Il “Mito della Gurfa” in un saggio dello studioso Riccardo Ginevra

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Un’indagine di un ricercatore italiano sul “Mito della Gurfa”, in una pubblicazione accademica di un editore tedesco in lingua inglese: parliamo del saggio di Riccardo Ginevra, There’s a Town in Sicily Where Greek Heroes Go to Die: The ‘Tomb of Minos’ at the Gurfa Caves and Alia’s Need for a Mythical Past”, in Antiquity in Progress: Intermedial Presences of Ancient Mediterranean Cultures in the Modern World, ed. M. Stachon, A. Lipscomb, and P. Kolovou (Heidelberg: Propylaeum), pp.191–214. DOI: https://doi.org/10.11588/propylaeum.1432.c20337

E’ opera da aggiungere al corposo “dossier Gurfa” di revisione storica che ho in corso da decenni, assieme a pochi altri di pensiero significativo.

Quando ero ancora un ragazzino cresciuto nella Sicilia centrale, provavo una sorta di gelosia verso gli abitanti di quelle città della costa la cui ricca documentazione di storia inizia con la fondazione come antiche colonie grecheavrei sentito un po’ di sollievo allora, se solo qualcuno avesse condiviso con me l’argomento principale di questo articolo”. Con questa premessa, che è un monito-invito per la riflessione collettiva sul presente e la reale natura e consistenza del Patrimonio culturale che spesso, distrattamente, percepiamo attorno a noi come “sicilitudine”, Riccardo Ginevra affronta la densa trattazione dell’argomento di studi e ricerca con adeguata bibliografia e testimonianze dirette. Oltre la gratitudine personale all’autore, il testo merita attenzione per il valore potenziale della narrazione e gli scenari che suggerisce, motivo per cui reputiamo necessario parlarne. E’ un importante intervento in inglese scritto originariamente tra settembre 2019 e marzo 2020 e pubblicato adesso dalla casa editrice accademica Propylaeum-eBooks (che fa capo alla Biblioteca universitaria di Heidelberg e alla Biblioteca statale bavarese di Monaco) in un volume che tratta di “Antichità in corso: presenze intermediali delle antiche culture mediterranee nel mondo moderno. Nel rinviare al testo integrale, nel ruolo nobile e militante di “padre del Mito della Gurfa” che generosamente Riccardo Ginevra mi attribuisce, entro nel merito dell’intervento con considerazioni riassuntive. Dopo la puntuale ed accurata citazione delle collaborazioni e dei supporti di ricerca *, viene affrontato il tema delle cosiddette Grotte della Gurfa”: La loro fama non è dovuta solo alla indiscutibile bellezza, ma anche alle teorie di vari studiosi non accademici, che le hanno paragonato a diverse strutture sotterranee costruite da antiche civiltà mediterranee, arrivando persino a proporre di identificare il complesso con la Tomba di Minosse, il mitico re di Creta nella letteratura greca antica”.  Si passa quindi ad individuare gli elementi della Saga in Sicilia di Dedalo/Kokalos/Minosse come attestati nelle fonti classiche, delineando uno schizzo della storia della riscoperta delle Grotte della Gurfa durante gli ultimi decenni del secolo scorso e del percorso che ha portato alla loro associazione con il Mito del Minos in Sikania nell’ultimo ventennio. Fornisce poi un resoconto del modo  in cui la memoria culturale di questo Mito classico è stata promossa nel territorio di Alia, nonché di come è stata incorporata in opere d’arte, spettacoli teatrali e attività scolastiche. Sulla dimora di Dedalo e la tomba di Minosse, questo riassume:

