“Le tante vite di un sogno incompiuto”: esce l’ultima fatica autobiografica di Giuseppe Pippo Oddo

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Per le sollecitazioni e gli incoraggiamenti ricevuti da tanti amici, c’era proprio da aspettarselo che Giuseppe Oddo si decidesse a sottoporsi ad un’ulteriore fatica, ovvero a scrivere la sua autobiografia a cui ha voluto dare il titolo “Le tante vite di un sogno incompiuto. Riflessioni autobiografiche”. Il libro, pubblicato per i tipi della Navarra editore, verrà presentato a Palermo il 27 aprile nella splendida cornice di piazza Bologni in occasione della manifestazione La Via dei Librai. Il testo è arricchito da una appassionata prefazione di Dino Paternostro, corleonese, noto sindacalista della CGIL e dalla copertina dell’artista di Mezzojuso Nicola Figlia. Una pittura ad olio del 2024, nel suo caratteristico stile, dal titolo “Racconto di volti”, che bene si presta ad illustrare la moltitudine di personaggi incrociati dall’Autore nelle sue tante vite.

Il titolo del volume, per come ha argomentato l’Autore, è stato oggetto di prolungata meditazione; la narrazione, lineare nel procedere degli eventi e riflessiva in quanto ricca di osservazioni, ragionamenti, opinioni e stati d’animo, riesce a trasportare e coinvolgere il lettore nelle varie esperienze dell’intensa vita di Giuseppe Oddo: l’infanzia e l’adolescenza trascorsa a Villafrati, suo paese di nascita; l’attività politica a fianco della sinistra socialista; il lavoro sindacale quale funzionario della CGIL tra Palermo e Ragusa che lo portarono ad operare in vari settori, sempre a stretto contatto con i lavoratori. L’operosità e i risultati conseguiti gli procurarono l’approvazione e la stima di noti sindacalisti fra i quali Feliciano Rossitto, Vittorio Foa e Giuseppe Avolio.

Per le tante competenze acquisite ricevette altri prestigiosi incarichi: consulente nazionale di Turismo verde; insegnante di legislazione agrituristica e cultura del territorio in qualità di esperto all’IPSA di Partinico; insegnante di legislazione agrituristica e cooperativistica presso l’Istituto Professionale di Stato per i servizi commerciali e turistici “Saverio Friscia” di Sciacca; collaboratore del CRESM per il recupero alla cultura della legalità presso la Casa circondariale “Pagliarelli” di Palermo; coordinatore di una ricerca antropologica dell’Associazione contro la droga di Partinico.

Assai notevole l’intensa laboriosità e il dinamismo culturale: ha organizzato numerosi eventi in vari comuni siciliani di cui, peraltro, è stato relatore; storico per passione, è autore di un considerevole numero di saggi storici, romanzi, studi sull’agriturismo e,  ancora, di prefazioni a numerose pubblicazioni di altri studiosi. Le opere di cui è autore gli hanno procurato sempre l’attenzione e significativi riconoscimenti da parte di illustri storici come, ad esempio, Francesco Renda e di altri eccellenti intellettuali tra i quali Corrado Barberis, presidente dell’Istituto nazionale di sociologia rurale e, ancora, dei media, di istituzioni scientifiche e confederazioni sindacali. Non ultimi da segnalare i prestigiosi premi letterari che hanno colto l’essenza del suo impegno civile e culturale. Ha sempre mostrato, nei settori e materie dove ha operato, grande competenza, capacità organizzativa, passione vera, vigore nel perseguire gli obiettivi prefissati, coerenza e salvaguardia culturale in ogni atto del suo impegno civile. Oggi, pertanto, all’età di 84 anni già compiuti, era quasi un obbligo che Giuseppe Oddo regalasse ai lettori la sua autobiografia.

In questo scritto l’Autore narra la propria vita con accurata descrizione e una straordinaria ricchezza di particolari; rivive con la mente una successione di eventi conservati e cristallizzati nella sua memoria e ricorre alla ricerca della relativa documentazione laddove è stato necessario. In tutta l’opera, i fatti raccontati ricadenti nell’ambito familiare e della sua attività pubblica (politica, sindacale e culturale) vengono contestualizzati con gli avvenimenti più rilevanti del momento; vicende significative che, talvolta, hanno segnato il corso della storia. Le profonde riflessioni su questi accadimenti attestano la sua onestà di libero pensatore: con elegante sobrietà valuta episodi e comportamenti, racconta dei molteplici successi riscossi e di cui è estremamente orgoglioso e, con la stessa accortezza, riporta anche i momenti tristi, le contrarietà e le amarezze subite.

