Fenomeni paranormali: le case impazzite

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In un suo racconto, “La casa dei Granella”, Luigi Pirandello narra la storia di un avvocato, al quale si rivolge una famiglia che intende intentare una causa. Normale, direte voi. Certo. Solo che il motivo della loro legale richiesta è piuttosto strano: hanno lasciato la casa in cui abitano perché è infestata dagli spiriti. Poiché nel fare ciò sono stati querelati dal proprietario, per la rottura del contratto di locazione, intendono far valere i loro diritti. Ed il povero azzeccagarbugli è costretto a documentarsi, tra i mille problemi esistenziali che la possibilità dell’esistenza dell’anima gli pongono, e infine riesce, con uno stratagemma degno di Pirandello, a vincere la causa, dimostrando l’esistenza – almeno in quella casa – degli spiriti.

Al genio pirandelliano non sfuggì, insomma, il fenomeno delle «case infestate». Ne abbiamo sentito parlare un po’ tutti. Si tratta di luoghi, edifici, nei quali avvengono fenomeni insoliti che, nella vecchia letteratura sui fenomeni ‘paranormali’ erano compendiati dalla parola tedesca poltergeist: essa è composta dalla parola poltern (verbo che significa «far chiasso », « far rumori » e simili) e da Geist (approssimativamente « spirito » ): quindi il poltergeist è uno « spirito chiassoso ». espressione quanto mai felice, almeno nel suo significato descrittivo: in questi casi, infatti, gli ambienti che sono oggetto del fenomeno sembrano impazzire, oggetti inanimati si spostano senza l’intervento di una forza fisica, si odono rumori inspiegabili e fatti cinetici privi di qualunque spiegazione fisica normale. La gamma delle manifestazioni caratterizzanti un poltergeist è vastissima e talvolta (ma in casi rari) arriva sino a produrre danni fisici alle persone che sono protagoniste o testimoni.

Ecco per esempio la descrizione di alcuni fenomeni che hanno caratterizzato un caso molto famoso in letteratura: in casa di una bambina di undici anni, Virginia Campbell, si verificarono nel 1960 alcuni fenomeni stranissimi: dalla sua stanza da letto infatti provenivano forti rumori ed in essa accadevano altri inspiegabili eventi fisici. «Gli incidenti cominciarono il 22 novembre con colpi “sordi” presso di lei. Cessarono quando la bambina andò a dormire, ma ripresero il giorno dopo. Vi fu anche qualche movimento del mobilio. Fu chiamato il ministro di Sauchie, il reverendo T.W. Lund: i colpi continuarono in sua presenza ed in circostanze in cui egli era certo che nessuno poteva produrli. Poi egli vide una grande cesta di biancheria sollevarsi leggermente dal suolo e spostarsi di una cinquantina di centimetri verso il centro della stanza per poi tornare al suo posto. Il giorno dopo, giovedì 24 novembre, mentre Virginia era a letto, vide il suo guanciale ruotare di sessanta gradi sebbene lei vi posasse la testa. Escluse che la bambina avesse provocato il movimento in modo normale».

Questi fenomeni straordinari furono ovviamente attribuiti nel passato a spiriti, che infestavano gli ambienti,  l’unica causa che poteva essere addotta per spiegare eventi tanto clamorosi ed in contrasto con le normali leggi fisiche. D’altra parte, le storie delle cose infestate hanno rappresentato uno degli argomenti più sfruttati della cosiddetta letteratura gotica. Ma qui non stiamo parlando di misteriosi castelli e comunque aristocratiche dimore dove sembrano aggirarsi misteriose presenze. Parliamo di case, semplici, normalissime case. Ma se non si tratta di spiriti, di cosa si tratta? Le prime ipotesi attendibili vennero tirate fuori da un famoso caso avvenuto nel 1958 negli Stati Uniti.

