Promosso da BCsicilia e dall’Università Popolare di Termini Imerese si terrà mercoledì 19 febbraio 2025 alle ore 17 il quinto incontro del corso on line su “I Gioielli siciliani tra Storia e Arte”. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia, seguirà la lezione di Maria Teresa Di Blasi, Storica dell’Arte e Presidente della Sede di BCsicilia di Catania, dal titolo “I gioielli e gli ornamenti tra Quattrocento e Cinquecento”.
Il corso prevede nove lezioni che si terranno tutti i mercoledì e tre visite guidate. Le altre tematiche riguarderanno: “I gioielli e gli ornamenti del Settecento siciliano”; “I gioielli e gli ornamenti dell’Ottocento siciliano”; “I gioielli e gli ornamenti del periodo Liberty in Sicilia”; “I gioielli e gli ornamenti contemporanei in Sicilia”. Le tre visite guidate sono previste al Tesoro della Cattedrale di Palermo, al Medagliere del Museo P. Orsi di Siracusa e al Museo Pepoli di Trapani. Obbligatoria la prenotazione. Per informazioni ed iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected] Alla fine del Corso verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.
Dopo le corti d’Italia, anche in quelle di tutta Europa si diffuse una passione sempre maggiore per gioielli di eccezionale bellezza. In particolare, grazie alle scoperte nel Nuovo Mondo, divennero sempre più di moda nelle classi dominanti europee oro, diamanti, perle e pietre preziose. Cristoforo Colombo trovò, infatti, ingenti risorse al largo della costa del Venezuela durante il suo viaggio in America nel 1498. Poco dopo, intorno al 1500, ne furono scovate enormi quantità anche nei templi e nei palazzi dell’Impero azteco, distrutti da Hernàn Cortès e dai suoi uomini. La Spagna ottenne così il primato nel commercio dell’oro. Il gioiello nel Rinascimento ha vissuto un periodo di splendore ma, parallelamente, anche l’artista ha visto rivalutata la propria condizione sociale. Se nell’età classica le opere manuali erano considerate umili e meno lodevoli rispetto all’impiego dell’intelletto, uomini come Leonardo da Vinci e Benvenuto Cellini dimostrarono il contrario. Durante il Quattrocento e il Cinquecento, infatti, l’artista divenne un vero e proprio Maestro, una figura nobilissima che, come scrive Gombrich, “non poteva raggiungere la fama e la gloria senza esplorare i misteri della natura e ricercare le leggi segrete dell’universo”. L’artista non era più solamente un proprietario di bottega ma un uomo di grande sapienza e talento, in grado di accrescere con la propria arte la meraviglia e l’armonia del mondo. A Catania le sacre reliquie della martire catanese, sono custodite in Cattedrale all’interno del sacello di Sant’Agata visibili solo nei giorni delle festività agatine. La Calotta cranica è conservata all’interno del busto reliquiario, in argento sbalzato e smalti commissionato negli anni compresi tra il 1373 ed il 1376 all’artista senese Giovanni di Bartolo in seguito ricoperto di gioielli, doni votivi tratti dal tesoro della Cattedrale. Le diverse parti del corpo invece giacciono all’interno di reliquiari antropomorfi che custodiscono i femori, le mani, i piedi, una mammella ed il sacro velo e furono realizzati molto probabilmente da maestranze catanesi che si ispirarono alle tecniche di lavorazione utilizzate dal di Bartolo nella realizzazione del busto. Tali reliquari, a loro volta, trovano sistemazione nel famoso scrigno reliquiario in argento sbalzato e cesellato, opera di diversi argentieri realizzato tra il 1470 ed il 1556.