Non mancano nel testo episodi divertenti che talvolta lasceranno increduli i lettori e che contribuiscono ad arricchire il testo rendendolo particolarmente avvincente.

Il segreto della bellezza del volume sta nell’approccio metodologico di abile saggista di cui Oddo è un grande conoscitore. Un intellettuale che sa usare il linguaggio appropriato a seconda della tipologia della narrazione e l’uso di vocaboli tecnici laddove si rende necessario.

Con questi presupposti le pagine del libro brulicano di una miriade di personaggi della nostra storia politica e sociale, specialmente di sindacalisti, di storici, intellettuali e celebri personalità che spesse volte Giuseppe Oddo ha avuto occasione di incontrare e conoscere. E, ancora, durante la lettura incontriamo i nomi di tante persone protagoniste in altri contesti che meritano di essere ricordate per determinate vicende, come ad esempio Placido Rizzotto, scomparso recentemente, personaggio simbolico dell’antimafia militante, nipote dell’omonimo eroe contadino sindacalista di Corleone. Come pure non manca la presenza di cari amici nel ricordo di piacevoli avvenimenti. Tra questi Antonella Azoti, scomparsa durante la pandemia, figlia di Nicolò Azoti segretario della Camera del lavoro di Baucina, ucciso dalla mafia nel dicembre del 1946. Antonella  dedicò la sua esistenza per restituire giustizia a suo padre.

Le riflessioni che Oddo ci propone nella loro complessità attraversano, dunque, la sua esistenza e trovano pienamente riscontro nell’aforisma di Carl Gustav Jung: Il viaggio più difficile di un essere umano è quello che lo conduce dentro sé stesso alla scoperta di chi veramente egli è. Un aforisma, inserito a principio della sua opera, molto profondo che sembra proprio a misura dell’Autore. Ma non è il solo. Nel volume, infatti, sistematicamente sono riportate altre frasi celebri che seguono il titolo delle quattro parti in cui è suddivisa l’opera e le ritroviamo anche ad inizio di ogni capitolo; in qualche modo guidano il lettore a cogliere anticipatamente il contenuto delle pagine seguenti.

È il caso di citare l’aforisma di Cesare Pavese che recita Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. Un’affermazione che ci rimanda al suo paese d’origine: ad attenderlo è la sua Villafrati a cui Giuseppe Oddo è rimasto sempre fortemente legato anche quando è andato ad abitare altrove. Prova ne sia che ha continuato a riflettere sulle problematiche che hanno rallentato e rallentano lo sviluppo del proprio paese, estendendo il suo pensiero all’intero comprensorio e proponendo soluzioni e modalità di riscatto. La comunità villafratese, va detto, ha influito in modo determinante sulla sua formazione di uomo. Ne è conferma quando egli afferma che la sua “più grande fortuna è stata nascere a Villafrati” da una famiglia di modeste condizioni economiche che gli ha trasmesso un ricco patrimonio di valori: – “cultura della solidarietà e dell’attenzione verso i più deboli”; – “la tenacia, gli ideali di libertà e di giustizia, assieme al coraggio di reagire alle prepotenze e sfidare i suoi stessi limiti”.

Valori che in realtà non tardarono a rivelarsi quando ancora bambino si ritrovò, inconsapevolmente, a sfilare con gli adulti, gridando slogan per sollecitare la riforma agraria e indossando un fazzoletto rosso al collo che per l’occasione gli avevano dato. Questo, come tanti altri eventi, lo portarono a divenire un “attento osservatore e partigiano al limite del fanatismo infantile” e a sostenere il movimento contadino allora in fermento.

Un segnale più che illusorio destinato verso “una missione importante” che, come egli racconta, ebbe nel 1959 quando, da pendolare per frequentare il liceo classico a Palermo, fu protagonista di una protesta riguardo la convalida di biglietti e abbonamenti sulla corriera dell’AST e il suo nome fu citato per la prima volta in un trafiletto del quotidiano L’Ora; un fatto non tanto secondario in quanto contribuì non poco alle sue “successive scelte di vita, private, civili e culturali”. Tempo che non tardò ad arrivare quando conseguì il diploma di laurea in giurisprudenza, che, ovviamente, segnò il momento fondamentale sul percorso da seguire nella ricerca di un lavoro.