La saga di Minosse, leggendario re di Creta e sovrano indiscusso del Mar Egeo, ha influenzato la cultura europea fin da quando gli autori greci antichi (per lo più alessandrini) e romani ne hanno tratto ispirazione per comporre la loro poesia. Questo filo collega i sei brevi accenni a Minosse nell’Iliade e nell’Odissea di Omero (I millennio a.C.) con il magistrale resoconto della sfortunata passione di Arianna per Teseo nel Carme 64 di Catullo (I secolo a.C.), o il Lamento d’Arianna di Monteverdi (1607-1608 d.C.) con Guernica di Picasso (1937 d.C.), una delle numerose opere che riflettono l’ossessione del famoso pittore per il Minotauro. In questo contributo, tuttavia, ci concentreremo su un episodio sicuramente meno noto della saga, ovvero la spedizione di Minosse in Sicilia alla ricerca di Dedalo, che portò all’orribile uccisione del re cretese da parte dei suoi ospiti siciliani. Questa tradizione mitica, forse già attestata in un rilievo in terracotta siciliano del VI secolo a.C. (Basilea BS 318),4 fu trattata nel V secolo a.C. da Erodoto nelle sue Storie (7.170) e da Sofocle nella sua opera perduta Kamikioi (FF 323–327 Radt), ed è in seguito attestata, tra l’altro, nella Biblioteca di Apollodoro (Ep. 1.14–15) e nella Biblioteca storica di Diodoro Siculo (4.77–79). il racconto di Diodoro attesta un dettaglio che non si trova da nessun’altra parte: la costruzione da parte dei soldati di Minosse di una monumentale tomba sotterranea per il re sormontata da un santuario di Afrodite.L’episodio siciliano della saga di Minosse riemerge quindi nel corso del XX secolo in romanzi come “Ich und die Könige” (1958) di Ernst Schnabel e “The Maze Maker” (1967) di Michael Ayrton, così come in poesie come “Daedalus in Sicily” del premio Nobel Joseph Brodsky (1993). Nel tentativo di spostare Minosse e il suo regno dal reame del mito a quello della storia (suscitando l’impressione che questo studioso “abbia creato, non scoperto, i Minoici”), Evans arrivò persino a sostenere che il complesso palaziale di Cnosso fosse stato “eseguito per Minosse dall’artigiano Dedalo”. L’attività di Evans di “storicizzazione” del regno di Minosse ebbe apparentemente successo, dato che la sua influenza può ancora essere osservata nella Sicilia contemporanea, dove l’interpretazione di Minosse e del suo “entourage mitico” come personalità storiche è stata essenziale nello sviluppo dell’identificazione del Grotte della Gurfa di Alia come la ‘Tomba di Minosse’In un certo senso, l’attuale interesse del grande pubblico per le Grotte della Gurfa può essere ricondotto a un tema che non è mai stato così attuale come oggi, vale a dire l’ambientalismo, o, più specificamente, la conservazione e la promozione del paesaggio. Tutti questi dettagli sembrano quindi supportare una connessione tra, da un lato, l’ascesa dell’ambientalismo in Italia e in Sicilia negli anni ’80 e, dall’altro, l’espropriazione e la riscoperta di questo monumento da parte della comunità di Alia, che alla fine ha portato alla sua interpretazione “mitica” come Tomba di Minosse. Infatti, le autorità cittadine finanziarono presto le attività di restauro delle Grotte della Gurfa e le affidarono a un’architetta palermitana, Silvana Braida Santamaura, che, in una pubblicazione del 1984, per prima propose un paragone con l’ipogeo neolitico di Hal Saflieni a Malta e con le tombe a tholos dell’età del bronzo di Micene; già nel 1981, l’architetta aveva tentato di coinvolgere nelle sue ricerche un eminente studioso nel campo dell’archeologia preistorica maltese, John Davies Evans. Si deve probabilmente all’attività di Braida Santamaura se, negli anni Novanta, le autorità cittadine, guidate dall’allora sindaco Gaetano ‘Tanino’ D’Andrea, iniziarono a organizzare una serie di convegni sull’interpretazione storica e archeologica delle Grotte della Gurfa. Il primo convegno si tenne nel 1995 e presentò, tra gli altri, uno studio di Padre Benedetto Rocco, che suggerì l’identificazione di un’iscrizione fenicia all’interno delle Grotte e tentò di approfondire le presunte somiglianze con il ‘Tesoro di Atreo’, probabilmente la più famosa tomba a tholos micenea. Nello stesso anno, il complesso della Gurfa fu anche (seppur brevemente) ritratto nel film ‘L’uomo delle stelle’ del regista siciliano vincitore del premio Oscar Giuseppe Tornatore. Il secondo convegno, organizzato da Antonino Pillitteri nel 1997, includeva una