agire in obbedienza al disegno del Signore, della Santa Madre Chiesa e dei Vescovi che si sono succeduti nell’Eparchia di Piana. La comunità spesso è stata invitata a svolgere vari servizi pastorali in altre Diocesi: celebrazioni, predicazioni di novene, adorazioni eucaristiche, esercizi spirituali e lectio.
Vogliamo consegnare nelle sue mani le nostre vite cristiane e il percorso di crescita spirituale, intellettuale e umana che il buon Dio ha deciso di farci vivere proprio all’interno di questa comunità. La nostra storia e i nostri cammini di fede, in modi diversi, hanno goduto di tanti momenti di grazia e di esperienze positive con la Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso, che ci hanno aiutato a fortificarci nella nostra vita cristiana, e ad apprezzare il dono della riconciliazione, sperimentando la bellezza di essere Chiesa nella diversità di carismi: una chiesa, giovane, santa e bella. Ci siamo scoperti figli e fratelli in un processo di conversione continua mediante la partecipazione alle celebrazioni, alle adorazioni eucaristiche, ai momenti di preghiera, alle catechesi, ai pellegrinaggi e tanti altri momenti comunitari. Dai ritiri eucaristici sono scaturiti gruppi di preghiera e di adorazione incastonati nelle parrocchie di appartenenza.
Siamo stati sempre ascoltati e mai ci siamo sentiti condizionati o manipolati in alcun modo nelle direzioni spirituali e nei consigli ricevuti. Abbiamo negli anni imparato a camminare da soli, discernendo e valutando le nostre situazioni personali: altro che “Abuso di coscienza”. I Servi sono stati per noi sempre un riferimento e un esempio di come pregare, relazionarsi con il prossimo, essere presenti in maniera cristiana nella nostra realtà quotidiana, familiare, lavorativa e parrocchiale”.
La missiva racconta anche come la crescita comunitaria e personale ha portato molti laici ad affiancare i Servi in tante opere di misericordia: il supporto alla Caritas, servendo anche alla mensa dei poveri, il servizio alla Casa del Sorriso, comunità alloggio che accoglie i bambini allontanati dalle famiglie, la partecipazione alla raccolta alimentare e al banco farmaci.
“Beatissimo Padre – continua la lettera – noi siamo seriamente preoccupati delle notizie che circolano, delle voci riportate da tanti che ci dicono addirittura che già da tempo era noto e deciso lo scioglimento della Comunità dei servi. Siamo così angosciati ed increduli, storditi da affermazioni che contrastano nettamente con le nostre esperienze dirette, e soprattutto incapaci di accettare la possibilità che venga chiusa una esperienza così bella e feconda.
Quello che ci rammarica di più è che mai nessuno ci ha interpellati per ascoltare la voce di chi ha vissuto a stretto contatto con la comunità, giovando di infinite grazie”.
La missiva, seguita da cinquanta fogli con più di duemila nomi e cognomi, vuole anche dare voce a tantissimi che hanno frequentato la comunità ed hanno ricevuto un beneficio, sperimentando un reale ambiente familiare in grado di accogliere, sostenere, guidare anche fratelli con grandi disagi, sofferenze e in cerca di un incontro vero con Cristo.
“La nostra lettera – concludono – vuole essere una supplica perché possa Lei Santità darci chiarezza sulla situazione, intraprendere le necessarie azioni per tutelare la Comunità dei Servi e i frutti generati da essa, e ricevere rassicurazioni per procedere sereni nei nostri cammini di fede”.
Cosa accadrà adesso? Papa Francesco ci ha abituati in questi anni ad azioni dirette e decise, e non è da escludere che in questa particolare circostanza scelga (improbabile ma non impossibile) in qualche modo di intervenire, come molti sperano. Se dovesse astenersi, potrebbe anche significare che non ha mai avuto modo di leggere la lettera, malgrado sia stata inviata per conoscenza anche al Segretario di Stato Vaticano, al Segretario particolare, al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, al Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, all’Arcivescovo di Palermo, all’Amministratore apostolico della Diocesi di Piana degli Albanesi. E chi ha tramato per porre fine alla bellissima avventura spirituale dei Servi dell’Amore Misericordioso riesca a raggiungere lo scopo, nonostante le accuse siano false come coloro che li sostengono.
Una cosa, tuttavia, è ormai certa: chi pensava di spegnere nel silenzio e nell’oscurità la Comunità di Piana degli Albanesi ha miseramente fallito. Si è reso evidente a tutti la gravità e la malvagità di quanto stava accadendo: una vergogna che non si può facilmente celare.
Potrebbe anche accadere che coloro che hanno agito nelle tenebre, vedendo fallire il loro proposito decidano di uscire allo scoperto e accusarli pubblicamente. Un’ipotesi piuttosto remota, poiché quelli che nella Chiesa agiscono utilizzando questi metodi hanno sempre avuto una caratteristica comune, in ogni tempo e luogo: essere dei vigliacchi. È probabile che continueranno a operare nell’ombra, tentando ancora, poco cristianamente, di screditare e di infamare. Ma ora tutto è diventato molto, ma molto più difficile.
Forse, finalmente, i sepolcri imbiancati nella Chiesa hanno esaurito il loro tempo.
Alfonso Lo Cascio