Il caso di Seaford

L’undici febbraio 1958 l’investigatore Joseph Tozzi ebbe incarico dal suo superiore, il tenente E. Richardson, del 7° Dipartimento di Polizia, nella città di Seaford, nel Long Island, di interrogare la moglie del signor James Hartmann a seguito di una denunzia da lei presentata, nella quale si riferiva l’accadere di strani fenomeni che si verificavano nella sua casa, dove abitava insieme al marito e ai suoi due figli. Non era nulla di importante, beninteso: bottiglie che si stappavano da sole e che riversavano il loro contenuto dappertutto e giocattoli che si autodistruggevano. Fenomeni simili, come accertarono gli investigatori avvennero per 67 volte. Il 9 febbraio gli Hartmann denunziarono ufficialmente il caso. Naturalmente il caso, così eclatante, finì sui giornali, intrigò ovviamente gli studiosi che si occupavano di fenomeni paranormali in sede universitaria. Due di loro, Pratt e Roll, entrambi psicologi, studiarono accuratamente il caso. Chiesero il parere di vari esperti de installarono persino un oscillografo in cantina, per vedere se i fenomeni fossero dovuti a vibrazione del suolo. Non fu rilevato nulla di fisico che potesse spiegare i fenomeni. Fu rilevata invece una strana coincidenza: tutti i fenomeni avvenivano solo se il figlio Jimmy era in casa. E si verificavano solo nei periodi della giornata in cui lui era sveglio. La conseguente deduzione era elementare: poteva essere lui a produrre i fenomeni coscientemente, per semplice burla da ragazzi, magari con l’aiuto della sorella. Il ragazzo fu ovviamente avvertito che, se fosse stato uno scherzo, le conseguenze sarebbero state gravi. Ma i fenomeni continuarono ad accadere, anche sotto gli occhi degli investigatori, come quando una statuetta raffigurante un cavallo cadde da un mobile e si frantumò per terra, avanti ai piedi dell’investigatore Tozzi, che accusò il ragazzo di aver provocato in qualche modo il fenomeno e sottoponendolo ad un severo interrogatorio. Ma il ragazzo continuò a protestare la sua assoluta estraneità ai fatti. Ma mentiva. In un certo numero di casi si scoprì che era stato lui a provocare i fenomeni, anche se non si capì in quale. Per spiegare la totalità dei fatti bisognava ammettere che, per qualche misterioso motivo, tutta la famiglia fosse complice di Jimmy e che quel pandemonio fosse stato provocato ad arte per chissà quale motivo. In effetti non era una ipotesi peregrina, ma Roll e Pratt non la presero in considerazione, adducendo tutta una serie di motivazioni – nessuna del tutto convincente – che avrebbero reso altamente improbabile questa congiura. Si schierarono cioè palesemente dalla parte della famiglia, sottolineando il grave disagio psicologico che quei fenomeni provocavano a tutti loro. In realtà questo atteggiamento empatico è umanamente giustificabile, apprezzabile anche, ma non scientifico. Cosa era successo in quella casa di Seaford? Per risponde a questa domanda, Roll e Pratt saltarono l’ostacolo a piè pari. Inventò una nuova definizione: Psicocinesi Ricorrente e Spontanea. In lingua inglese Recurrent Spontaneous Psycko-Kinesis, divenuta più nota con il suo acronimo RSPK. Lo stesso Roll ne spiega esattamente il senso:

“… se il poltergeist dipende dalla presenza di qualcuno, può darsi che questo qualcuno sia il poltergeist stesso. Non sarebbe dunque necessario supporre quelle entità spiritiche a cui si pensa quando si parla di poltergeist. Le esperienze PK ci insegnano che molti hanno la capacità di influenzare oggetti fisici nelle loro vicinanze: forse i fenomeni del genere sono esplosioni di PK da parte di viventi”.

Insomma, in date circostanze alcuni individui avrebbero la capacità di utilizzare del tutto inconsapevolmente le proprie facoltà psicocinetiche che si ‘scaricherebbero’ sull’ambiente circostanze. Ma questo implica un ampliamento dei limiti conosciuti della nostra stessa personalità. Una bellissima teoria, probabilmente applicata al caso sbagliato, dove l’unica ipotesi possibile è quella della frode. In un altro cosa, invece, sembra che le cose siano andate diversamente.

I telefoni impazziti di Rosenheim

Nel novembre 1967 nella cittadina di Rosenheim, in Alta Baviera. Nello studio di un avvocato del luogo, Sigmund Adam, cominciarono a verificarsi strani fenomeni: le luci elettriche sembravano impazzite, le valvole saltavano, i tubi al neon si svitavano da soli. Ma quello che sembrava improvvisamente proprio impazzito era il telefono: le bollette registravano centinaia di chiamate mai effettuate, con conseguente aumento vertiginoso delle bollette. Pensando ad un abuso degli apparecchi telefonici, ne fu lasciato attivo solo uno, controllato, ma centinaia di telefonate vennero registrate lo stesso. Visto che i dipendenti ovviamente negavano di essere responsabili di questi eventi, venne avvisato il Dipartimento di Manutenzione di Rosenheim. La compagnia che gestiva la centrale elettrica di Rosenheim inviò sul luogo dei tecnici che inizialmente ipotizzarono degli sbalzi di corrente. In effetti i tecnici notarono delle strane, anomale deflessioni nella corrente, con picchi di sovraccarico di tensione fino a 250 V. Sostituirono allora interamente l’impianto, installando pure un generatore autonomo. Ma gli sbalzi di corrente continuarono. I tecnici del telefono nel frattempo non riuscivano a capire il motivo di queste telefonate in realtà con certezza mai fatte (il numero sarebbe stato comunque abnorme) e non riuscivano nemmeno a spiegarsi perché mai uno dei telefoni registrasse la richiesta dell’ora locale in maniera ossessiva, sino a 50 volte al giorno, senza che nessuno lo toccasse. Disperato, l’avvocato si rivolse – dopo averle tentate tutte – ad Hans Bender, all’Istituto universitario di Friburgo. Bender comprese la complessità del problema e visto che si trattava di problemi fisici, a due fisici si rivolge per effettuare le indagini: si trattava di F. Karger, del Max Planck Institute fur Plasmaphysik, e del Dr. Zicha, dell’Università di Monaco. Insieme a loro, assistette di persona ai fenomeni fisici: lampadari che danzavano, quadri appesi ai muri che ruotavano di 360° e poi, ovviamente cadevano, cassetti che si aprivano da soli, soprammobili e pentole che svolazzavano per aria come libellule, e persino una pesante libreria che si spostò 10 centrimetri dal muro senza nessuno che la sfiorasse nemmeno. Testimonianze soggettive? No. Bender si era premunito contro questa possibilità e aveva installato un video registratore, per fotografare i lampadari che dondolavano. Era la prima volta nella storia delle ricerche sul paranormale che si poteva disporre di filmati e foto dei fenomeni del poltergeist. Nel frattempo l’avvocato Adam aveva sporto denuncia contro ignoti, e conseguentemente la polizia avviò una indagine ipotizzando dei sabotaggi, ma senza trovare alcun colpevole. Allo stesso modo senza risultato furono le indagini compiute dai tecnici dell’Istituto di fisica dell’Università di Monaco e dalle Poste Federali.