mostra fotografica e si concentrava sui parallelismi con le strutture nordafricane dette “ghurfa”. I lavori di Braida Santamaura e il confronto di Rocco tra le Grotte della Gurfa e le architetture del Mar Egeo e, in particolare, con il Tesoro di Atreo, hanno influenzato lo sviluppo delle teorie dell’architetto e storico dell’arte Carmelo Montagna, che ha organizzato un terzo convegno nel 2004 (ndr: sindaco Enzo Siragusa) con il titolo principale “Sulle tracce di Minosse”. Negli atti del convegno, così come in vari interventi e pubblicazioni successivi, Montagna ha sostenuto un’interpretazione delle Grotte della Gurfa come “Tomba di Minosse” o “Tesoro di Minos”, un manufatto megalitico da datare alla prima metà del II millennio a. C. I presupposti della sua analisi, che mira a identificare corrispondenze precise tra caratteristiche delle Grotte ed elementi del mito della morte di Minosse, sono la credenza che il mito debba sempre basarsi su un qualche tipo di verità (storica o meno) e l’osservazione che gli autori greci antichi Erodoto e Diodoro Siculo non hanno espresso alcun dubbio sulla storicità della narrazione sulla morte di Minosse. Secondo Montagna, il complesso della Gurfa può quindi essere fatto risalire a un periodo fiorente nella storia della civiltà minoica, prima dell’eruzione di Thera (XVII-XVI secolo a.C.), e quindi diversi secoli prima della costruzione del Tesoro di Atreo a Micene (XIV-XIII secolo a.C.); qualsiasi resto del tempio di Afrodite associato alla tomba di Minosse, così come qualsiasi iscrizione che portasse il nome di Minosse, sarebbe stato distrutto quando la tomba fu smantellata durante il regno di Terone di Agrigento, come raccontato da Diodoro. … questa ricostruzione fu presto recepita e diffusa attraverso vari media dalle autorità locali di Alia, nonché da singoli e associazioni senza scopo di lucro; le speranze di Montagna che le sue teorie ispirassero gli specialisti della preistoria e protostoria della Sicilia a indagare ulteriormente le Grotte della Gurfa e le aree circostanti da una prospettiva archeologica, non ebbero seguito. Nel 2009, durante un convegno sulle Grotte specialisti e archeologi della Soprintendenza locale hanno riproposto (ndr: senza ulteriori accertamenti) un’origine della ‘Camera Tholos’ nell’Alto Medioevo come fossa per la conservazione del grano, che in origine avrebbe avuto dimensioni molto più ridotte, raggiungendo le dimensioni attuali solo dopo secoli di continuo utilizzo e modifiche; le camere laterali superiori potrebbero essere state scavate molto più tardi, quando il sito era sotto il controllo dei Cavalieri Teutonici (XIII secolo), mentre i livelli inferiori potrebbero non essere stati lì prima della seconda metà del XIX secolo (poiché non vengono menzionati da un visitatore nel 1873). L’analisi della Tholos della Gurfa come fossa per il grano era già stata discussa in pubblicazioni più recenti di Giovanni Mannino, Valeria Brunazzi, Monica Chiovaro e Stefano Vassallo. Per riassumere brevemente, dopo secoli in cui il complesso della Gurfa era stato sfruttato da coloni nordafricani, dai Cavalieri Teutonici e, naturalmente, da contadini e pastori siciliani, l’espropriazione e la riscoperta delle Grotte da parte della comunità aliese (in concomitanza con l’ascesa delle preoccupazioni ambientaliste in Italia e in Sicilia) durante gli anni ’80 ha portato allo sviluppo graduale di una “Teoria Egea” sull’origine del complesso, che è culminata nella loro interpretazione come la “Tomba di Minosse”, avanzata per la prima volta da Carmelo Montagna Anche se non condivisa dalla Soprintendenza, l’idea che le Grotte della Gurfa dovessero essere identificate come la ‘Tomba di Minosse’ si è rivelata particolarmente attraente nel 2015 uno dei volontari, Gioacchino Ganci, era diventato il custode non ufficiale delle Grotte, trascorrendovi la maggior parte del suo tempo quotidianamente e fungendo da guida per i turisti che desideravano visitare l’areaQuesta sinergia tra il padre del ‘Mito della Gurfa’ Montagna, l’amministrazione comunale, le associazioni e i volontari locali ha portato alla promozione multiforme di Alia e delle Grotte della Gurfa come luoghi del mito della morte di Minosse e all’organizzazione di numerose attività correlate.  Di seguito una selezione di eventi degni di nota, che possono servire come esempi di questa appropriazione intermediale del mito:

1) A partire dal 6 luglio 2009, in concomitanza con l’apertura del festival internazionale di documentariSole Luna”, la Galleria d’arte moderna Sant’Anna di Palermo ha ospitato una mostra di due mesi (fino alla prima settimana di settembre) dal titoloTerra e luce. Dalla Gurfa al Roden Crater di James Turrell / Land and Light. From Gurfa Caves to James Turrell’s Roden Crater”, in cui fotografie e modelli in scala ridotta del progetto in corso dell’artista americano Turrell (un’installazione situata nel Painted Desert dell’Arizona) sono stati esposti in associazione a un progetto fotografico sul complesso della Gurfa del fotografo italiano Alessandro Belgiojoso, un confronto che si basava in gran parte sulle teorie di Montagna sulla funzione delle Grotte e sulla loro origine come opera di un architetto protostorico ‘dedalico’; nello stesso anno è stato pubblicato un catalogo bilingue italiano-inglese della mostra, con testi sul complesso della Gurfa, tra gli altri, di Belgiojoso e Montagna. La mostra è stata poi trasformata in un allestimento permanente presso il Museo della fotografia di Alia, istituito per l’occasione nel 2010.

2) Nel dicembre 2009, le Grotte sono state ufficialmente inserite tra i luoghi del Mito di Dedalo e Minosse nella sezione Luoghi degli eroi e delle leggende eroiche della “Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria” emanata dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione della Sicilia

3) Nel marzo 2015, dopo un concorso pubblico indetto nel 2014 nell’ambito del progetto (in gran parte finanziato dall’UE) per il rinnovamento del Belvedere di Alia l’amministrazione comunale ha commissionato all’artista palermitano Croce Taravella cinque pannelli su temi legati al complesso della Gurfa, nonché alle quattro stagioni. Il murale, intitolato “Il Mito della Gurfa al Belvedere di Alia”, è stato inaugurato dall’allora sindaco Todaro in una cerimonia ufficiale tenutasi l’11 novembre 2016; per l’occasione è stato pubblicato un catalogo di fotografie del murale di Luciano Schimmenti , con testi, tra gli altri, di Todaro e Montagna. Come si può già intuire dal titolo e come affermato dall’autore in varie interviste, l’opera di Taravella è stata fortemente influenzata dalle sue conversazioni con Montagna sulla funzione originaria del complesso della Gurfa come ‘Tomba di Minosse’ e santuario protostoricoPrima di passare alla nostra conclusione, possiamo brevemente notare che il modo in cui il mito delle avventure di Dedalo e Minosse in Sicilia è stato reinterpretato e ricostruito ad Alia è significativamente multiforme: spaziando da più formali mostre fotografiche e opere d’arte pubbliche a spettacoli amatoriali e laboratori didattici con bambini, la divulgazione pubblica del Mito della Gurfa è stata caratterizzata da creatività e diversificazione, a un livello che raramente trova riscontri nelle attività di studiosi che lavorano in ambienti più accademici. Torniamo quindi all’ultima delle nostre domande di ricerca, vale a dire: perché una piccola, ma dinamica truppa di siciliani odierni crede che un antico mito greco possa aiutare a fornire un futuro migliore ai figli di Alia? Il nostro schizzo della storia della riscoperta delle Grotte della Gurfa da parte della comunità di Aliese e di vari studiosi , nonché della loro promozione intermedia come “Tomba di Minosse”, ci consente di identificare tre principali aree tematiche.