Le opzioni che il giovane Pippo Oddo ebbe a valutare furono tante, ma le “illusioni” presero forma in considerazione che, dalla primissima gioventù, si era avvicinato alla politica attiva ricoprendo già le cariche di membro del comitato direttivo provinciale del PSIUP e di consigliere comunale a Villafrati. Propizia fu allora la proposta della CGIL di essere assunto inizialmente come funzionario nella FILLEA di Palermo, per assurgere nel tempo altre responsabilità, e lui accettò volentieri. Un lavoro che realmente rispondeva alle sue aspirazioni di dare voce e di mettersi a difesa dei diritti negati ai lavoratori e agli operai e al riscatto delle misere condizioni di vita delle classi più deboli. Attribuzioni sindacali che gli consentirono di mettere in campo tutte le sue potenzialità e di agire a fianco di lavoratori-operai per dare loro dignità nel conseguimento di diritti fino allora negati. Da rilevare, in merito, la grande responsabilità assunta tra gli anni ’60 e i ’70 per la risoluzione delle vertenze che si affrontavano nelle fabbriche e nei cantieri edili e l’attività frenetica per l’applicazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori dopo l’approvazione della legge n. 300/1970. Se questo fu l’inizio, l’entusiasmo e la determinazione lo portarono a cimentarsi anche su altre problematiche: dall’antimafia sociale, alla forestazione e al riassetto del territorio e delle zone marginali, dai grandi bacini irrigui e dei laghetti collinari, all’occupazione giovanile, dallo stato sociale e della tutela sindacale dei diritti previdenziali, all’emigrazione e ancora alla promozione agrituristica e alle iniziative per lo sviluppo locale.

Nell’intensa attività svolta, in particolare, meritano di essere ricordate le dure battaglie combattute da Oddo a fianco dei braccianti agricoli di molti Comuni del palermitano per la risoluzione di varie controversie. Memorabile la vertenza messa in atto sul finire del 1972 per la firma del contratto integrativo dei braccianti del settore agrumicolo che trovò la forte resistenza della controparte, cioè degli agrari che mostrarono il loro provocatorio atteggiamento mafioso. Atteggiamento che contribuì a inasprire il comportamento dei braccianti, anche per le considerazioni espresse da Oddo che temeva, essendo imminente la raccolta, che se non avessero firmato il contratto entro la fine dell’anno, avrebbero dovuto aspettare la campagna agrumicola successiva per avere di nuovo un forte potere negoziale. Da qui lo slogan: “O il contratto o il Natale in piazza!”. E in piazza scesero i braccianti di vari centri costieri: Bagheria, Ficarazzi, Belmonte Mezzagno, Villabate e le borgate di Palermo. Le manifestazioni determinarono l’intensa frenesia di Pippo Oddo che, in qualità di rappresentante sindacale, si mosse da un centro all’altro per coordinare le molteplici manifestazioni e combattere anche il fenomeno del caporalato che andava alla ricerca dei crumiri per portarli negli agrumeti sottoponendoli a un lavoro faticoso ed estenuante.

Fu la vittoria!

Il contratto venne firmato prima del 25 con grande soddisfazione di tutti e il Natale venne festeggiato a casa nel calore di ogni famiglia.

Tuttavia, nonostante i numerosi successi conseguiti dal Nostro sul campo, le mutazioni interne al sindacato per la fine di una fase storica con le significative conquiste nell’applicazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori, lo indussero a continuare a occuparsi di politica ma in un ambito più ristretto, aspirando a ricoprire la carica di primo cittadino di Villafrati, evento che non si realizzò.

In questa fase della sua vita iniziò una seria introspezione sulla sua identità di uomo al servizio delle minoranze e mette mano alla ricostruzione dei ricordi personali e di famiglia incominciando dalle vicende del bisnonno cospiratore antiborbonico. Capisce, quindi, che era necessario contestualizzare le proprie esperienze e i propri ricordi iniziando da una ricerca sull’identità del paese in cui era nato. E questa fu la premessa di un’altra fase delle sue tante vite che si realizzerà pienamente nella futura condizione di pensionato attivo (1996). Dopo una lunga ricerca archivistica, Oddo scrive il suo primo libro di storia: “Lo sviluppo incompiuto. Storia di un comune rurale della Sicilia occidentale. Villafrati 1596 – 1960”, pubblicato nel 1986.

