Le Tribune della Targa Florio, un tempo teatro di gesta eroiche e di un’eco fragorosa, oggi sono avvolte in un silenzio greve, intriso di dolore. L’ombra del furto del busto di Vincenzo Florio, l’anima di questo luogo leggendario, grava come un presagio oscuro.
Non si tratta di un mero atto vandalico, ma di una profanazione. Un colpo inferto alla nostra memoria collettiva, un furto che ha strappato via un frammento della nostra identità più profonda. Come se una mano sacrilega avesse sottratto una reliquia, un simbolo tangibile del nostro passato glorioso.
Io, figlia di Cerda, cresciuta all’ombra di queste tribune, ho avvertito un dolore acuto, una ferita che sanguina nell’anima. Un dolore che è il riflesso di quello di ogni siciliano, di ogni cultore della storia automobilistica, di chiunque abbia amato la Targa Florio. Perché quel busto non era un semplice manufatto, ma l’incarnazione dello spirito di Vincenzo Florio, la sua presenza che ancora aleggiava tra queste mura cariche di storia.
Le mani che hanno osato compiere questo gesto ignobile non hanno rubato un oggetto, ma hanno profanato un luogo sacro, hanno oltraggiato la memoria di un uomo che ha elevato la nostra terra nell’olimpo dell’automobilismo mondiale.
Nelle Tribune, dove ora il silenzio è sovrano, echeggiano ancora, come fantasmi di un’epoca gloriosa, tra ii rombi dei motori e le grida di esultanza, eroi del volante come Tazio Nuvolari, con la sua guida temeraria, Achille Varzi, rivale leggendario, e l’indimenticabile Nino Vaccarella, “il Preside Volante”. Campioni che hanno compiuto imprese che rasentano la leggenda, scolpendo i loro nomi nell’epica dell’automobilismo. Le loro gesta, intrise di coraggio e passione, si fondono con il ricordo di Vincenzo Florio, in un abbraccio ideale che sfida le leggi del tempo e beffa l’oblio. Si odono ancora le Bugatti sfrecciare, le Alfa Romeo dominare e le Porsche volare, dentro ogni curva, in ogni rettilineo… testimoni di prodezza e audacia. Eroi come Umberto Maglioli e Vic Elford, qui hanno dimostrato grande abilità di guida. Le gesta dei piloti, le loro imprese audaci, hanno ispirato non solo gli appassionati di motori, ma anche artisti e letterati. Pittori futuristi hanno cercato di catturare il dinamismo e la velocità della corsa, mentre poeti e scrittori hanno celebrato l’epica della Targa Florio in versi e prose. La Targa Florio non è stata solo una competizione sportiva, ma un fenomeno culturale che ha lasciato un’impronta profonda nell’arte e nella letteratura di tutti i tempi.
E noi, custodi di questa illustre eredità, persevereremo nella salvaguardia di quel mito, lo continueremo a trasmettere alle generazioni venture, affinché l’oblio non avvolga mai la nostra storia. Perché la Targa Florio non è mero ricordo, ma un’eco che riverbera nel chronos, un palpito che vibra nelle viscere della Sicilia. E fintanto che quel palpito perdurerà, fintanto che la memoria di Vincenzo Florio dimorerà nei nostri animi, la Targa Florio ascenderà all’immortalità, elevandosi a simbolo perenne di ardimento e passione.
Salvina Cimino