1) Economia, o, più specificamente, turismoIl padre della teoria di Minosse, Carmelo Montagna, ha sostenuto che “tra le tante pietre che compongono il paesaggio della Sicilia interna, ce ne sono alcune che in realtà raccontano una Storia: investiamoci”, avanzando un parallelo con la “Capitale europea della cultura 2019” Matera, città della Basilicata nota per le antiche abitazioni rupestri che costituiscono il suo centro storico (chiamate “Sassi”). Sebbene fiducioso nella sua teoria, Montagna ha ammesso che, anche se la sua attribuzione “dedalica” delle Grotte dovesse rivelarsi errata, la designazione “Tomba del Minos” dovrebbe essere comunque utilizzata per “scopi di promozione”, allo stesso modo in cui le designazioni chiaramente mitologiche di Heinrich Schliemann della tomba a tholos di un capo miceneo sconosciuto come “Tesoro di Atreo” o “Tomba di Agamennone” possono ancora essere legittimamente utilizzate per il loro potere suggestivo, senza essere considerate storicamente appropriate; un parallelo tematicamente ancora più vicino potrebbe essere l’identificazione mitologica di Arthur Evans del Palazzo di Cnosso a Creta come il “Labirinto del Minotauro”. L’associazione con un antico mito sembra quindi essere considerata dai nostri intervistati come la migliore occasione per promuovere il complesso della Gurfa (e quindi Alia) come destinazione turistica

2) Ambientalismo, o, più specificamente, tutela e valorizzazione del paesaggio:‘La forma del paesaggio’ . Il mito di Minosse sembra quindi essere stato adottato dalla comunità aliese come una sorta di “geomito” (termine coniato dalla geologa Dorothy Vitaliano) rispetto alle Grotte della Gurfa, vale a dire come una narrazione la cui funzione principale è spiegare l’origine di una certa caratteristica insolita del paesaggio: innumerevoli esempi di tali narrazioni sono attestati in tutto il mondo, che vanno dai miti dei nativi americani che cercano di spiegare (invocando gli artigli di un orso gigante) l’origine di una collina molto ripida nel Nord America (“Devil’s Tower” nel Wyoming) al mito keniota sulla straordinaria vegetazione del “Bosco di Ndega” (che coinvolge una tragica storia d’amore tra due personaggi mitici); un parallelo ancora più rilevante potrebbe in realtà essere quello con varie tradizioni locali dell’antica Grecia che tentano di dare un senso alle notevoli caratteristiche paesaggistiche delle località siciliane, come quelle menzionate da Pindaro nelle sue cosiddette “Odi siciliane”. Non vi è dubbio che le Grotte possano essere percepite come una caratteristica sorprendentemente insolita del paesaggio di Alia: la meraviglia provata da chiunque ammiri per la prima volta il complesso della Gurfa e, in particolare, la parte interna della “Camera a Tholos” (come ad esempio i giovani partecipanti ai laboratori didattici, secondo Elisa Chimento) è stata ripetutamente menzionata da tutti gli intervistati e, per quel che vale, anche personalmente sperimentata dall’autore di questo contributo.