Da quel momento la ricerca archivistica e bibliografica diventa la sua più grande passione, tanto da scrivere e pubblicare, come già ricordato, numerosi libri. Tra questi il romanzo storico “Memoriale di un vecchio portabandiera” pubblicato nel 2012, ispirato, appunto, alle vicende risorgimentali del proprio bisnonno che venne condannato a morte con commutazione della pena a 18 anni di carcere duro per aver partecipato nel 1856 quale portabandiera della rivolta antiborbonica capeggiata dal corleonese Francesco Bentivegna.

Già sulla scia dei saggi storici e per l’innata sensibilità verso i valori risorgimentali, proprio sull’eroe corleonese, nel 2006, Oddo aveva pubblicato un altro interessante studio “L’utopia della libertà. Francesco Bentivegna, barone popolare”.

Quelle citate, sono tutte, senza dubbio, opere di grande pregio ma la fatica maggiore doveva ancora venire alla luce, allorquando si accinse a scrivere “Il miraggio della terra”, un’opera davvero monumentale suddivisa in quattro volumi che ricostruisce un periodo storico lungo 202 anni che va dalla seconda metà del Settecento alla fine degli anni Sessanta del passato secolo e che segnarono la fine della civiltà contadina. In definitiva un’opera che racchiude gli studi e la passione di una vita se pensiamo che il primo volume venne pubblicato nel 2010 e l’ultimo nel 2021, ovvero in un periodo di 11 anni. Le molteplici presentazioni dei singoli volumi, di cui la prima nell’Aula magna della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo e fino all’ultima, hanno sempre riservato all’Autore grandi apprezzamenti da parte di rinomati intellettuali e storici che gli hanno regalato grandi soddisfazioni.

Soddisfazioni e gioie di una intera vita che, però, se si considera il titolo dell’autobiografia, un “sogno incompiuto” non sono state sufficienti a rendere Oddo pienamente appagato in quanto consapevole di non aver potuto mettere un punto definitivo ad alcuni dei suoi ideali giovanili e di uomo maturo. Incompiuto nei suoi pensieri rimane “il contrasto alla mafia (che è precondizione essenziale di ogni ipotesi di sviluppo economico, sociale civile e democratico)”. Incompiuto rimane, altresì, lo sviluppo eco-sostenibile del paese dove è nato e dei centri del circondario; apprezza tutto quanto possa servire a questo scopo soprattutto quando viene a conoscenza di progetti indirizzati a rendere realizzabili i suoi sogni, benché sia consapevole che, per questioni anagrafiche, non avrà la soddisfazione di vederli realizzati.

A coronamento di una brillante e sapiente vita culturale, comunque, c’è quest’ultima ponderosa opera autobiografica sulla quale l’Autore ha cominciato a riflettere circa tre anni fa. Un’opera che, non ci sono dubbi, sarà accolta calorosamente dai lettori che ne apprezzeranno i contenuti e ammireranno con rinnovata stima la passione profonda e la caparbietà infusa dal professore in ogni sua azione. Tenacia con la quale ha saputo affrontare ogni ostacolo e impedimento senza cedimenti per il raggiungimento di obiettivi indirizzati alla giustizia sociale, al bene comune e allo sviluppo territoriale.

Quest’ultimo sforzo letterario, possiamo essere certi, gli avrà procurato tanta fatica ma durante la stesura è stato supportato sia dall’incoraggiamento ricevuto da tanti amici ed estimatori sia dalla consapevolezza dell’apprezzamento del suo lavoro come dimostrano i prestigiosi premi ricevuti nel 2021: il premio antimafia “Salvatore Carnevale” e il premio “Gaia” per la valorizzazione del territorio siciliano.

Sarà l’ultima opera? Forse! Ma, certamente, continuerà a scrivere eccellenti piccoli saggi e prefazioni a lavori di altri studiosi che gli procureranno, certamente, altre rilevanti gratificazioni. E chissà! Pippo Oddo è uomo dalle mille sorprese. Che non abbia già in mente un nuovo progetto?

Domenico Gambino

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