Intorno al 300 a. C. fece la sua comparsa in Cina un testo destinato a diventare non solo un classico della medicina cinese, ma anche un preciso riferimento storico per la teoria medica orientale: si tratta del Canone di Medicina Interna dell’imperatore giallo, tradotto in moltissime lingue e attentamente studiato da chi si occupa di medicina cinese. L’importanza di questo testo, pubblicato in un periodo di grandi conflitti in Cina tra vari stati combattenti e all’alba del predominio su tutto il territorio cinese dello stato di Ch’in, non risiede nella sua antichità. La medicina cinese era, allora, già piuttosto evoluta: i primi documenti storici relativi alla dottrina medica cinese sembra che risalgano al 1800 a. C. all’inizio della dinastia Shagg, e si sviluppò già in maniera sufficientemente organica durante la dinastia Yin e questo sembra testimoniato da precisi reperti archeologici, come ossa per uso divinatorio, scapole e gusci di tartaruga recanti scritte incise nei più antichi caratteri cinesi.
Già al periodo intercorrente tra il 1100 e il 1800 a. C. risale il ‘Libro dei rituali’, il più antico codice medico della medicina cinese nel quale vengono accuratamente descritte le specializzazioni sanitarie e le prime forme della professione. Ma nel ‘Canone della Medicina interna’ fa la sua comparsa, per la prima volta, nel contesto dell’arte medica, il concetto di Yang e Yin, che introduce al concetto fondamentale della teoria medica cinese.
Yin e Yang rappresentano i due principi fondamentali dell’esistenza e della natura: se Yin è l’aspetto in ombra di un monte, Yang è l’aspetto assolato; se Yang è il sole, Yin è la notte. Si tratta cioè dei contrari che poi si armonizzano nel ‘Tao’, l’unificazione appunto degli opposti. Yin e Yang sono in ogni organismo, così come in tutta la natura e se prevale l’uno prevarranno i suoi aspetti, così come se prevale l’altro. L’organismo è tutto una serie di opposti che si riconciliano. Un organo, cioè, si può ammalare per eccesso di Yin e deficit di Yang, o viceversa. Insieme a questo principio, il ‘Canone’ introduce il concetto di energia vitale, di Qi, una sorta di corrente energetica che attraversa, mediante dei ‘canali’ tutto l’organismo. Un turbamento della circolazione dell’energia è esso stesso causa di malattia. La soluzione, consiste nel riequilibrare questo equilibrio stimolando certi punti focali responsabili del ‘blocco’ energetico. Su questa base si sviluppò in Cina la dottrina dell’agopuntura, ormai largamente accettata anche in Occidente.
L’agopuntura rappresentò, quindi, il nucleo centrale del sistema sanitario cinese. Molto meno nota è un’altra tecnica, anch’essa antichissima e molto più ‘popolare’: l’agopressione.
L’agopressione è una sorta di ‘parente povera’ dell’agopuntura, anche se è fondata sugli stessi principi, cioè sul fatto che la stimolazione di certi ‘punti’ può produrre un significativo miglioramento o la scomparsa di alcuni sintomi. Non è qui il caso di stare a discutere del confronto tra quanto ci dice la medicina cinese e quanto noi oggi sappiamo effettivamente in termini di scienza occidentale. L’agopressione si propone semplicemente come ‘medicina d’urgenza’ della tradizione cinese. L’azione della pressione sui punti dell’agopuntura, è naturalmente simile ma non identica a quella dell’ago: si tratta di un’azione meno energica, meno efficace, ma anche meno pericolosa.
Indicazioni dell’agopressione
L’agopressione sembra particolarmente indicata come primo approccio terapeutico nei bambini, per le malattie o i sintomi nervosi o psicosomatici, per i disturbi sessuali e, soprattutto, per l’eliminazione momentanea del dolore. Si tratta, è bene ricordarlo, di una ‘cura’ momentanea, sintomatica, e non deve mai essere – secondo le stesse indicazioni cinesi – sostitutiva di una cura vera e propria basata sull’intervento sulle cause della malattia. Va quindi considerata una sorta di ‘pronto soccorso’ casalingo, che spesso riesce ad ottenere dei successi notevoli.
Il metodo ha anche delle precise ‘controindicazioni’: non va usato nelle donne in stato di gravidanza, nei momenti di perturbazioni ambientali (periodo di luna piena, canicola, uragani, vento molto forte) o soggettive (ubriachezza, eccitazione, grande fatica, o in caso di una seria malattia organica, specialmente cardiaca, o circolatoria; il soggetto deve essere sempre disteso o seduto; non va usata inoltre vicino ai pasti o in condizioni igieniche non ottimali, che possono andare dalle mani sporche a locali non bene areati, o quando la pelle intorno al punto sul quale applicare l’agopressione è contusa, ferita o infetta. Inoltre è bene che l’agopressione sia effettuata proprio sui punti indicati, e non su altri per quanto possano sembrare sensibili, o dolenti. Anche l’operatore deve essere in uno stato d’animo calmo, anche se deciso, nell’effettuare l’azione di agopressione, con precisione e determinazione.
La tecnica dell’agopressione
All’inizio dell’intervento di agopressione il soggetto deve essere rilassato. Se non lo è, il rilassamento può essere raggiunto con delle tecniche specifiche, deputate, in agopressione, proprio a questo scopo. Un equivoco che può sorgere è quello relativo al concetto stesso di ‘punto’. In cinese l’espressione equivalente è Hsueh che non si traduce letteralmente come ‘punto’, bensì come ‘depressione’, ‘cavità’ o ‘foro’. È per questo che ogni ‘punto’ è anche una cavità palpabile che, al tatto presenta una sua specifica cedevolezza facilmente riconoscibile dopo qualche esperienza.