3) Identità locale e patrimonio culturaleil Mito della Gurfa sembra aver svolto una funzione che trascende sia il livello economico che quello ambientale: come ammesso dallo stesso Montagna, l’orgoglio locale è stato un fattore essenziale per il successo della sua teoria ad Alia. L’interpretazione delle Grotte come “Tomba di Minosse” sembra aver soddisfatto (almeno in parte) il bisogno della comunità di un’identità culturale di alto profilo, catapultando la città e i suoi cittadini da una delle aree socio-economicamente più depresse d’Italia direttamente nel palcoscenico millenario di un’avventura mitica, un regno ancestrale dove architetti ingegnosi arrivano volando e costruiscono meraviglie architettoniche, e dove potenti re lottano per il prestigio e si uccidono a vicenda con astuti trucchi. Gli appassionati del “Mito della Gurfa” hanno trasformato il territorio di Alia da un’area apparentemente ignorata dai coloni greci durante l’Antichità, nel primo luogo di incontro tra gli indigeni Sicani, qui intesi come i più antichi siciliani (centrali) e quindi antenati ideali della comunità aliese, e i Minoici, una delle civiltà più avanzate dell’antico Mediterraneo, qui anche nel ruolo di antenati ideali dei padri della civiltà europea per eccellenza, i Greci. Inoltre, anziché essere considerati “selvaggi incivili”, agli indigeni della Sicilia centrale sono qui state attribuite sia conquiste tecnologiche avanzate (la residenza e l’opera di Dedalo tra i Sicani) sia la vittoria contro il più potente re del mare dell’epoca (la morte di Minosse), causando persino indirettamente l’arrivo dei primi “Greci” in Sicilia (l’insediamento di soldati cretesi nell’isola). Nelle parole di Montagna, la Tomba di Minosse alle Grotte della Gurfa “era già archeologia” quando le prime colonie greche furono fondate sulla costa della Sicilia: invece che come un’area depressa che lotta per raggiungere i livelli di sviluppo della costa, il territorio di Alia è stato quindi rappresentato come il cuore ormai in rovina di un regno un tempo ricco, una sorta di Atlantide siciliana che aspetta solo di essere riscoperta di nuovo.  Per ragioni legate alla situazione economica, ambientale e socio-politica al momento in cui scrivo, tuttavia, lo sviluppo promesso dal mito deve ancora arrivare. Uno dei problemi principali affrontati da Alia e dal complesso della Gurfa è il pessimo stato delle strade locali, la cui importanza è stata sottolineata dagli ex sindaci Guglielmo e Todaro, nonché dal “teorico di Minosse” Montagna. Un altro problema importante che è stato spesso menzionato dagli appassionati del mito della Gurfa è una percepita indifferenza della Soprintendenza verso le Grotte (probabilmente dovuta allo status non accademico della teoria della “Tomba di Minosse”) Come spesso accade nelle narrazioni mitologiche, il (presunto) luogo della morte di Minosse è diventato anche il luogo in cui il re cretese è stato riportato in vita, insieme a Dedalo, Cocalo, Arianna e gli altri personaggi della sua saga, resuscitati dagli sforzi di un gruppo di siciliani che ancora credono nel potere del Mito; se il re Minosse ricompenserà Alia e i suoi cittadini con una rinnovata prosperità, tuttavia, è una questione che per il momento deve rimanere aperta.

Con tutte le approssimazioni e sintesi obbligate dal riassunto di un testo complesso ed impegnativo, questo era necessario divulgare dell’ottimo lavoro di Riccardo Ginevra, che ringraziamo per il suo impegno.

Il testo integrale del volume pubblicato in inglese è disponibile a libero accesso in

https://books.ub.uni-heidelberg.de//propylaeum/catalog/book/1432

Il testo integrale dell’intervento di R. Ginevra in inglese è disponibile a libero accesso in https://www.academia.edu/127647101/

Il volume che contiene il saggio sulla Gurfa di R. Ginevra

(*) BCsicilia, Alessandro Belgiojoso, Giuseppe Castelli, Andrea Lorenzo Covini, Guglielmo Ginevra, Pippo Oddo, Luciano Schimmenti, Maria Zielenbach, Penelope Kolovou, Carmelo Montagna, Elisa Chimento, Tania Di Marco, Damiano Drago, Gioacchino Ganci, Nino Gancitano, Calogera Gattuso, Vincenzo Rinchiuso, Salvatore Ventimiglia, Gaetano D’Andrea, Enzo Siragusa, Francesco Todaro, Felice Guglielmo, Maja Tschumi. Maria e Francesca Lombardo, Claudio Ginevra …

Riccardo Ginevra

Dal 2021 Riccardo Ginevra è ricercatore e docente di Glottologia e Sanscrito all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Si occupa principalmente di linguistica storica e comparativa, nonché di mitologia comparata, con speciale attenzione alle lingue e ai testi delle tradizioni indoeuropee antiche, in particolare quella greca, quella sanscrita (indiana) e quella nordica (scandinava). È stato prima Fellow e poi Associate presso il Center for Hellenic Studies della Università di Harvard a Washington DC (2019-2023) e ha lavorato presso il centro di ricerca Roots of Europe dell’Università di Copenaghen (2020-2021). Ha tenuto corsi e seminari di mitologia comparata a Colonia (2018-2020), Würzburg (2021), Copenaghen (2023) e Pavia (2024). Nel 2023, insieme al giornalista Luca Misculin, ha scritto e curato per “il Post” il podcast divulgativo di storia “L’invasione”, sulle migrazioni preistoriche che hanno diffuso le lingue indoeuropee (come l’italiano e l’inglese) in tutta Europa, vincitore di due premi nazionali e tuttora tra i podcast di storia più ascoltati in Italia.

Carmelo Montagna

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