E allora, che stava succedendo? Bender e i suoi collaboratori osservarono un fatto abbastanza curioso: i fenomeni avvenivano solo nelle ore d’ufficio e quando, in particolare, era presente una giovane impiegata di Adam, la diciannovenne Annemarie Schaberl. Infatti, quando la ragazza decise di licenziarsi e andarsene i fenomeni improvvisamente cessarono. Le fu richiesto da Bender si sottoporsi ad un esame psicologico e Annamarie accettò. Fu evidenziata, testualmente, “labilità psichica, elevata eccitabilità, bassa tolleranza alle frustrazione”. Vi era una diretta correlazioni fra i disturbi emotivi acuti della ragazza sul lavoro e i fenomeni di poltergeist. In effetti, Annemarie non era per niente soddisfatta del lavoro che svolgeva, e non vedeva l’ora di tornarsene, la sera, a casa. Stranamente, le chiamate telefoniche, soprattutto quelle relative all’indicazione dell’ora esatta, avvenivano proprio nel tardo pomeriggio, all’aumentare del livello di ansia e di stress della ragazza. I fenomeni fisici, comunque, scomparvero subito dopo che Annamarie lasciò il posto di lavoro. Una strana coincidenza. Sulla genuinità dei fenomeni stavolta sembrava non esserci dubbio. Fa specie, al riguardo, l’affermazione di Friedbert Karker, il fisico del Max Plank Institute. Egli aveva già o osservato che, dal punto di vista tecnico, “i fenomeni sembrano essere la conseguenza di forze non periodiche e di breve durata”; non si era sbilanciato. Ma riassumendo le caratteristiche di tutto il caso affermò: “Ciò che vedemmo a Rosenheim non può assolutamente essere spiegato sulla base della fisica a noi nota”.

Il caso di Rosenheim è sicuramente uno dei più documentati poltergeist della storia della parapsicologia, se non addirittura il più documentato. Questo non lo esentò comunque dalle critiche degli scettici ad oltranza, ma quando si parla di parapsicologia non si può pretendere di convertire gli scettici. La cosa più interessante è che il minuzioso studio condotto da Bender e dai suoi collaboratori – spesso quasi con pignola attenzione – ha in qualche modo anche confermato la teoria di Roll sulla psicocinesi ricorrente e spontanea, come conseguenza ‘fisica’ inconscia ed estesa all’esterno di stati d’ansia o di stress. Dopo Rosenheim porsi la domanda se la personalità umana può esprimere disagi psichici per via paranormale è diventato se non ovvio, perlomeno legittimo.

J.B. Rhine, il fondatore della parapsicologia scientifica, per indicare questo tipo di fenomeni, coniò un termine che ne vuole compendiare tutte le principali caratteristiche: parapsicopatologia, disturbo che concerne la sfera « parapsicologica » della personalità. È una ipotesi interessante che, d’altra parte, è confermata da una casistica estremamente ampia: quando infatti i soggetti individuati come focus del fenomeno risolvono i loro conflitti o i loro problemi esistenziali, i disturbi di poltergeist scompaiono. Possiamo pensare a questi fenomeni come alla «materializzazione» dei pensieri (aggressivi) e dell’attività mentale (patologica) di un soggetto che viva in un determinato ambiente (in genere quello familiare). E’ una spiegazione insolita, ma razionale, o perlomeno ragionevole, con la quale però non tutti gli studiosi sono d’accordo (leit-motiv in queste ricerche…).

Per esempio, Guy Lion Playfair, investigando un famoso caso di poltergeist inglese, si è reso conto di come l’ipotesi tradizionale non possa essere mantenuta. E dello stesso parere sembrano pure essere Gauld e Cornell, altri due noti studiosi inglesi. Dai fatti da loro riportati sembrerebbe che in certi casi non ci sia spiegazione psicologica che tenga. Quello che fondamentalmente sostengono questi Autori è che il punto di vista accettato (reazione nevrotica come causa del poltergeist) deriva da una distorsione dei dati, o più probabilmente da una selezione di essi.

Cosa concludere? Che ancora una volta il dubbio è l’unica certezza nelle ricerche sui fenomeni apparentemente paranormali…

Giovanni Iannuzzo

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