Nella maggioranza dei casi, i punti sono bilaterali, e in queste condizioni, salvo quando è diversamente prescritto, la pressione va esercitata su entrambi i punti, meglio se contemporaneamente. La pressione da esercitare può durare da 1 a cinque minuti, con una media di due o tre minuti, e il trattamento abitualmente va praticato una sola volta al giorno.
Esistono quattro tecniche specifiche di agopressione. La prima, e più semplice, è la semplice pressione con il polpastrello; questa azione determina un effetto di drenaggio degli eccessi di energia ( Siè ). L’energia in questione è chiamata dai cinesi Wei.
Una seconda tecnica consiste nella pressione con l’unghia che, come nel primo caso, va esercitata con una certa forza. Anche questa azione determina un effetto di drenaggio, ma su una forma diversa di energia detta Yong. Molti esperti consigliano, quando si utilizzano queste due tecniche di associare un massaggio rotatorio contemporaneo di due, tre cicli al secondo, senza staccare il dito e senza però frizionare la pelle.
La terza modalità di pressione è la pressione con due dita sui lati del punto, tirando in direzione centrifuga. L’effetto è sempre Siè ( di drenaggio ) ma su ambedue le energie Yong e Wei. La quarta tecnica è quella della pressione con due dita sui due lati del punto come se si volesse fare uscire una scheggia. L’effetto prodotto non è di drenaggio, stavolta, ma di rinforzo dell’energia deficiente (Pou).
Repertorio dei disturbi
I disturbi sui quali l’agopressione vanta una sua efficacia sono numerosi. Dall’addome prominente dei bambini, agli effetti dell’alcolismo, alla tosse, al colpo di freddo, sino alle dismenorree, ai dolori articolari, al mal di mare e alle cinetosi in genere. Nella lista sono compresi anche il raffreddore con tosse, i reumatismi, lo svenimento e il torcicollo.
Naturalmente l’efficacia è solo sintomatica ed ognuno di questi disturbi può, a sua volta, essere trattato con una terapia completa di natura eziologica.
Poiché sarebbe impossibile elencare tutte queste modalità di intervento, ci limiteremo di seguito ad elencare una serie di sintomi e le relative tecniche di agopressione. Abbiamo scelto alcuni disturbi molto frequenti.
Stanchezza. Non si tratta della stanchezza dovuta ad una eccessiva fatica psichica o fisica, bensì alla stanchezza mattutina, abituale, per chi si alza dal letto già privo di energia e che abitualmente magari ricorre ad un ‘tonico’ per riacquistarla. In questo caso provare l’agopressione potrebbe avere un duplice effetto: evitare di assumere farmaci sulla cui efficacia ci sarebbe molto da discutere, e ottenere degli effetti naturali.
Il ‘punto’ sul quale agire si chiama Zusanli. È dislocato a circa 7,5 cm. sotto la rotula, a 2,5 cm. alla sporgenza esterna della tibia. Il suo massimo energetico va dalle ore 7 alle ore 9, periodo nel quale il trattamento va effettuato. Tale trattamento andrebbe iniziato preferibilmente in primavera.
Il soggetto può essere sdraiato o seduto. La pressione va esercitata con l’unghia del pollice, cominciando dalla gamba sinistra; l’intervento va eseguito la mattina, e ripetuto una volta alla settimana per tre mesi.
Stanchezza intellettuale. Il trattamento va effettuato solo se si tratta di stanchezza occasionale. Il punto si chiama Jingming, e si trova nella cavità tra la radice del naso e l’angolo interno dell’occhio. Il suo massimo energetico va dalle 15 alle 17. La pressione va effettuata sui due punti contemporaneamente e decisamente con l’indice e il pollice, insistendo sul fondo delle due cavità e rimontando leggermente in modo che i polpastrelli vi poggino.
Stitichezza. Vi sono due trattamenti con agopressione che vanno effettuati congiuntamente a giorni alterni per un periodo che può andare dai due ai tre mesi. Il successo è garantito nel 40% circa dei casi. Il primo punto si chiama Zhongji ed è dislocato lungo la linea mediana dell’addome, circa 10 cm. sotto l’ombelico. Il soggetto deve essere, al solito sdraiato o seduto e la pressione va esercitata fortemente con il pollice o con il palmo della mano. Il secondo punto si chiama Changqiang ed è posto a metà strada tra la prominenza dell’osso sacro e l’ano. Il soggetto deve essere rilassato e prono. La pressione va effettuata con l’indice esercitando poi un massaggio dal basso verso l’alto.
Eiaculazione precoce. Sono descritte diverse tecniche, ma una delle più semplici è la pressione sul punto Jiuwei situato sulla verticale dell’ombelico, appena sotto la punta dell’osso sternale. Il soggetto deve essere sdraiato e rilassato e la pressione esercitata con forza con il pollice.
Naturalmente, in ognuno dei disturbi che possono essere trattati secondo la medicina tradizionale cinese con l’agopressione, va tenuto presente il carattere momentaneo e il limitato significato della tecnica.
Si può essere scettici di fronte a queste tecniche, soprattutto perché esse si fondano su presupposti teorici molto diversi da quelli della medicina occidentale moderna. In tal caso dovremmo semplicemente ricordare che si tratta di strategie terapeutiche tradizionali che da millenni vengono praticate con documentate prove d’efficacia, in una delle aree geografiche più estese e popolose del mondo, e culla di una delle più antiche e sapienti civiltà del pianeta, dove le regole e le tecniche della medicina moderna ortodossa non sono sicuramente assenti. Se esse continuano ad integrate con queste antiche tecniche terapeutiche tradizionali, ci sarà pure un motivo…
Giovanni Iannuzzo